La favola di Eros e Psiche
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Una favola tra mondo greco e latino
Ricordo di aver letto ai tempi del liceo, e forse anche tradotto dal latino, qualche brano tratto da questa favola contenuta ne "Le metamorfosi o l'asino d'oro" di Lucio Apuleio, autore di lingua latina nato e morto in Africa tra i territoti delle attuali Algeria e Tunisia nel corso del II secolo d. C.
Si tratta di una favola a tutti gli effetti, tradotta e celebre nel mondo, che offre una lettura molto piacevole e scorrevole; sono felice di averla finalmente letta nella sua interezza. Le peripezie della povera Psiche, la cui vicenda sottolinea quanto possa essere pericolosa per i mortali la proverbiale invidia degli dei, risultano coinvolgenti, mentre non stona la scrittura spesso squisitamente ironica di Apuleio, il quale non manca, man mano che procede la narrazione, di riportare osservazioni che appunto strappano un sorriso pur nella drammaticità degli eventi in cui precipita la bellissima ma ingenua protagonista; così come sparsi qua e là nel testo, nonostante la chiara ambientazione greca, compaiono riferimenti alla realtà giuridica del mondo romano (si veda, per esempio, il richiamo alla legge che a Roma vietava di dare accoglienza agli schiavi fuggiti dai loro padroni o alla ben nota Lex Iulia sull'adulterio), curiosamente applicata a un mondo di immortali con le virtù e soprattutto tutti i vizi di quello degli uomini.
Epilogo, dunque, che non poteva tradire le aspettative, con il trionfo dell'amore che ha superato qualsiasi infelice prova e la benedizione ufficiale da parte degli inquilini del sacro Olimpo riuniti al gran completo! Voto complessivo: quattro stelle!
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L'amore al tempo degli dei
Tra le più famose e affascinanti del mondo antico, la favola di Amore e Psiche è narrata tra la fine del IV libro e il VI libro nelle Metamorfosi (o L’asino d’oro) di Apuleio di Madaura. Messa in risalto dalla posizione centrale, essa si distingue dalle altre novelle, di stampo boccaccesco, per l’assenza di licenziosità e del macabro e per la sua eleganza, derivante anche dal mondo in essa ritratto. Protagonisti sono infatti la giovane Psiche e il dio dell’amore, figlio di Venere. Questa, invidiosa dell’acclamata bellezza della fanciulla, che riscuote ammiratori da ogni parte del mondo, la obbliga a presentarsi sulla cima della montagna vestita a nozze per sposare un una creatura terribile; la misera ragazza viene però salvata da Amore, grazie a Zefiro che la trasporta in un sontuoso castello immerso nelle meraviglie della natura. Qui Psiche si rende conto di esser stata salvata per volere di un dio, ma suo marito si presenta solo di notte per consumare i loro rapporti al buio, svanendo al sorgere del sole in modo tale da non esser visto. Psiche, triste per la sua solitudine e rimasta peraltro incinta, ottiene dall’innamorato marito di avere la visita delle sue sorelle, che però, come aveva messo in guardia Amore, la inducono per invidia a trasgredire il patto che aveva con suo marito, infondendole il timore che si trattasse di un mostro pericoloso: tenta dunque di vederlo in faccia mentre dorme e, avvicinandoglisi con una lanterna a olio, riconosce nel marito dormiente l’adorabile figlio di Venere, innamorandosene follemente. Tuttavia, presa dall’estasi, lascia inavvertitamente colare una goccia di olio bollente sul viso del dio, che si risveglia in preda al dolore e vola via. La fanciulla affranta girerà in lungo e in largo per la terra nella sua ricerca e, compiuta anche la sua vendetta verso le invise sorelle, dovrà affrontare l’ira di Venere, indignata tanto verso il figlio traditore quanto verso Psiche, tanto ardita da sfidarla. La dea la sottoporrà dunque a una serie di prove che Psiche, soccorsa nei momenti di più forte rassegnazione, riuscirà sempre a superare; l’ultima prova avrà successo grazie all’intervento stesso di Amore, che, rimessosi, decide di aiutare l’amata, la quale per la seconda volta aveva trasgredito dei dettami per curiosità ed era sul punto di fallire definitivamente. Gli dei, riuniti su ordine di Giove, decidono di porre fine alle continue passioni giovanili di Amore, concedendogli di sposare Psiche, la quale sarà resa divina per garantire una discendenza divina a Venere, costretta così ad accettare la situazione. Nel finale viene dunque imbandito un sontuoso banchetto divino per le nozze dei due, da cui nascerà la figlia Voluttà.
