Kim Kim

Kim

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Kimball O'Hara, detto Kim, è un ragazzo quattordicenne figlio di un sottufficiale dell'Armata britannica di stanza in India. Rimasto orfano di entrambi i genitori nella prima infanzia, è cresciuto libero e solo per le strade polverose di Lahore, formandosi alla scuola della saggezza e dell'astuzia orientali. Un giorno incontra un lama sceso dalle montagne del Tibet per andare in cerca di un misterioso fiume sacro in cui purificarsi e ne diventa il discepolo e la guida. Insieme intraprendono un lungo pellegrinaggio attraverso l'India che costituisce la vera traccia del romanzo: affrontando le prove e gli ostacoli della vita, Kim diventerà adulto, riannoderà i legami con il suo paese d'origine, e con scaltrezza e sprezzo del pericolo porterà a termine importanti missioni per il servizio di spionaggio britannico. Racconto picaresco ricco di suggestive descrizioni dei paesaggi e dei costumi indiani, in cui si confrontano Oriente e Occidente, il compassato mondo inglese e la vitale cultura indigena, Kim (1901) è anche il viaggio nella memoria di uno scrittore innamorato di una terra «diversa», magica e terribile. Introduzione di Romolo Runcini.



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Kim 2022-10-03 01:04:59 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    03 Ottobre, 2022
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Il Piccolo Amico di tutto il Mondo

Pubblicato nel 1901 e comparso in traduzione italiana a distanza di dodici anni, “Kim” dello scrittore inglese Rudyard Kipling (1865-1936) è un romanzo ambientato sul finire dell’Ottocento sullo sfondo del “tumultuoso turbinio dell’India” sotto il dominio dell’impero britannico. Un romanzo di formazione, destinato però non soltanto ai lettori più giovani. Per curiosità, l’autore, Premio Nobel per la letteratura nel 1907, è tra quelli che il nostro Antonio Gramsci, nelle sue lettere dal carcere, consigliava ai suoi figli di leggere.

Al centro della trama, la storia di un ragazzino, Kimball O’Hara, di origine irlandese da parte di padre, cresciuto orfano a Lahore come un indiano, sebbene fosse bianco… “un bianco povero fra i più poveri”. Fatta improvvisa amicizia con un lama del Tibet, ne diviene il “chela”, cioè il suo discepolo, e in compagnia di quell’alta figura avvolta in drappeggi e dallo strano, enorme cappello inizia una sorta di vagabondaggio alla ricerca del “Fiume della Freccia”, nelle cui acque il santone desidera raggiungere la liberazione dalla Ruota delle Cose, e di un misterioso Toro Rosso su un campo verde. Prende così avvio un lungo e avventuroso viaggio che finirà per intrecciarsi alle attività di spionaggio legate al “Grande Gioco”, come viene chiamata di continuo la contrapposizione di britannici e russi in Asia centrale (tale espressione fu resa popolare proprio da Kipling attraverso queste pagine), e lo stesso giovane protagonista verrà coinvolto dai servizi segreti di Sua Maestà per il tramite di alcuni insospettabili, primo fra tutti Mahbub Ali, il mercante di cavalli sul libro paga degli inglesi. La narrazione procede ricca di scenari e personaggi, offrendo nel complesso un grande affresco dell’India dell’epoca, crogiolo di lingue e religioni, un territorio immenso ricco di colori e umanità variegata in cui ci si imbatte a ogni passo; proprio per questo, è molto probabile che il testo possa affascinare gli appassionati di quell'area geografica e della sua cultura (in particolare, induista e buddista), delle quali Kipling, nato a Bombay e vissuto per diverso tempo sul posto, non a caso dimostra di avere ottima conoscenza.

Purtroppo, ho spesso trovato la trama abbastanza caotica e la lettura a tratti un po’ pesante; in verità, mi aspettavo qualcosa di più dalle pagine di questo romanzo, soprattutto un maggior coinvolgimento nelle vicende narrate. Tuttavia, vi ho trovato qualcosa di bellissimo che l’autore mette in bocca al musulmano Mahbub Ali (tra i personaggi meglio riusciti) e che, soprattutto in questo nostro tempo preda di facili fanatismi ed estremismi religiosi che insudiciano il significato autentico delle grandi religioni, trasmette un messaggio di profonda tolleranza e accettazione dell’altro senza condizioni:

“[…] Tu sei senza alcun dubbio un miscredente, e perciò sarai dannato. Così dice la mia Legge… almeno credo. Ma tu sei anche il mio Piccolo Amico di tutto il Mondo e io ti voglio bene. Così dice il mio cuore. […]”

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Kim 2018-08-13 19:28:59 Erich28592
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Erich28592 Opinione inserita da Erich28592    13 Agosto, 2018
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Tra oriente ed occidente

«Considerò la sua identità, una cosa che non aveva mai fatto prima, finché la testa non gli girò. Era una figurina insignificante nel rombante turbinio dell’India, e stava andando a sud, verso un destino sconosciuto.»

Kimball O’Hara, detto Kim, è il figlio quattordicenne di un sottufficiale britannico di stanza in India. Orfano di entrambi i genitori fin dalla prima infanzia, cresce libero e selvaggio per le strade di Lahore, palestre di vita orientale. Un giorno, per puro caso, Kim incontra un anziano ‘lama’, un monaco tibetano alla ricerca del ‘Fiume della Freccia’, nelle cui acque intende immergersi per liberarsi finalmente della ‘ruota della vita’, il ciclo di esistenze terrene nel quale tutti noi siamo imprigionati. Kim, affascinato dal sant’uomo, si offre di diventare per lui una sorta di discepolo, il suo ‘chela’. Durante il viaggio, il giovane O’Hara verrà riconosciuto dal reggimento cui apparteneva il padre e, separato dal suo ‘lama’, verrà istruito presso un collegio britannico, dove verrà iniziato allo spionaggio al servizio della Corona inglese.

“Kim”, romanzo picaresco di Età vittoriana (fu in realtà pubblicato nel 1901, anno in cui terminò il lunghissimo regno della Regina Vittoria, ma presenta molte delle caratteristiche tipiche dei romanzi di quell’epoca), ruota interamente attorno alla crescita morale del suo giovane protagonista. Vivendo la propria vita a cavallo tra lo spiritualismo orientale e il materialismo occidentale, Kim imparerà presto che le diversità, opportunamente coltivate e bilanciate con sapienza, possono rivelarsi le nostre più grandi ricchezze.

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