L'amministratore
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UN CASO DI COSCIENZA
L’Amministratore è il primo dei sei romanzi della serie delle “Cronache del Barsetshire”, pubblicato per la prima volta nel 1855.
Il protagonista di questo libro è il Reverendo Septimius Harding, primo cantore nella cattedrale di Barsetshire e amministratore del ricovero per anziani di Hiram.
Al centro della vicenda c'è l'azione legale che il dottore John Bold intraprende nei confronti di Harding, sulla scia di molti casi simili che fecero scalpore nell'Inghilterra dell'Ottocento.
L'accusa era quella di aver incassato una rendita eccessiva rispetto a quanto era stato destinato agli anziani del ricovero.
Il reverendo Harding viene descritto come una persona di cuore, un uomo buono, gentile e affettuoso, è molto stimato e apprezzato dalla comunità in cui vive, quando il signor Bold gli lancia questa accusa inizia a sentirsi in colpa e a mettersi in discussione; che sia davvero giusto aver ricevuto per anni questa rendita? Gli spettava veramente?
John Bold è un medico molto giovane, coraggioso, di bell'aspetto, appassionato e divertente e che dispone di una discreta fortuna lasciata in eredità dal padre. E' animato dal forte senso di giustizia nei confronti dei più deboli, non ha nessuna intenzione di danneggiare il reverendo Harding, che conosce e stima come persona. Per lui è una questione di onestà e di imparzialità.
John non esercita la sua professione di medico per vivere perché non ne ha bisogno visto che è molto ricco e potrebbe vivere tranquillamente senza lavorare.
"E' così Bold si sedè sul terreno morbido ad ascoltare, o meglio a pensare a quale fosse, dopo tanta armonia, il modo migliore di introdurre un argomento ricco di tanta discordia, tale da turbare la tranquillità di chi era così, pronto ad accoglierlo con gentilezza."(citazione)
A sostenere il reverendo Harding è suo genero l'Arcidiacono Grantly, figlio del vescovo, che ha sposato la figlia maggiore del Reverendo, Susan.
L'uomo difende il suocero non perché è convinto della sua buona fede, ma per tutelare e salvaguardare l'immagine della Chiesa e ad andare contro Bold, per un' antipatia nei suoi confronti.
La situazione si complica quando la notizia viene pubblicata sul quotidiano Jupiter, che è un chiaro riferimento al più famoso Times.
"E se fosse stato provato agli occhi del mondo che lui, la cui vita era stata così felice, così tranquilla, così tranquilla, aveva fagocitato ottocento sterline, a cui non aveva diritto e che non avrebbe mai potuto ripagare?"(citazione)
Sia Harding che Bold sono nel giusto, John non ha nessun rancore o altro interesse nel danneggiare il Reverendo che conosce fin da quando era piccolo, inoltre prova anche dei sentimenti molto forti per la figlia minore dell'uomo, Eleanor. Sia quest'ultima che la sorella di Bold, Mary, cercheranno di farlo ragionare affinché lui ritiri l'accusa. Però Bold pecca di impulsività, di eccessiva sicurezza ma anche di inesperienza nei confronti della vita, è troppo concentrato sul senso di giustizia e va a colpire un uomo onesto e che sicuramente non si merita un'accusa del genere.
Trollope è un maestro nel descrivere i personaggi, li delinea in maniera credibile e veritiera e la personalità più complessa credo sia quella del protagonista il signor Harding.
L'uomo è profondamente addolorato dall'accusa che gli viene mossa, quella di ricevere un compenso più alto del dovuto come amministratore del ricovero, a discapito degli anziani che ci vivono. La cosa che gli fa più male è che sia John Bold a muovere queste causa contro di lui, Harding era amico del padre di Bold e ha un sincero affetto per lui.
Il signor Harding dubiterà di se stesso e avrà una forte crisi di coscienza, anche se è sempre stato un uomo onesto, stimato da tutti e con buone intenzioni.
"John Bold sentiva di non poter andare alla festa dell'amministratore: non aveva mai amato Eleanor più di allora, non era mai stato desideroso di fare di lei sua moglie più di quanto lo fosse in quel momento, quando così tanti ostacoli a far ciò gli comparivano davanti."(citazione)
Un altro personaggio interessante è l'arcidiacono Grantly che è molto severo e duro nei confronti di Bold, esprime ciò che pensa in pubblico, è molto rigido e rigoroso nelle sue posizioni, però nel privato è influenzato molto dalla moglie e alla fine segue ciò che lei gli dice.
Eleanor Harding è la figlia minore del Reverendo, è la tipica donna vittoriana remissiva, ingenua e devota al padre, lo difenderà sempre, senza un minimo di esitazione.