Ripetutamente sottoposta ad esegesi e rielaborazioni, la favola sviluppa motivi già presenti nei racconti popolari e sfugge ad un’univoca interpretazione, sia in relazione al suo contenuto sia in relazione alla sua funzione all’interno dell’opera del Madaurense. I caratteri che la differenziano dalle altre novellesi prestano a una lettura della favola come a un simbolico doppione della trama principale. Inoltre si tratta di una favola teologica che attinge al mito, di cui conserva dei caratteri, come l’imperscrutabilità degli dei (ben attestata nella letteratura mitica), pur inserendosi a pieno titolo nel contesto dell’opera licenziosa di cui è parte. Estremamente controversa e dibattuta è inoltre l’interpretazione della favola di per sé stessa con le sue peculiari componenti. Presentando elementi romanzeschi abilmente combinati da Apuleio, densità di significati, pluralità di linguaggi e allusività, essa sfugge ad ogni rigida decifrazione, lasciando nel lettore e nello studioso un alone d’incommensurabile incertezza che ne costituisce da secoli l’elemento di maggior attrazione. Sembrano in essa riecheggiare l’elemento misterico e l’atmosfera di magia che fanno da sfondo all’intera opera apuleiana, cosicché la fiaba-novella si sottrae ad un’esegesi realmente esaustiva, in quanto sempre strettamente legata al punto di vista “interessato” di quanti si dedicano da secoli alla sua rilettura, rielaborazione e riscrittura. Svariate interpretazioni sono state fornite nel corso del tempo, muovendosi dal campo filosofico a quello teologico, passando per l’arte figurativa e l’arte drammaturgica, a testimonianza di un racconto che, grazie all’abilità dell’autore e alla genialità del primigenio inventore di questa favola divina, ha la possibilità di rinascere costantemente nell’animo di ogni nuovo lettore.
Particolarmente interessante è, a mio parere, il valore psicanalitico che alla favola si può e si dovrebbe riconoscere, in quanto essa presenta innegabilmente una, seppur stilizzata e universalizzata, visione dell’eros e delle sue componenti. Queste sono infatti personificate da personaggi principali e comparse dai nomi strategici e dai connotati divini, il che conferisce una dimensione di assolutezza a concetti astratti che, visti correttamente, altro non sono che etichette che gli uomini affibbiano a emozioni e stati d’animo puramente soggettivi e, come tali, non univocamente definibili. E’ per questo che il mito ricorre alla divinizzazione, in grado di generalizzare idee che noi tutti riconosciamo e proviamo nell’esperienza amorosa, pur rapportandoci ad esse in modo sempre diverso e sempre nuovo. Di qui il fascino psicanalitico derivante da tale novella, che si presta ad un’analisi dei simboli e dei personaggi in essa proposti a fornire una visione leggiadramente introspettiva del sentimento amoroso.
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Una gocciolina di olio bollente
“La favola di Eros e Psiche” occupa tre degli undici libri delle Metamorfosi di Apuleio e, negli strati narrativi dell’opera, possiede una propria autonomia. Il mito si presta ottimamente a diverse letture e consente a lettori intemperanti o fantasiosi di sbizzarrirsi e avventurarsi in interpretazioni più o meno libere, più o meno fedeli al contesto storico...
La bellezza che esprimono i due amanti è una rappresentazione plastica del maschile e del femminile. E delle diverse connotazioni che il sentimento assume in polarità opposte.
In modalità psicanalitica, il buio al quale Psiche viene costretta è l’inconscio, Eros la pulsione, la visione di Eros è la causa del malessere psichico, le prove alle quali viene sottoposta Psiche sono il percorso terapeutico che porta alla coscienza.
In chiave erotica la vicenda esprime la volatilità dell’amore fisico, la dissolvenza della sensualità, la complessità del percorso sentimentale, l’eternità della fusione amatoria.
In senso metafisico, Amore si unisce all’Anima e le regala l’immortalità: dall’unione nasce il Piacere…
Ma la storia è bella in sé: nel rappresentare una passione contrastata che accetta di sostenere sfide e prove pur di coronare un fantastico sogno d’amore. Talmente bella che ha stimolato il senso estetico di pittori e scultori e ispirato opere a non finire: gli affreschi della loggia di Psiche di Villa Farnesina a Roma ad opera di Raffaello e della sua scuola, Amore vincitore del Caravaggio, la composizione scultorea di Canova… solo per citarne alcune.
