Jude l'oscuro Jude l'oscuro

Jude l'oscuro

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L’ultimo romanzo di Hardy racconta la vita di Jude, un ragazzo di campagna che ama studiare ma non può permetterselo. Lavora restaurando le facciate dei collegi ai quali gli è negato l’accesso, e avrà una relazione con la cugina Sue, un amore osteggiato dalla società, che non può non finire in tragedia.



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Jude l'oscuro 2020-08-02 13:07:36 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    02 Agosto, 2020
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Tragedie senza alternative

Ultimo romanzo di Hardy, per la critica il più importante e rappresentativo dell’autore insieme a Tess dei D’Urberville. Un’opera che fece scalpore all’epoca della pubblicazione (era il 1896) e che un vescovo bruciò appena dato alle stampe, perché contenente idee contrarie alla morale religiosa.
Jude Fawley, orfano, cresciuto dalla zia che non fa altro che ripetergli che sarebbe stato meglio che non fosse mai nato, perché povero e perché sulla sua famiglia sembra incomba una maledizione che fa finire in tragedia ogni matrimonio, si mostra subito un sognatore di grande forza di volontà e puro di cuore, sensibile all’arte e verso la natura.
L’epiteto di ‘oscuro’ potrebbe far pensare ad un uomo fosco, dall’indole inquieta e inquietante, in realtà è oscuro perché troppo umano, per amore rinuncia ai suoi sogni di diventare un uomo colto ed erudito, arrivando a ignorare le convenzioni ipocrite della morale cristiana, all’ombra della quale era cresciuto.
È vero che la povertà gli avrebbe di per sè già impedito di iscriversi all’Università, nonostante il lodevole impegno di dedicare le ore del sonno agli studi da autodidatta, dopo una dura giornata di lavoro manuale, ma fondamentalmente due sono i grandi impedimenti alla realizzazione dei suoi sogni. Due impedimenti, due donne: Arabella, un amore immaturo, convolato frettolosamente a nozze, un passo falso commesso in gioventù , e Sue, un sentimento più forte e maturo, sua cugina, delicata e sensibile.
Gli oscuri natali di Jude rimandano sicuramente alle celebri opere di Charles Dickens e di George Eliot, ma il resto del libro ricorda il libro di Giobbe, più volte citato nel romanzo. Stavolta, rispetto ai primi romanzi di Hardy, che ho letto quasi tutti, manca il gusto gotico per l’ambientazione e storia, tipicamente vittoriano e le continue citazioni bibliche, qui ridotte sensibilmente.
Rimangono alcuni residui però delle tradizioni popolari, ad esempio nella credenza dell’elisir d’amore, come quello che Arabella si procura per riconquistare di nuovo Jude, e l’attenzione per i umili lavori manuali, i mercati, le fiere, i reperti archeologici del Wessex, ora Dorset, l’eterno palcoscenico di quasi tutti i romanzi hardiani.

Interessante, affascinante la storia di Jude, le sue vicissitudini dall’infanzia alla fine. Dinamico il personaggio di Sue, che non riconosce nel matrimonio la legittimazione dell’amore e soprattutto “la sistemazione” di una donna emancipata e teme che il sesso possa far sfiorire l’intensità dell’amore; grottesca la rozza e sensuale Arabella, prima moglie di Jude, che passa da un uomo all’altro.
Un libro che, con qualche taglio - sappiamo che l’autore ne fece già parecchi a causa della pruderie della società del tempo- avrebbe meritato tutte le stelle che un grande classico merita. La storia triste di Jude, della fine delle sue aspirazioni, del suo amore per Sue, è una passeggiata a braccetto con la tragedia. Quasi tutti i libri di Hardy escludono l’idea positiva del progresso e di crescita, di ogni realizzazione personale nonostante gli immani sacrifici di chi nasce sfortunato. A questo punto sembra più che legittima l’affermazione di Tinker Taylor, un avventore di taverne ed ex negoziante di ferramenta per chiese, conosciuto da Jude:

“Siete sempre stato un appassionato dei libri, mi è parso di aver capito. Io ho sempre trovato che c’è da imparare più dalla vita che da un libro; e se non avessi agito in conformi alle mie idee, non sarei certo diventato l’uomo che sono”.

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Gli altri romanzi di Hardy, in particolare Tess dei D’Urberville
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Jude l'oscuro 2016-04-20 17:56:55 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    20 Aprile, 2016
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L'inferno di una cosciente disfatta

