L'immortalità
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Desiderio di immortalità
L’inconfondibile stile di Kundera, il romanzo-saggio, è uno dei tratti essenziali dell’immortalità, opera di certo non inferiore al più noto“L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Un libro diviso in sette parti, denso di contenuti e con un titolo che lascia intuire quanto l’autore desideri approfondire il tema dell’immortalità. Per introdurre questo concetto Kundera ci racconta la vita di Goethe, il celebre romanziere, poeta e drammaturgo tedesco, perché tra le pieghe della sua vita privata, quella meno nota al pubblico, di un rapporto ambiguo e conflittuale vissuto con la scrittrice Bettina Brentano Von Armin, si nasconde questa tensione verso l’immortalità che “non ha niente a che vedere con la fede religiosa nell’immortalità dell’anima. Si tratta di un’altra immortalità, tutta terrena, l’immortalità di coloro che dopo morti restano nella memoria dei posteri. Ogni uomo può raggiungere questa immortalità”. Si tratta di una forma di “grande immortalità”, quella che riguarda Goethe, perché rimarrà il ricordo imperituro anche nel pensiero di coloro che non lo hanno conosciuto personalmente. Le pagine in cui Goethe dialoga, in un aldilà ipotetico, con un altro grande “mostro della letteratura” come Ernest Hemingway, sono spassosissime e molto divertenti, lasciando la sensazione come di una sorta di amaro in bocca però, a proposito di un’immortalità che non puoi levarti di dosso perché “Un uomo può togliersi la vita. Ma non può togliersi l’immortalità”.
La grande immortalità non è l’unica tuttavia, infatti Kundera ci racconta anche di una “Piccola immortalità”, quella che ognuno di noi può acquisire, anche la gente comune, per ricordare ed essere ricordati dalle persone con le quali siamo entrati in relazione nelle nostre vite. E per spiegare questo concetto alla biografia di Goethe e del suo rapporto con Bettina, l’autore alterna sapientemente e parallelamente quello che chiama “il suo romanzo” che racconta di stare scrivendo, nel quale i protagonisti sono la gente comune: Agnes e Paul, moglie e marito, Laura sorella di Agnes e Bernard suo compagno. Si tratta di vite comuni che si intrecciano, talvolta configgono, in cui troviamo gioie e dolori, sesso, amore, tradimento, invidia. Ognuno di loro lotta per cercare un “posto al sole”, per emergere e ritagliarsi un’isola di felicità, anche a scapito di rovinare vite altrui. Kundera sottolinea questa ricerca egoistica del “desiderio di immortalità” descrivendolo con un semplice gesto ma estremamente significativo: “l’io, qui, e l’orizzonte laggiù, in lontananza; solo due concetti: l’assoluto dell’io e l’assoluto del mondo”.
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Cocktail ben riuscito
E’ possibile creare una storia partendo da un semplice gesto di saluto? Si può scrivere un libro sull'immortalità ponendovi come protagonista un soggetto che nell'immortalità non crede? Può quest'opera essere considerata un capolavoro nonostante una trama confusa che balza continuamente da un personaggio all'altro, cambia spesso argomento, propone situazioni surreali? Visto che stiamo parlando di un genio della letteratura del calibro di Milan Kundera la risposta non può che essere si. Si parte da una signora che non vuole invecchiare e si va avanti passando per radiosveglie, asini integrali, professori fuori dagli schemi, occhiali scuri, gente che aspira all’immortalità e/o al suicidio, mostri sacri dell'arte, collezionisti di donne. Si arriva persino ad ipotizzare un dialogo ultraterreno tra Johann W. Goethe ed Ernest Hemingway che è una delle parti migliori dell'opera. Il tutto condito da una fortissima vena filosofica, da un velato erotismo e da interessanti teorie come quella del “Computer del Creatore” e quella del “quadrante della vita”. Il linguaggio semplice e la grande verve con cui Kundera racconta e disquisisce rendono la lettura piacevole e mai noiosa. L'immortalità è il tema di fondo ma gli argomenti trattati sono tanti altri: si parla d’amore, di matrimonio e di adulterio, di politica e di religione, di arte e di letteratura. Un mix che inizialmente può sembrare confusionario ma che andando avanti acquista sempre più senso dimostrando le grandi doti letterarie dell'autore non solo nello scrivere bene e nel creare interesse nel lettore, ma anche nel saper gestire e coordinare diversi temi facendoli ruotare intorno allo stesso concetto. E’ come se Kundera abbia messo in uno shaker i più svariati ingredienti e, dopo aver mescolato ben bene, abbia offerto al lettore un cocktail di personaggi, materie e pensieri che non si può definire ne saggio ne romanzo ma che affascina per stile e contenuti e che esalta l’amore per quest’autore e per i libri in genere.