Bruno Elpis
“… Psiche, senza accorgersene, s’innamorò di Amore. E subito arse di desiderio per lui e gli si abbandonò sopra e con labbra schiuse per il piacere, di furia, temendo che si destasse, cominciò a baciarlo tutto con baci lunghi e lascivi.
Ma mentre l’anima sua s’abbandonava a quel piacere, la lucerna maligna e invidiosa…”
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L'amore al tempo degli dei
Una favola antica dal fascino smisurato. Come in tutte le favole c'è un protagonista, la bella e sfortunata Psiche, che, come un'antica Biancaneve, è vittima dell'invidia della più bella tra le dee, Venere. Come in tutte le favole c'è l'ironia del destino, con Eros, figlio di Venere, che si innamora di Psiche e la salva portandola con sè a patto che essa non lo veda mai in faccia. Spinta dalle sorelle invidiose, Psiche decide una notte di trasgredire e si punge con una freccia d'amore, che instilla in lei la più grande delle passioni spingendola a cercare il suo amato, fuggito via ferito. E si sa, quando la psiche, quando l'anima è colpita dall'amore, ne deriva una forza incredibile, una forza che permette alla giovane fanciulla di superare le difficili prove imposte da Venere per farla soccombere. Si tratta della forza del Desiderio, figlio di Amore e Psiche.
Un racconto piacevole e con molta ironia da parte dell'autore verso il mondo degli dei, ritratti in divertenti scene di vita quotidiana e non poi così lontani dalle umane sensazioni che ogni giorno determinano il nostro agire.
Benvenuti nel tempo degli dei
Affascinante mitologia, chi anche solo per un istante non e’ stato intrigato dallo splendore degli dei , dalle loro imprese, dai rituali che i mortali dedicavano loro, dagli incantevoli templi di cui ancora oggi, nel nostro stesso Paese, possiamo contemplare le imponenti rovine ?
Indicare con l’aggettivo “vetusto” questo racconto e’ inappropriato, Lucio Apuleio col suo 150 d.C. sul certificato di nascita , offre uno scritto che va ben oltre l’antico. Sfida il tempo e lo sgretolarsi della materia , non teme i millenni e giunge intatto per proporci una favola, una bellissima favola, una dolce storia d’amore.
Tra la Terra ed il Cielo, tra i mortali ed i divini, osservare Venere che delizia le acque del mare durante il bagno accarezzandole di bellezza. Un cocchio d’oro si libra nel cielo, cesellato a mano dal dio Vulcano. Lasciarsi trasportare in viaggio dal leggero fiato del vento Zefiro. Innamorarsi di Cupido, le ali bianche dalle piume leggere, il cuore palpitante di un giovane innamorato.
Tra le righe di una storia, Apuleio porta la nostra attenzione su gelosia e vendetta, che allora come adesso offuscano la mente e portano talvolta a danni irreparabili.
Brevissimo - troppo, mi sarei lasciata avvolgere da queste pagine ancora a lungo -, molto scorrevole e intrigante, per chiudere il mondo fuori e vivere un’ora di magia.
Buona lettura.
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Lettura piacevole e ispiratrice.
Essendo una studentessa che frequenta il liceo classico, ho trovato interessante il libro sicuramente per una personale attidudine verso i modelli letterari classici, ma soprattutto per l'atmosfera del libro, che immerge la mente nella realtà di una storia semplice ma ricca di valori, e di dolci sentimenti. Sicuramente è facile notare come il tema idilliaco del racconto abbia ispirato artisti quali Canova.
Il racconto sembra anche correlato alla storia di Cenerentola: il paragone nasce spontaneamente durante la lettura, per le figure delle due sorelle gelose della sua "fortuna" e per le fatiche che Psiche sarà costretta ad affrontare per conquistare l'approvazione di Venere, madre del suo amato, invidiosa della bellezza della fanciullo, la quale in terra veniva venerata come la stessa dea.
Amore e Psiche, piuttosto che un mito, si può considerare come una vera e propria favola dell'antichità.
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Psiche: Cenerentola dell'antichità
“Insieme all'incanto narrativo, essa [la Favola di Eros e Psiche] comunica infatti un sentore di mistero, difficile da risolvere in modo univoco. Così nei molti secoli della sua fortuna essa ha dato materia alle interpretazioni più varie, alle riscritture più innovative, alla scoperta di sensi e suggestioni molteplici.
