Jerusalem Jerusalem

Jerusalem

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È un racconto mitico, che, prendendo spunto da un fatto di cronaca reale, traccia una storia alla fine dell'800 di una piccola comunità svedese di Nas, una trentina di persone, che si trasferisce a Gerusalemme, per unirsi ad una colonia cristiana di fondazione americana, che è in attesa del ritorno di Cristo e che si fonda su ideali di uguaglianza, fratellanza e carità. Qui si scontreranno il reale l'ideale, lo sradicamento dalla terra d'origine ed il sogno utopico di una patria spirituale combattuta invece da conflitti religiosi.



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Jerusalem 2018-06-05 09:22:12 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    05 Giugno, 2018
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Una comunità a Gerusalemme

"Finché il tuo cuore sarà legato alle cose terrene, rimarrà legato al dolore".

Selma Lagerlof, grandissima scrittrice svedese (Premio Nobel 1909), scrisse questo libro dopo un viaggio in Palestina, compiuto nel 1899, per visitare una comunità religiosa d'impronta americana, che si era là stabilita per vivere più intensamente il Cristianesimo, e che era stata seguita da una trentina di Svedesi piuttosto abbienti, i quali lasciarono la Svezia dopo aver venduto all'asta i loro beni.
"Jerusalem" venne pubblicato in due volumi (ciò è ben percepibile nella struttura dell'opera) in data 1901/02, e fu subito bestseller.

L'autrice notò certamente la grandezza d'animo di questi pellegrini, ma fu pure colpita dai forti dissidi fra le varie comunità dai diversi orientamenti, protese a contendersi le anime, in un periodo in cui il dialogo interreligioso non era affatto in auge. Così che possiamo leggere come, accanto all'austera Gerusalemme storica, sia sorta quella moderna : "qui i cattolici dicono male dei protestanti, i metodisti dei quaccheri, i luterani dei riformati, i russi degli armeni. Qui s'infiltrano l'invidia e la gelosia (...) qui non c'è posto per la misericordia, qui tutti si odiano".

E' sempre bello leggere Selma Lagerlof, così capace di farci uscire per un momento dalle strettoie della nostra contemporaneità, in modo poi di rientrarci un po' rinnovati e più liberi, come emancipati rispetto alla martellante attualità, perché questa scrittrice eccellente pare saper scegliere sempre il sentiero che conduce alla fonte delle cose.
C'è nel libro qualcosa di fiabesco che incanta e c'è qualcosa di epico che infonde una speciale grandezza a queste numerose pagine improntate dal tocco poetico conferito dal dono della semplicità.

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Selma Lagerlof
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Jerusalem 2016-09-23 14:23:28 68
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68 Opinione inserita da 68    23 Settembre, 2016
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Elaborazione, viaggio e ritorno.

Selma Lagerlov e' una delle più grandi scrittrici svedesi, premio Nobel nel 1909, e la sua opera si inserisce all' interno di una letteratura scandinava che andava affrontando temi riguardanti l' animo umano, lo studio e la rappresentazione dell' interiorita', il rapporto uomo- donna, ma anche un senso profondo di attaccamento alla terra, alle proprie origini ed alla religione.
In " Jerusalem " si narra con tono epico la vicenda ( rifacendosi ad un fatto realmente accaduto ) di una piccola comunità di contadini della Dalecarlia ( area a nord della Svezia ).
Nella prima parte ci si addentra nella loro quotidianita', afffrontando la rigidità climatica ed i ritmi stagionali, i rapporti interpersonali ed interfamigliari, nascite, morti, intrecci, religiosita', speranze, costumi, in un profondo e contestuale radicalismo ed attaccamento alla amata terra, fertile ma dal clima rigido, amorevole ma anche burbera ( prevalentemente nei protagonisti ).
È uno scorrere dai ritmi costanti, flessuosi, profondamente armonici ed armonizzati con il reale, mostrandoci figure che hanno un che di mitologico.
La seconda parte illustra la migrazione, seguendo il precetto evangelico fondamentalista di un predicatore venuto dall' America, di una trentina di esponenti della comunità, che, abbandonati tutti i propri averi, si recano in Terra Santa alla ricerca di un senso, in primis interiore, di un equilibrio, di un concetto di fede allargato, di un ideale di perfezione.
Troveranno, però, una terra dai profondi contrasti, arida, ostile, solcata da profonde differenze e contrasti religiosi, senza pace, alcuni di loro si perderanno, altri riacquisiranno i rapporto smarriti, in primis con se stessi e poi con la comunità.
Il senso del romanzo può essere letto e da un punto di vista prettamente storico, riferendosi agli accadimenti dell' epoca ( la fine dell'800 ) magistralmente descritti e, viceversa, decontestualizzato, seguendo un filone fiabesco e metaforico.
La scrittura è lineare, scarna, arricchita da immagini forti, fotografiche.
Il tema religioso e naturalistico sottende la ricerca di un senso, di un equilibrio ritrovato, in quella circolarita' propria dell' animo umano che, partendo dall' io, sperimenta il viaggio e la ricerca, per tornare alle origini con un nuovo se', più consapevole e maturo, in un processo di riconciliazione con i conflitti del passato, con la propria storia e famiglia, dopo un pellegrinaggio che alla fine si è mostrato prevalentemente come ricerca di un senso profondo individuale e collettivo ( così fa il protagonista Ingmar ).
È un testo piuttosto complesso per temi trattati, linearità e naturalezza nascondono complessita' e profondita' e un mondo sommerso da individuare e decodificare, come nella migliore tradizione letteraria scandinava.

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