Nel corso della storia vediamo come la stampa possa influenzare negativamente l'opinione pubblica e di come possa distruggere la reputazione delle persone coinvolte. E' un'informazione sempre pronta a fare "notizia" accusando, senza mezzi termini e senza appello, la persona oggetto dello scandalo.
Tutti i personaggi a loro modo pensano di agire e di essere nel giusto delle loro posizioni però in loro nasce il dubbio che possano aver sbagliato e che forse l'altra persona ha ragione e loro invece torto. Questa la trovo una visione molto matura e diversa rispetto ad altri autori vittoriani che creavano dei personaggi, che a volte, erano inflessibili e fermi nelle loro ragioni e/o convinzioni. Qui troviamo dei "characters" reali perché pieni di sfaccettature, nè del tutto bianchi o neri ma grigi, pieni dubbi, incertezze, appassionati nella proprio causa ma anche deboli, con aspirazioni e desideri.
Lo stile dell'autore è molto semplice e diretto ma anche appassionante e coinvolgente, mai banale, tratta molti temi interessanti che ancora oggi sono attuali.
Quello che mi ha stupito è la sua ironica e critica nei confronti delle contraddizioni della società ma anche nel descrivere la vita di persone normali che lui delinea in maniera credibile.
Ho voluto partire da questo romanzo breve perché non conoscevo l'autore, visto che questo era il primo romanzo di una serie, mi sembrava perfetto per iniziare a leggere Trollope. Inoltre essendo un libro corto era l'ideale per capire se mi piacesse o meno il suo modo di scrivere. Non avevo nessuna aspettativa ma devo dire che mi ha sorpreso e l'ho apprezzato molto.
Trollope è riuscito a catturare la mia attenzione in un periodo di letture non troppo felici, questo è sicuramente un punto a suo favore. Forse questo è un romanzo poco conosciuto ma che io ho trovato all'altezza di molti altri autori vittoriani ben più noti.
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Alla corte della coscienza
Autore spesso dimenticato, Anthony Trollope, nonostante la sua ampissima produzione letteraria. Ingiustamente dimenticato, si potrebbe dire, perché, quanto a capacità di coniugare leggerezza di tono, qualità di stile e lucida rappresentazione della società, in fondo la sua penna non ha nulla da invidiare ad altre ben più celebri.
Ma è possibile, nel 2020, trovare piacevolezza e spunti di riflessione in una storia imperniata su una disputa legale di età vittoriana? Assolutamente sì.
Il segreto sta nella vivace e misurata ironia, così tipicamente inglese, che permea l’osservazione e la narrazione dei caratteri umani e delle dinamiche di potere. Si legge con gusto, dunque, e si scopre infine che - sostituita magari la vecchia stampa con i nuovi media e le sinecure clericali con altre cariche nominali - resta la natura dell’uomo: i dubbi, le debolezze, l’ostinazione. E quella in fondo non è così cambiata.
Il nocciolo della questione è la legittimità di una rendita ecclesiastica di cui beneficia il gentile e amabile reverendo Harding in qualità di amministratore di un ricovero per anziani. L’istituto di carità era sorto più di quattro secoli prima con l’intento di ospitare dodici indigenti, ma nel tempo la proprietà è diventata assai più prospera.
È giusto che tali rendite vadano interamente all’amministratore, come sostiene fermamente la Chiesa? O non sarebbe più in linea con il mandato originale, e con lo spirito cristiano, una equa suddivisione con i cari vecchietti, come suggeriscono i riformatori? A complicare ulteriormente le cose ci si mettono la coscienza e l’amore, perché i due fronti sono rappresentati nientemeno che dagli innamorati delle figlie di Harding, il severo arcidiacono e il medico idealista.
Frizzante e venata di umorismo è la voce del narratore onnisciente, che interagisce spesso con il lettore per commentare i suoi personaggi, svelandoci magari qualche dettaglio curioso - come quello scandaloso volume di Rabelais nascosto nel cassetto segreto dell’irreprensibile arcidiacono -, o per lanciare ironiche frecciatine al mondo della stampa o dei romanzi d’appendice, nella figura di un Charles Dickens camuffato dietro l’eloquente nome di “Popular Sentiment”.
In conclusione, un delizioso viaggio nella campagna inglese e nella natura umana, che lascia la curiosità di scoprire cosa riservano i successivi cinque volumi che compongono “Il ciclo del Barset”.
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debolezze e virtù
Per chi cerca una lettura di alta qualità, gradevole e interessante, col grande scrittore inglese Trollope si va sul sicuro.
Autore d'età vittoriana, rappresenta squarci di vita realistica, privata e sociale ; nel contempo però, in linea con la migliore tradizione della letteratura inglese, la sua prosa ci offre uno stile lieve venato di sottile umorismo e di grande leggibilità.
"L'amministratore" è il primo romanzo del celebre ciclo del Barset.
