L'attesa L'attesa

L'attesa

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Isako ha un piano audace, meticoloso: sbarazzarsi nel giro di tre anni dell’anziano marito, Nobuhiro, che con le sue invenzioni ha fatto la fortuna della S. Optics, e impadronirsi di tutto ciò che possiede. Certo, può contare sul fatto che Nobuhiro è fragile di cuore, ma deve prima estorcergli un testamento che escluda le due figlie che lui ha avuto da un precedente matrimonio. Sesso e denaro: nient’altro conta per Isako. Seducente com’è, del resto, non ha problemi a manipolare gli uomini: dal marito, che la ama con senile devozione, al giovane che si porta a letto, il fascinoso Kanji, all’ex amante Shiotsuki – nipote di un alto papavero del Partito conservatore –, di cui sfrutta le influenti relazioni. Per Isako, in fondo, non sono che strumenti, sacrificabili. Difatti, quando Kanji viene accusato di aver picchiato a morte la donna con la quale viveva, pur di non essere coinvolta non esita a chiedere all’avvocato difensore – che lei stessa ha ingaggiato con l’aiuto di Shiotsuki – di farlo condannare. Anche l’avvocato, Saeki, non saprà d’altro canto resisterle a lungo. C’è però un nemico invisibile che nessuno può sgominare, il solo in grado di sventare le più gelide macchinazioni: il caso, di cui il finale svelerà la sbalorditiva incarnazione. Ritratto memorabile di una dark lady dalla sconfinata cupidigia, "L’attesa" è come sempre anche il ritratto di una società – quella del Giappone dei primi anni Settanta – asservita al profitto e affetta da una temibile astenia etica.



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L'attesa 2024-10-19 13:49:46 68
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68 Opinione inserita da 68    19 Ottobre, 2024
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Futuro scontato e incerto

In “ L’ attesa “( 1971 ), romanzo di Matsumoto Seicho (1909-1992), ritenuto il Simenon giapponese, i desideri irrefrenabili e scomposti di Isako, trentottenne dalla carnagione chiara, dalla pelle sottile e liscia e dalle forme prorompenti, cozzano con un reale invivibile e opprimente, il suo tranquillo e insoddisfacente matrimonio con il sessantasettenne Nobushiro.
D’ altronde il marcato egocentrismo della donna risponde esclusivamente alla realizzazione del suo desiderio più grande, affrancarsi dal legame entro tre anni per mettersi di nuovo su piazza godendosi l’ eredità del marito appena defunto, il proprio fascino totalmente al servizio della causa, schiere di ammiratori vittime sacrificali della propria esigenza autocelebrativa.
In una progettualità dove non c’è spazio per relazioni e sentimenti, il fine giustifica i mezzi, neppure l’ omicidio-suicidio di una giovane donna sembra placare l’ egocentrismo di Isako se non nel suo modus operandi, continuando a tessere la propria tela, indifferente agli accadimenti, cavalcando menzogne, false speranze, inscenando una verità cangiante scambiata per empatica presenza, semplice tecnica adulatoria verso lo scopo agognato.
Ci troviamo nel Giappone dei primi anni ‘70, una società maschilista con una corruzione diffusa dove il profitto personale sostituisce il senso etico e l’ individualismo la collettività.
Il matrimonio tra Isako e Nobushiro è corroso da un’ ossimorica presenza, inarrestabile crudeltà e mansueta arrendevolezza, infantile edonismo e fragilità della malattia, posizioni contrapposte e inconciliabili.
Nell’ incedere della trama, la lunga attesa rivolta alla probabile morte di Nobushiro si concentra sugli ondivaghi umori di Isako, circondata da stereotipi maschili sfuggenti e controversi ( l’ ex amante Shiotsuki, il machiavellico avvocato Sarkozy, il giovane Kanji, ) tutti dediti alla propria causa.
Nobushiro, reduce da due infarti, è appeso al flebile battito del proprio cuore, ammansito da una moglie interessata alla compilazione del suo testamento in un presente di apparenti e amorevoli cure domestiche.
Voci a contorno prevedono una ricostruzione dei fatti, narrazioni in prima e terza persona, appunti, diari, testi dattiloscritti, ciascuno a rappresentare una verità che ricomponga i pezzi di un puzzle indirizzato a un epilogo sorprendente.
I piani predeterminati subiscono l’ onta gravosa della propria sembianza imperfetta, il caso indirizza gli avvenimenti, anche quando la pochezza sentimentale di una fragilità disadorna affolla il presente.
In un crescendo di accadimenti che assumono i tratti del noir si smarrisce l’ idea primaria, l’ esercizio del controllo, vittime di se stessi, delle proprie bugie, di quelle degli altri, di una narrazione parallela che non ci si aspetta in una ricostruzione dei fatti che non è come sembra. E’ allora che va in scena un’ altra storia, epilogo insperato e stupefacente in un’ alternanza sovrapposta di vittime e carnefici, per difendere e salvare se stessi, vendicarsi, sfuggire alla disperazione, alla galera, distrutti dalla propria spietatezza.
Una prima parte immersa nel reale, dettagliata, scorrevole, ben scritta, a rappresentare i vizi capitali di un’ umanità superficiale, fragile, ossessionata e ossessionante, che risponde alle esigenze di una società cinica e stereotipata, dedita al profitto, al perseguimento di scopi illeciti, un finale che prevede una resa dei conti che non concede sconti, esito nefasto e semplice constatazione di un dato di fatto.

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