“Mi dibatto in un groviglio di principi, brancolando nel buio, e agisco d'istinto, senza prendere esempio da nessuno”.
Il romanzo parte in sordina con l'effetto vagamente soporifero di una tisana rilassante, almeno per chi non apprezza in modo particolare lo stile un po' naïf di certa letteratura di stampo vittoriano.
Jude è un sognatore dall'animo delicato, solo al mondo e bistrattato dalla zia a cui è stato affidato, con poche possibilità economiche e tanta voglia di intraprendere una carriera di studi a sfondo religioso.
I suoi sforzi da autodidatta lo elevano culturalmente molto al di sopra della classe operaia da cui sogna un giorno di affrancarsi, vagheggiando un futuro a Christminster, città universitaria da lui idealizzata, che amerà tutta la vita col fervore di una passione non corrisposta.
La narrazione, che procede per citazioni delle Sacre Scritture alternate a versi di autori pagani, acquista vigore dopo i primi capitoli grazie ad una serie di avvenimenti, tra cui l'entrata in scena di Sue, ragazza carismatica e ribelle che sembra beffarsi del giogo imposto dalle convenzioni sociali dell'epoca.
L'amore “proibito” tra i due, tratteggiato con tocchi sapienti e privi di retorica, diventa il fulcro attorno cui si sviluppano tutti gli eventi, che da un certo punto in poi sembrano precipitare seppellendo le aspirazioni dei personaggi in generale e del protagonista in particolare: è “l'inferno di una cosciente disfatta”.
Le pagine, sempre più amare, scorrono veloci mentre si punta il dito contro precetti di fede che in servile ossequio alla tradizione impediscono la libera espressione degli impulsi naturali, soffocando tutto ciò che di autentico esiste nell'essere umano.
Vero sacrilegio, sembra dire lo scrittore in progressione ascendente, è osteggiare il sentimento prezioso di due anime affini in nome di una morale imperante che si è costretti a seguire, pena l'esclusione sociale.
Sebbene a tratti un po' enfatico, è un romanzo intenso che regala momenti di alta letteratura attraverso la descrizione ben definita di atmosfere e stati d'animo e la desolante contemplazione di sogni infranti:
“Ricordi, dicevamo che avremmo fatto della gioia una virtù”.

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Jude l'oscuro 2013-10-01 15:38:25 LittleDorrit
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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    01 Ottobre, 2013
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Oscurato dal destino

Impresa ardua presentare questo romanzo di Thomas Hardy pubblicato tra il 1894 e il 1895. Siamo a cavallo tra la fine del vittorianesimo e l'inizio del nuovo secolo. La società inglese sta cambiando, si sta aprendo al mondo ma per Hardy questo è l'ultimo romanzo; ultimo perché fu accolto malissimo da una morale ancora troppo pressante che lo giudicò immorale e volgare; giudizio, questo, che pesò molto sull'autostima dell'autore che per amor proprio decise di abbandonare per sempre la prosa in favore della poesia. In realtà il romanzo non fu capito nel suo significato più profondo ed è Hardy stesso che lo spiega nella prefazione.
Il protagonista è Jude Fawley, ragazzo orfano allevato da una zia in un povero villaggio situato nella regione del Wessex (in realtà Sussex,Inghilterra).
Jude ha una sola passione, i libri, e da questa passione scaturisce un sogno, studiare per entrare all'università di Christminster (città immaginaria su modello di Oxford).
Jude persegue il progetto con costanza ed impegno ma i pochi mezzi lo costringono ad alternare lo studio al duro lavoro.
Mille le difficoltà ma Jude procede fino a quando un destino avverso gli sbarra la strada.
Incontra Arabella, figlia di un allevatore di maiali, donna attraente ma volgare e dall'animo corrotto che riesce con l'inganno a sedurlo e a farsi sposare.
Il matrimonio fallirà in poco tempo, Arabella lo lascerà e il ragazzo, scosso e amareggiato riprenderà in mano il vecchio progetto; si trasferisce a Christminster.
Qui, verrà rifiutato dall'ambiente universitario perché di umili origini e così si consolerà con l'amicizia di sua cugina Sue Bridehead, incontrata per caso e della quale si innamora perdutamente. Ma il destino proprio non ne vuol sapere di placarsi e sferrando colpi su colpi conduce Jude per mano ad un tragico epilogo.
Romanzo totalmente pessimistico impregnato di una religiosità negativa che non consola i personaggi ma li abbatte soggiogandoli col sacrificio. La trama è piuttosto semplice all'inizio ma pian piano si complica lasciando trasparire mille significati diversi che si accavallano e si contraddicono tra loro. Subentrano morale, critica del tempo, religione e una certa "filosofia della disgrazia" (concedetemi questa licenza poetica).
Le figure femminili presenti nel romanzo sono complesse e artificiose; nascono e si sviluppano nella pura contraddizione. Arabella, attraente e volgare tentatrice riesce ad ottenere il matrimonio che rende l'unione limpida agli occhi di Dio e della morale comune; Sue, invece donna colta, pulita e religiosa sceglierà di convivere con Jude e di avere dei figli al di fuori del matrimonio, fatto altamente scandaloso per l'epoca.
Lo stesso nome di Jude è contraddittorio; egli porta il nome del traditore di Cristo ma è lui stesso un "povero Cristo" che si butta tra le braccia di un mondo che lo rifiuta considerandolo "oscuro", invisibile per le sue umili origini. Uno stile eccellente e ben articolato, scorrevole ma faticoso nell'elaborato narrativo perché ridondante di citazioni bibliche e letterarie, di filosofia e di superstizioni folkloristiche. Il testo è suddiviso in sei parti e narrato in terza persona. Un'opera che ho apprezzato ma che nel finale mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Da leggere.

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Altre opere di Hardy in particolar modo Tess dei D'Uberville
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