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Jettatura

Letteratura straniera

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Come convincere una giovane inglesina "educata con una grande libertà di spirito filosofica, che non ammetteva nulla senza un esame e la cui rettitudine morale ripudiava tutto ciò che non fosse spiegato matematicamente" dell'esistenza della jettatura? E' quanto si impegna a fare il conte d'Altavilla, giovane ricco, bello ed elegante, appartenente a una delle più nobili famiglie napoletane, con Alicia Ward, ignara vittima del malefico influsso del povero fidanzato, Paul d'Aspremont, che pur amandola sinceramente, non fa che nuocere alla sua salute con il solo sguardo. Un gustosissimo racconto "disimpegnato", ambientato nella Napoli ottocentesca, tra corna, amuleti, rametti di corallo biforcuti, influenze fatali e sciagure inspiegate, scritto nel più tipico, lussureggiante e sfavillante stile di Gautier.



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Jettatura 2016-09-27 06:26:23 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    27 Settembre, 2016
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È lo stile che fa la differenza

“Jettatura” è stato un po’ una “fregatura”. Dopo aver letto la quarta di copertina, quello che mi aspettavo di trovare era un romanzo ironico, grottesco e anche divertente. Quello che all’inizio può far sorridere il lettore, diventa qualcosa che alla fine fa quasi “strappare i capelli”.

Gautier in maniera magistrale mette a confronto il mondo ottocentesco inglese che “crede solo in quello che è spiegabile” con il mondo napoletano che invece vive di superstizione.

““Che il popolo ignorante sia turbato da simili influssi, arrivo a concepirlo”, disse Miss Ward; “ma quel che mi stupisce, è che un uomo della vostra nascita e della vostra educazione condivida questa credenza”. “Più di una persona che si atteggia a spirito forte”, rispose il conte, “appende un corno alla sua finestra, inchioda un trofeo sopra la sua porta, e non cammina se non è coperto di amuleti; quanto a me, sono franco, e confesso senza vergogna che quando incontro uno iettatore, prendo volentieri l’altra parte della strada”.

Anche se la storia può lasciare l’amaro in bocca, quello che invece addolcisce il tutto è lo stile di Gautier.
Théophile Gautier infatti oltre che scrittore è stato anche poeta e pittore e nelle sue descrizioni entrambe queste altre sue due strade sono ben percepibili.

Le descrizioni dei personaggi e gli scenari, sono tutti raccontati da un narratore esterno, e quello che colpisce è la ricchezza e l’originalità dei particolari, così intensi da rimanere indelebili nel pensiero del lettore e tali da rendere questo piccolo romanzo degno di attenzione.

Vi lascio un piccolo “assaggio”:

“Quella lunga linea di colline che, da Posillipo al Vesuvio, disegna il meraviglioso golfo in fondo al quale Napoli si riposa come una ninfa marina che si asciuga sulla spiaggia dopo il bagno, cominciava a pronunciare le suo ondulazioni violette, e si stagliava in tratti più netti dall’azzurro smagliante del cielo; già qualche punto biancastro, picchiettando lo sfondo più scuro delle terre, tradiva la presenza di ville sparse nella campagna. Vele di pescherecci rientrando in porto scivolavano nell’azzurro uniforme come piume di cigno agitate dal vento, e manifestavano l’attività umana sulla maestosa solitudine del mare”.

La mia recensione punta a preparare il lettore a quello che si troverà ad affrontare e per essere più pronti di quello che ero io.

Buona lettura!

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