Il libro presenta, nel quadro della vita di provincia, alcuni uomini del clero anglicano in qualche modo uniti da parentela.
Emergono in particolare quegli incastri fra mansioni ecclesiastiche e rendite economiche, con ascesa sociale sull'onda delle nomine ricevute, frequenti nel mondo anglicano del periodo, e non solo.
Ruolo non secondario assume il potere giornalistico, ormai abbastanza forte nel contesto inglese dell'epoca da orientare l'opinione pubblica, di cui qui Trollope ci dà un ritratto critico e ironico, quando si diffondeva l' opinione secondo cui "i Britannici non devono far altro che leggere, obbedire ed essere felici" .
Gustosi i riferimenti culturali, con puntute frecciate a Dikens, ora che "le sublimi nobildonne non risultano più interessanti, anche se possiedono tutte le virtù" , e la gente comune diventa protagonista di una rappresentazione letteraria dai "colori assurdamente vivaci", con i buoni tanto buoni e i malvagi fin troppo malvagi.
Trollope, forse per non incorrere in tale rischio, a proposito di un personaggio di eccessiva 'disinvoltura' , precisa : "Temiamo che in queste pagine si sia mostrato come peggiore di quel che è in realtà ; ma abbiamo avuto a che fare con le sue debolezze e non con le sue virtù" .
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Una questione morale
Siamo nell'Inghilterra vittoriana di inizio '800, nel piccolo ed immaginario paese di Barchester, alle porte di Londra. A Barchester il primo cantore della cattedrale, il reverendo Harding, ricopre anche la carica di amministratore del locale ricovero per anziani indigenti, che prospera grazie ad un lascito testamentario di quattro secoli prima del benefattore Hiram.
Le vicende di questo piccolo mondo ruotano intorno all'ambiente della cattedrale e ai suoi personaggi ma anche al fermento di una società in cerca di uno stato sociale più giusto.
In questo senso va vista la battaglia del giovane medico John Bold che ritiene immotivatamente eccessivo il compenso percepito dall'amministratore del ricovero di Barchester in relazione al sussidio passato agli anziani ivi ricoverati.
Peccato che l'amministratore in questione sia il reverendo Harding, un uomo buono e mite, assolutamente disinteressato al denaro e ai privilegi assegnatigli, nonchè padre della giovane Eleanor di cui Bold è nemmeno tanto segretamente innamorato.
L'obiezione sollevata da John Bold è tale da scatenare addirittura una campagna di stampa quasi diffamatoria nei confronti del reverendo Harding, additato quale lampante esempio di un clero viziato e privilegiato che fa di tutto per arricchirsi e non fare niente a discapito di quelli per cui si dovrebbe adoperare.
Qui Trollope si avvicina molto a Dickens , non solo per contemporaneità degli eventi narrati , nella denuncia dell'avidità di certe classi sociali e della capacità di cavillare di un certo ambiente legale, trattando il tutto con una sottile ironia di fondo .
Il reverendo Harding si interroga per la prima volta sulla legittimità di quanto assegnatogli , devastato moralmente dagli attacchi della stampa scandalistica del tempo, la figlia Eleanor si appella ai sentimenti di John Bold per farlo desistere dalla causa, lo stesso John Bold si chiede se questa volta nella sua ricerca di giustizia non abbia sbagliato grossolanamente bersaglio.
A dirimere la questione saranno i legali di una delle due parti o il senso morale dei protagonisti ?, può il senso morale di una persona fargli rinunciare a qualcosa per cui sente di non avere inequivocabilmente diritto anche se la legge e i suoi cavilli lo metterebbero al riparo da qualunque ulteriore obiezione?
Trollope ci racconta tutti questi tormenti da spettatore neutrale che tra una pagina e l'altra introduce i personaggi, spiega, ironizza, commenta le vicende e i comportamenti rendendo la lettura molto piacevole, quasi come se ti venisse raccontata da uno ben informato, ruffiano, ma ben educato.
Da uomo dei giorni nostri non ho potuto evitare di sorridere all'ingenua sollecitudine con cui alcuni personaggi antepongono la questione morale al proprio tornaconto, in una società che non è giusta ma sembra avere ancora una quasi fanciullesca divisione netta e semplice tra buoni e cattivi, dove i ricchi restano ricchi ed egoisti e i poveri restano poveri anche quando qualcuno li sobilla per ribellarsi.
