Narrativa straniera Classici Io sono un gatto
 

Io sono un gatto Io sono un gatto

Io sono un gatto

Letteratura straniera

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Il Novecento è appena iniziato in Giappone. Per il Nero del vetturino, il gatto grasso che spadroneggia nel cortile del condominio in cui si svolge questo romanzo, i frutti dell’epoca moderna non sono per niente malvagi. Pubblicato per la prima volta nel 1905, Io sono un gatto non è soltanto un romanzo raro, che ha per protagonista un gatto, filosofo e scettico, che osserva distaccato un radicale mutamento epocale. È anche uno dei grandi libri della letteratura mondiale, la prima opera che, come ha scritto Claude Bonnefoy, inaugura il grande romanzo giapponese all'occidentale.



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Io sono un gatto 2022-06-10 10:36:13 Valepepi
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Valepepi Opinione inserita da Valepepi    10 Giugno, 2022
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NEKO SENSEI

Contrariamente a quanto riportato nei sottotitoli di copertina, non è un romanzo allegro e non ha per protagonista un gatto.
Il gatto più che altro si muove ai margini, in un ruolo al confine tra attore e spettatore di quella che è una storia dai tipici connotati giapponesi e che ruota attorno ad uno bislacco professore di inglese (alter ego di Soseki) a cui il gatto si lega così da assicurarsi vitto e alloggio. Poco importa se la considerazione che ne ricava è scarsa, tanto da non vedersi attribuito nemmeno un nome. Non è questo a minare l’identità e la fierezza del micio che non si lascia certo soggiogare da codici e sovrastrutture di cui abbisognano gli umani per riconoscersi.
E così dall’alto del suo serafico distacco, il gatto assiste e narra le vicende che vertono attorno al professore e alla sua bizzarra compagnia. Un manipolo di amici, familiari, vicini che tra il serio e il faceto cercano di evadere dal grigiore quotidiano delle loro esistenze, con maldestre velleità artistiche, sit-com amorose, battibecchi tragicomici, aneddoti surreali, elucubrazioni pseudo-filosofiche. Tra queste, spicca sul finale, la riflessione sull’asservimento dello spirito giapponese alla cultura occidentale che, imperniata attorno all’individuo e alla piena espressione del Sé, ne segna inesorabilmente la chiusura, l’avviluppamento attorno al proprio ombelico, la condanna alla solitudine, la salvezza nel suicidio. Preludio ad un finale che si snoda in una manciata di righe. Quanto basta per serrare un morso allo stomaco.

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Io sono un gatto 2016-05-13 10:30:34 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    13 Mag, 2016
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Gatto, io sono un gatto

Piccolo e senzatetto trova rifugio in una casa dove l'ambiente non e' idilliaco ma si sa, cibo quanto basta , qualche rara carezza e un buon riparo, la vita di un gatto puo' ritenersi ben assortita.
Certamente, perlomeno per una questione di rispetto, un nome glielo avrebbero potuto ben dare.
Ma lontano dall'abbattersi per certe piccolezze, il felino vira su un appellativo assoluto ed inespugnabile "Io sono un gatto".
Un animale narratore ma soprattutto osservatore, che spostandosi indisturbato e silenzioso su un lastricato di nuvole esamina, razionalizza, riporta discorsi ed atteggiamenti del pigro, testardo, burbero e trasandato professore dall'animo onesto .
Saccente, filosofo e di marcato orientamento zen, il gatto e' visione dell'umano e delle sue contraddizioni da un'entita' esterna, ma allo stesso tempo e' veicolo per le elucubrazioni del professore protagonista, e dell'autore stesso.
Scritto da Natsume Soseki nel 1905 in piena epoca Meiji e definito uno dei primi romanzi piu' vicini allo stile moderno, restano le ambientazioni ed il ritmo di scrittura fortemente giapponesi. Cio' , unito alla non brevita' del testo, implica un moderato esborso di energie e credo che a molti potrebbe essere indigesto.
Sebbene la narrazione avvenga prevalentemente dal punto di vista del nostro Gatto, siamo ad un abisso di distanza dai libri occidentali che ci intrattengono con vivaci e frivole storie di animali. Qui le riflessioni sono dilatate, priva la narrazione di colpi di scena particolarmente significativi e scevra da fioriture di sentimentalismo.
Il romanzo di Natsume funge da dura critica verso il grande cambiamento del Giappone, avvenuto a discapito della chiusa tradizione classica ed a favore di una violenta e diffusa occidentalizzazione.
L'autore racconta un'epoca, si sgrava di una polemica latente e lo fa in maniera originale per quei tempi, in un racconto particolare e stimolante, attraverso il supporto di un personaggio molto carismatico : un gatto. Un gatto giapponese.
"Gli umani, per quanto forti, non saranno in auge per sempre. Meglio attendere tranquillamente l'ora dei gatti."
Buona lettura.