Tutt'uno con il lussureggiare della materia narrativa della novella, è infatti il suo significato nascosto e inafferrabile ad attrarci verso di essa e insieme quasi a sospingerci oltre la sua sostanza originaria. Il suo segreto è anche la sua molteplice possibilità di rinascere.”
Ha proprio ragione Daniele Piccini, autore della prefazione della mia edizione, a mostrarci quale è la vera bellezza della favola all'apparenza banale dell'autore latino Apuleio, “ La favola di Eros e Psiche”.
É proprio la multiformità di questo piccola portagioie a renderlo un classico intramontabile da non perdersi assolutamente. D'altronde Calvino diceva:”Il classico è un classico perché rileggendolo sarà come iniziare un altro libro”. Così qualcuno ha visto la favola come la metafora dell'iniziazione ai riti misterici dell'antichità, un altro l'ha vista come l'unione dell'anima con Dio e io, nella mia semplicità e anche infantilità, ho visto tale favola come un'antenata di quella di Cenerentola.
“I sogni son desideri
Di felicità.
Nel sonno non hai pensieri
Ti esprimi con sincerità .
Se hai fede chissà che un giorno
La sorte non ti arriderà .
Tu sogna e spera fermamente
Dimentica il presente
E il sogno realtà diverrà...”
Chissà anche Psiche la notte sognava di trovare l'amore della sua vita invece di quello profetizzato dall'oracolo e credo che non ci avrebbe mai creduto visto di trovarsi amata da Amore in persona...
La favola presenta qualche diversità ma le sensazioni provate sono le stesse di quelle provate con il cartone della Disney che ha fatto sognare moltissime persone : invece di un principe azzurro si trova il dio Eros, invece di una matrigna cattiva si trova una dea Venere dagli attributi diabolici e invece dei famosi topolini troviamo della formiche parlanti ma l'amore e la passione rimangono immutati.
Psiche è la minore di tre figlie di un re e una regina in una città imprecisata ed è di una bellezza così divina che viene venerata come la dea Venere. Quest'ultima, adirata di cotanta insolenza, e rosa dalla gelosia chiede a suo figlio Eros, ragazzino lascivo e capriccioso che si diverte con i cuori degli stessi abitanti dell'Olimpo, di far innamorare la giovane mortale dell'uomo più ripugnate mai assistito e torna nei flutti del mare.
Intanto Psiche piange giorno e notte perché nessuno vuole sposarla a differenza delle sue sorelle che, pur essendo meno belle di lei, sono divenute mogli e regine. Allora suo padre si reca dall'oracolo che in un macabro vaticinio ordina di lasciare la figlia vestita a nozze su un'alta rocca dove una creatura mostruosa la porterà via. Così, in un corteo che sembra più di un funerale che nuziale, la fanciulla viene lasciata sola sulla roccia finché, tra le lacrime, Zefiro la porta in un palazzo ricoperto d'oro massiccio e pietre preziose dove la giovane viene servita e riverita da delle creature invisibili, di cui si sentono solo le voci. Le notti invece vengono allietate dalla passione e dall'amore di suo marito che le impone,tuttavia, di non guardargli mai il volto. Tuttavia Psiche si sente sola e chiede al marito un po' riluttante di portare a casa sua le sorelle maggiori che credono che lei sia morta. Mai peggiore sbaglio commesso!!! Le due donne, gelose della ricchezza di cui è circondata Psiche, escogitano un malefico piano per rovinarla e, pur i mille avvertimenti del marito della fanciulla che la avverte ogni notte di non ascoltare le intriganti sorelle, riescono a convincerla che la persona che sta accanto a lei nel talamo ogni notte è un serpente gigante che vuole divorarla. Perciò ,una notte, Psiche,armata di spada e lampada, si decide a scoprire il vero aspetto del marito trovandosi invece di un serpente.....
La breve favola occupa tre libri di un'opera più lunga: le “Metamorfosi” ( o “Asino d'oro”), capolavoro dello scrittore latino di età imperiale Apuleio.
Con uno stile che con equilibrio riesce a darci ogni particolare dell'ambiente, dei personaggi e dei loro pensieri, sembra di rivivere una vicenda moderna che, grazie alla sottile ironia dell'autore, mi ha fatto più di una volta sorridere, soprattutto quando viene riportata l'ira di Venere, dopo aver scoperto l'amore del figlio con la sua acerrima nemica Psiche.
