La casa Tellier
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il mio Guy
É tutta colpa di Guy de Maupassant se ho preso gusto a certa letteratura.
Appena adolescente mi capitò di leggere una delle sue raccolte di racconti e ne rimasi folgorata. In poco più di un paio d'anni lessi ogni suo titolo disponibile, nella mitica edizione economica della BUR con la copertina grigia, di cui mio padre era un grande collezionista.
Fu un amore ricambiato, perché Guy mi insegnò a godere della buona scrittura, quella che ti costruisce intorno una scena quasi palpabile, ti consente di annusare l'odore del fieno e sentire il canto della campana di una chiesa lontana.
La casa Tellier è uno dei suoi racconti, non dirò uno dei più belli perché io li amo tutti.
Racconta alcuni giorni di vita delle prostitute e della tenutaria di una casa chiusa, istituzione quanto mai amata e frequentata anche in Italia fino ad una sessantina di anni orsono.
Quanto è diversa la prostituzione raccontata da Guy da quella squallida e sfrontata cui assistiamo ogni giorno su tutte le nostre vie: più una famiglia per donne sole e senza futuro che sfruttamento, più amabile salotto con ospiti ben conosciuti ed affezionati che veloce ed impersonale vendita di sesso. Forse nella realtà non è mai stato così, un bordello, ma nelle parole di Guy e nei racconti di tanti altri scrittori e uomini qualunque, che quei luoghi ebbero a frequentare, per qualche ragione l’immagine della casa di piacere assume contorni sfumati e romantici.
Nel racconto si assiste allo sconforto della popolazione maschile della piccola città nel momento in cui trovano incomprensibilmente chiuso l’uscio: le “signorine” si sono recate tutte insieme in una cittadina vicina per la comunione di un nipote della maitresse.
Notte d’incubo per coloro che attendevano con ansia il giorno libero per “rilassarsi”, giornata “purificatrice” per le ragazze che, nell’assistere alla funzione sentono la grazia aleggiare su di loro, commuovendosi come fanciulle innocenti, versando fiumi di lacrime su se stesse e la vita che avrebbero potuto vivere.
Ma finita la gita si torna al lavoro e dal giorno dopo tutto, col sorriso e l’allegria, ricomincia come sempre perché non si deve e non si può provare colpa per essere ciò che la vita ti ha costretto a diventare, meglio mostrare orgoglio per un lavoro ben fatto e un cliente soddisfatto.
Guy accarezza i suoi personaggi, li incasella in descrizioni cinematografiche di grande effetto e non stanca mai… è un grande!
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Improvvisamente il Kyrie Eleison zampillò verso il cielo, gridato da tutti i petti e da tutti i cuori. Granelli di polvere e briciole di legno tarlato piovvero dall’antica volta, scossa dall’esplosione di grida.
…….
In quel momento Rose, con la fronte tra le palme, si ricordò improvvisamente di sua madre, della chiesa del suo paese, della sua prima comunione. Le parve di essere tornata a quel giorno, quand’era tanto piccola, affogata nel vestitino bianco… e si mise a piangere. Dapprima pianse piano, lente lacrime sgorgavano dalle sue palpebre: poi, col sopravvenire dei ricordi, la commozione crebbe, e con il collo gonfio, il petto squassato, ella si mise a singhiozzare. Prese il fazzoletto, e si asciugò gli occhi, si tamponò naso e bocca per non gridare, ma fu inutile: una specie di rantolo le usciva dalla gola, e altri due sospiri profondi, strazianti, le risposero, poiché le sue due vicine, Louise e Flore, prostrate accanto a lei, prese anch’esse dalle medesime lontane ricordanze gemevano versando torrenti di lacrime.
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