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Un idillio tutto inglese
Ed eccomi al secondo appuntamento di quello che potremmo considerare “Il ciclo dei libri abbandonati (e poi ripresi)”. Anche in questo caso si tratta di un abbandono dovuto, naturalmente, non al valore dell’opera letteraria in questione ma dalla presunzione alquanto infantile di poter leggere in età troppo precoce libri che possono essere assaporati a pieno solo dopo determinati trascorsi da lettore. In questo caso il romanzo di cui mi accingo a parlare appartiene allo stesso tempo a due cicli. Uno, personalissimo, è quello suddetto, l’altro è ben più conosciuto e apprezzato da generazioni, ovvero quello del “Ciclo del Barset”. “L’amministratore” è infatti il primo volume di una serie di sei che ci porta a rivivere, grazie all’abile penna di Trollope, un mondo che, se non si sapesse della sua inesistenza, si crederebbe vero tanto è ben congegnato e descritto. Elemento primario di questo volume e di tutti gli altri del “Ciclo del Barset” è sicuramente la componente ambientale/paesaggistica che funge da scenario per le vicende dei personaggi, componente che personalmente ho gustato con particolare gioia e che sembra essere posta quasi allo stesso livello di importanza di tutto il susseguirsi degli avvenimenti della trama. Il mondo in cui ci inserisce Trollope è quello tipicamente rurale e bucolico della campagna inglese del XIX secolo, dalle luci brillanti, dalle giornate limpide, dall’aria profumata di fiori. Un mondo immaginario, appunto, ma vivissimo e descritto con tanta dedizione da apparirci vero. Un piccolo mondo racchiuso in una piccola contea, quella del Barsetshire, situata in un luogo non precisato nel sud dell’Inghilterra. Il classico villaggio che potremmo vedere nei paesaggi di Constable, con piccole casette di pietra, a fianco il fienile, lo steccato bianco, la chiesetta appena attraversato il ponte, gli alberi frondosi che ricoprono d’ombra le panchine lungo il fiume. Un ambiente fiabesco quello che accoglie i personaggi che si muovono in questo relativamente piccolo, garbato palcoscenico. Personaggi bizzarri, ironici, ambiziosi, ingenui, in gran parte appartenenti al ceto ecclesiastico di provincia. Tutti con un ruolo ben preciso, tutti immersi alla perfezione nella propria piccola nicchia cittadina, intrisi di quel delizioso provincialismo estremamente rassicurante e incurante di problemi o situazioni troppo lontane per potersene preoccupare. Una trama fondamentalmente povera e stereotipata funge da struttura generale di questo breve primo romanzo. Il protagonista principale è il reverendo Harding, l’amministratore del ricovero per anziani del paesino di Barchester. Uomo amabile, buono e umile che vedrà turbata la propria tranquillità, affettiva, sociale e finanziaria, dopo che verrà messa in discussione la rendita che percepisce come amministratore del suddetto ricovero. Sostanzialmente, tra le pagine di questo piccolo romanzo ritroviamo una aperta analisi, e in alcuni casi molto caustica, ma sempre piacevole e sempre “tra le righe”, dei rapporti che intercorrono tra i vari membri della gerarchia ecclesiastica. Tutto questo alternato a piccole storie parallele, amorose o meno, tra i protagonisti minori del romanzo.
La lettura risulta tutto sommato molto piacevole. Interessante e godibile è anche l’approccio che utilizza Trollope nei confronti del lettore. Un approccio assolutamente moderno rispetto ai tempi in cui questo romanzo viene scritto, un linguaggio slegato dalle convenzioni più canoniche del romanzo vittoriano, che ci parla direttamente, che ci presenta con insolita spigliatezza ed ironia i personaggi, uno ad uno, delineandone il carattere, le abitudini, le stranezze, il modo di vestire. Tante piccole schede personali che fungono da occhi immaginari con cui il lettore può figurarsi nel modo più particolareggiato possibile il personaggio di cui segue le vicende. Questo modo inusuale di inserire i personaggi, senza sotterfugi, senza l’obbligo ormai scontato di svelarceli poco a poco, risulta nuovo e commovente nel proprio candore.
I personaggi in se, poi, sono tipici ed estremamente emblematici del secolo in cui vivono. Anche in questo caso ci si ritrova in una vera e propria galleria di caratteri e di differenti modus vivendi, influenzati dal ceto sociale di appartenenza di ognuno di essi.
In definitiva, un inizio davvero delizioso per un ciclo altrettanto piacevole da seguire, dove, aimé, i personaggi non rimarranno sempre gli stessi. “Il ciclo del Barset” continua infatti con altri volumi in cui il teatro rimane sempre la contea del Barsetshire, ma in cui i personaggi di ogni volume sono differenti, sebbene tutti appartenenti alla ristretta cerchia di cittadini del paesino di Barchester.
Consiglio a tutti gli appassionati di classici inglesi di intraprendere questo piccolo viaggio che, nonostante non millanti contenuti altissimi come tanti imprescindibili della letteratura britannica ottocentesca, ci estrania dal nostro mondo per portarci all'interno di un'atmosfera unica, fresca e frizzante come una giornata di primavera e allo stesso tempo calda e rassicurante come solo le vecchie favole sanno regalare.