Quest'opera è un brevissimo classico che consiglio vivamente perché oltre a darci un quadro generale delle divinità greco-romane, unendo passione e poesia, ci dona una storia assolutamente anacronistica e ricca di insegnamenti. Ottimo come primo approccio con i temuti classici antichi.
Di sicuro rimarrà uno dei più bei libri che abbia mai letto!!!! Buona lettura!!!
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Amore per il classico
Era dai tempi della prima superiore che non leggevo più la favola di Eros e Psiche e quando ho ripreso in mano questo libro mi sono messa a divorarlo nuovamente.
Si tratta di un classico senza tempo o meglio una favola senza tempo.
Io adoro questa storia ed ogni volta che mi capita per le mani ne trovo delle caratteristiche nascoste e meravigliose.
Si tratta di una storia velocissima narrata da Apuleio e tratta da “Le Metamorfosi”, un’opera della letteratura latina risalente al secondo secolo .
Ovviamente i due protagonisti principali sono Eros, il dio dell’amore e Psiche, l’anima. La loro unione donerà a Psiche l’immortalità, però non riuscirà a guadagnarla così facilmente.
Passiamo alla trama.
Psiche è una fanciulla bellissima, venerata come una dea e chiamata con il soprannome di “Venere” , ma nessuno si decide di prenderla in sposa.
Venere è gelosa di questa ragazza e decide di punirla così manda suo figlio Eros con l’intento di farla innamorare del più brutto e perfido uomo per rovinarle la reputazione e la fama.
Psiche viene lasciata sola sulla cima di una rupe e con l’aiuto del vento Zefiro viene trasportata fino all’interno del palazzo del suo futuro marito.
Qui Psiche non vedrà mai il volto del suo uomo, ma verrà travolta dall’amore e dalla passione.
Le sorelle di Psiche curiose e gelose della sua sorte la istigano a scoprire chi sia veramente l’uomo che si corica ogni notte accanto a lei.
Qui però succede il fattaccio.
Psiche non doveva scoprire chi era suo marito perciò dovrà soffrire e superare diverse prove.
Vi consiglio di leggere questo classico davvero breve, sono solamente 74 pagine.
Non ne rimarrete delusi!
Vi auguro buona lettura!
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L'amore mitico
Ogni tanto lo dimentichiamo, facciamo finta di non vederlo oppure lo vediamo ma lo evitiamo di proposito. Di cosa parlo? Ma dello scaffale dedicato ai classici latini e greci che troviamo in tutte le librerie.
La verità é che non sentiamo il bisogno di leggere storie che provengono da un tempo così lontano dal nostro; sono opere che ci spaventano perché le pensiamo complesse, pesanti, addirittura tediose; oltretutto ci riportano alla mente le terribili versioni di latino (orrore!!!).
Ma in quei classici senza tempo c'é l'essenza stessa di ciò che siamo diventati; tutta l'evoluzione dell'uomo occidentale é racchiusa in quelle pagine, quindi perché privarci di cose tanto belle solo per mediocrità, menefreghismo o semplice ignoranza? Quello che propongo oggi é una narrazione leggera e suggestiva adatta a tutti: la storia di Eros e Psiche.
Questa novella, estrapolata dalle Metamorfosi di Apuleio scritte nel II secolo d.C., é una favola intensa, sfumata da toni poetici ben inseriti in un contesto mitologico di sentimento e magia che rigenera il lettore tanto quanto un racconto fantastico lasciando, però, qualcosa in più: un pezzettino di quella cultura classica ormai in declino.
La novella é composta con lo schema narrativo tipico delle fiabe e racconta l'amore del dio Eros per la bellissima fanciulla mortale Psiche, talmente bella da suscitare l'invidia di Venere, madre di Eros. Psiche viene rapita da Eros che la condurrà nel suo palazzo per farla sua sposa e qui l'amerà solo col favore delle tenebre facendole promettere di non cercare mai di scoprire la sua vera identità. Psiche, però, insospettita non manterrà la promessa e da qui inizia l'avventura, fatta di prove da sostenere, di cui sarà protagonista e vittima allo stesso tempo fino ad arrivare ad un lieto epilogo. Un racconto dove siamo obbligati a rispolverare la meraviglia; mille sfaccettature, simboli e significati che racchiudono la storia d'amore più bella di sempre e dal fascino eterno. Impossibile perderlo di vista.