L'ultimo dei mohicani
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Un western d'eccezione
Questo libro d’avventura, da cui è stato tratto anche un film meraviglioso, inaugura il filone epico della letteratura americana e narra il contrasto forte fra la civilizzazione legata alla colonizzazione inglese e lo stato selvaggio legato alla cultura degli indiani d’America. E’ un tipico western e ne senti tutta la magia, anche se nel testo i personaggi non sono forse così ben riusciti. Direi anche che non è così pieno di ritmo come invece è il film, anche se, quando leggi, ti sembra quasi di sentire in sottofondo quella colonna sonora che resta una delle mie musiche preferite. Lo stile in cui è scritto il libro è tipico di altri tempi, ricercato, elegante, a volte anche nella forma del dialogo aperto tra lo scrittore ed il lettore. Prepotente è la presenza della natura, sia nell’ambientazione dell’America settentrionale sia nelle tipiche espressioni della lingua dei pellerossa. Ed è l’aspetto più particolare e più evocativo di questa lettura che resta comunque una pietra miliare.
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Pietra milare per quanto riguarda l'immaginario
Lessi il libro da ragazzino nel edizione Giunti con traduzione di Ottiero Ottieri.
Lo ho riletto lo scorso anno nell'edizione Garzanti e quest'anno ancora nel edizione del 1981 Giunti.
Il romanzo è ambientato durante la guerra dei Sette anni, combattuta da Francia e Gran Bretagna tra il 1755 ed il 1762 nei territori fra il fiume Hudson e la regione dei Grandi Laghi, 42 gradi di latitudine nord, in quello che diverrà lo Stato di New York.
Cora e Alice, figlie di un comandante di un forte inglese, vogliono raggiungere il padre. La strada non è lunga e hanno, sembra, una guida esperta pronta a scortarle tra fitte foreste e impervi sentieri.
Ma ben presto le due ragazze si trovano coinvolte nei piani di vendetta che il perfido Magua, capo della tribù degli uroni, architetta contro di loro e Uncas. Egli è il figlio di Chingachguk, del vecchio capo leale e generoso che guida la sua gente fra le battaglie, gli agguati e le carneficine della guerra coloniale tra francesi e inglesi, è appunto l'ultimo dei mohicani.
Il racconto spazia tra i grandi temi attuali, dal razzismo alla politica, all'amore, al tradimento, alla solidarietà tra uomini diversi. E' una lezione di vita che, por provenendo da un secolo e da un mondo scomparsi, resta moderna e attraente come poche altre storie per giovani e per adulti.
Unica pecca: lo stile tipico dell'800, sicuramente poco efficace per i ragazzi d'oggi, ma nonostante questo può essere molto apprezzato ugualmente meglio se nella traduzione di Ottieri.
Bello anche il film del 1992, diretto da Michael Mann e con la splendida interpretazione di Daniel Day-Lewis, anche se fondamentalmente rivisitato nella trama rispetto al romanzo, soprattutto nel finale.
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In guerra non ci sono vincitori nè vinti..
Quando si pensa all'Ultimo dei Mohicani viene subito in mente il film diretto da Micheal Mann, bellissimo a mio parere, ma si dimentica spesso l'opera letteraria da cui è tratto: l'omonimo Ultimo dei Mohicani di James Fenimore Cooper, che invece merita e molto a mio parere.
Guerra anglo-francese per il possesso coloniale nel Nuovo Mondo,
1757.
Il libro racconta le vicende diverse ma che si troveranno indissolubilmente legate di "Occhio di Falco" bianco, che ha rinnegato la civiltà per vivere a contatto con la natura e dei suoi compagni, gli ultimi due indiani superstiti della razza mohicana, una delle più antiche e rispettate, Chinghachgook e il figlio Uncas; essi si troveranno ad aiutare le due figlie del capitano dell'esercito inglese Munro, Cora e Alice e il maggiore inglese Heyward rapiti dal comune nemico Magua, capo della tribù degli Irochesi, alleati dei francesi, assetato di vendetta nei confronti di Munro (che l'aveva scacciato dal campo degli inglesi a causa della sua natura malvagia resa ancora di più tale dal vizio di bere) che decide però di riversare sulle innocenti figlie del generale.
La storia ha come sfondo la guerra, ritratta in tutta la sua violenza e assurdità. L'autore non prende le parti di uno schieramento o dell'altro ma lascia al lettore una certa libertà di giudizio. Con la meticolosità di un antropologo ci descrive gli usi e i costumi di un popolo come quello degli indiani d'America, che spesso in quel periodo veniva demonizzato, senza dare troppi giudizi di sorta. In ogni essere umamo c'è del bene e del male e quegli usi, alcuni che agli occhi di noi occidentali possono sembrare inconcepibili hanno una loro ragion d'essere che a noi così diversi culturalmente non è dato capire nè giudicare. Con la stessa abilità con cui caratterizza i personaggi e ci da molte interessanti divagazioni etnografiche, Cooper ci descrive con maestria l'incredibile paesaggio del nord America fatto di cascate, foreste, luoghi da mozzare il fiato, che si trovano purtroppo scenario di vicende di sangue e muto spettatore di assedi, imboscate e morte.
Nel film viene dato risalto al lato romantico che nel libro c'è ma è trattato molto di striscio. Si parla del commovente sentimento di Uncas per Cora, che non viene vissuto a causa dei tragici eventi descritti, dell'amore tra il coraggioso maggiore Heyward e la dolce e indifesa Alice, dell'affetto di Chinghachgook per il figlio Uncas, della forte amicizia che lega i due mohicani ad Occhio di Falco. Tutti sentimenti che si scontrano con la dura realtà della guerra.
A volte alcune digressioni possono risultare un pò pesanti in quanto rallentano il ritmo narrativo, tuttavia L'ultimo dei Mohicani è un libro che consiglio di leggere, un pilastro della letteratura americana.