NOTA POLEMICA
"Protagonista di questo romanzo e' un gatto nero, audace, scettico, creativo, fine osservatore e filosofo..."Eccetera eccetera.

Io pregherei gli editori italiani di portare rispetto all'autore prima ed ai lettori poi, rimuovendo nelle prossime riedizioni questa ridicola e mortificante nota in grassetto, in copertina, coniata da un innominato portavoce de L'espresso. Righe che testimoniano in maniera lampante quanto spesso si commenti un libro senza averne sfogliato nemmeno le pagine:

" Il mio pelo e' un misto di GIALLO e di GRIGIO CHIARO, come quello dei gatti persiani, con macchie che ricordano il nero della lacca." Pag. 7 Natsume Soseki

La descrizione viene ripetuta altrove nel libro, giallo e grigio. Di nero c'e' il gatto in copertina, che probabilmente e' stato l'unica lettura del sedicente critico letterario. Badate non e' poca cosa, sarebbe come leggere un commento alla Gabriella di Amado dove si esalta la sua pelle candida, per esempio. Ridicolo.

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Io sono un gatto 2013-11-29 17:41:30 Nadiezda
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    29 Novembre, 2013
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Parola di micio

Si tratta di un grande libro di letteratura giapponese che venne pubblicato per la prima volta nel 1905.
L’autore di questo libro ha avuto proprio un’idea innovativa e simpatica, ha lasciato la parola al gatto, protagonista indiscusso di questo libro, ma non ha mai dato un vero nome a questo povero felino dalla pelliccia nera e gialla.

Siamo in Giappone agli inizi del Novecento e questo micio vive nella casa di un professore un po’ svogliato ed affetto di dispepsia.
Il suo padrone si mette sempre a fare imprese un po’ bizzarre crede di essere dotato di rara intelligenza, ma anche quando si cimenta a scrivere della prosa in inglese la rimpinza di una strage di errori.
Questo professore non è molto considerato né benvoluto dalla famiglia, tanto meno dai sui alunni dai quali molto spesso viene deriso e chiamato con un appellativo poco gentile, “maestro delle latrine”.
Torniamo al carattere del gatto, la maggior parte di voi penserà che sia solo un animale ed invece si rivela molto scettico, dotato di un raffinato intuito e capace di pensare come un filosofo.

Non è affatto un libro facile, le descrizioni sono assai minuziose e lunghe, intere pagine si basano su piccoli movimenti o fatti perciò non lo consiglierei a chi non ama i libri troppo descrittivi.
L’autore ha spaziato il pensiero di questo gatto in moltissimi temi: si parte con quelli scientifici passando per l’impiccagione arrivando fino ai più sciocchi come la grandezza di un naso.
Molto interesse è stato dato agli usi e costumi della società occidentale e dei cambiamenti che si erano radicati in quegli anni.

Questo libro è pieno di note, io l’ho letto tramite e-book e fortunatamente erano state inserite nella pagina stessa in cui si trovavano i termini difficili o talvolta incomprensibili.

Che altro dire?
Si tratta di un bel romanzo, non credevo mi colpisse così tanto, unica pecca talvolta le descrizioni sono molto lunghe e possono annoiare il lettore.
Tutto sommato mi sento di consigliarlo perché vi farà passare delle piacevoli ore di lettura!

Buona lettura a tutti voi!

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Io sono un gatto 2012-12-28 10:01:22 Ginseng666
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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    28 Dicembre, 2012
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Il maestoso gatto, nostro custode e amico fidato..

Lettura piacevole e insolita, nel segno del gatto: un esemplare apparentemente insignificante, un gattino nero che però ha il coraggio di infilarsi in casa di uno sconosciuto, affrontare le ingiuste ire di una domestica un po' troppo zelante, e questo solo per sopravvivere ad un destino avverso che l'avrebbe voluto abbandonato...e deceduto sulla sponda anonima di un fiume...
La sua intraprendenza verrà premiata perchè il futuro padrone, forse ammirato di tanta tenera audacia l'ospiterà nella sua casa, salvandogli la vita....
Non è certo un gatto fortunato, perchè non gli verrà messo neanche un nome...
Ma la storia indefinita di questo padrone, uomo alquanto insignificante e della famiglia, la moglie, le figlie, bambine golose e crudeli, viene narrata dalla viva voce dell'intelligente felino che dimostra assai più umanità di coloro che sono solitamente denominati umani.
Solerte osservatore e filosofo, egli descrive impietosamente tutte le debolezze umane,
le inqualificabili crudeltà...dei suoi padroni...e guardando con i suoi occhi splendenti e obliqui anche i pregiudizi di coloro che vorrebbero condannarlo e prenderlo a bastonate, per la morte di una gattina
di cui egli era innamorato...ma che la sua imprudenza (ohibò, l'ha fatta uscire all'aperto!!) gli viene rimproverata come se fosse una colpa mortale...
Egli è un trovatello, e vive con un padrone dai modi volgari...perciò è degno di ogni turpe e ingiusto giudizio umano...
Che dire? Molto educativo questo libro...
Dall'epoca del magico Egitto in cui i gatti erano protetti come fossero Dei, al tempo dell'oscuro Medioevo in cui venivano considerati come familiars (i custodi delle streghe)...il mistero che racchiude...questo animale, diviene sempre più affascinante..
Se fosse vero che noi siamo guardati con l'occhio attento ed acuto dei felini, poveri noi...
Con tutte le nostre pecche caratteriali e l'ingiustizia continua con cui circondiamo i nostri amici animali,
ne usciremmo piuttosto malconci...
Il giudizio del gatto di questo libro mi sembra alquanto appropriato: siamo crudeli, ingiusti, golosi e perversi....pieni di pregiudizi...
Occorre ovviamente un urgente cambiamento, poichè nel viaggio dentro noi stessi, nella nostra caparbia e incerta umanità...c'è poco da ridere...C'è da inorridire...
Se si scandalizza anche un gatto...
Consigliato e promosso a pieni voti..
Saluti.
Ginseng666

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Io sono un gatto 2012-11-23 00:42:03
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Fò Opinione inserita da Fò    23 Novembre, 2012
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Meow!

Dopo quattordici anni la mia cagnona è passata a miglior vita. Così due tenerissimi micetti hanno avuto il coraggio di passare il cancello ed entrare nel mio giardino, ormai libero e accessibile. Per qualche giorno li abbimo osservati giocare e abbiamo offerto loro qualcosa da mangiare, ma non avevamo intenzione di adottarli. Non avevamo alcuna esperienza di gatti, avendo avuto sempre cani, e la ferita per la perdita era ancora bruciante per iniziare un nuovo capitolo. Ebbene oggi, dopo quasi 5 mesi, i due mici sono beatamente seduti sul mio letto, padroni incontrastati della nostra casa. Ho dunque sempre pensato che i gatti siano una Mente Superiore; e leggendo questo libro ho rafforzato la mia teoria!
Ho scoperto che il titolo originale del libro è stato tradotto in maniera un po' imprecisa, infatti “wagahai wa neko de aru” in giapponese è traducibile all'incirca con “io sono Sua Eccellenza il Gatto”, visto che il verbo essere “dearu” è di gusto letterario e aulico, ma soprattutto “wagahai” è un pronome storicamente usato da personalità come lo shougun o l’Imperatore.
Questo gatto infatti, come egli stesso tiene sempre a sottolineare, non è un gatto come un altro! E' un gatto intelligente, che ben lungi dal passare le giornate a fare le fusa o a dare la caccia ai topi (sia mai), riflette spesso sui massimi sistemi. Più che altro, osserva. Osserva il via vai di gente che passa per lo studio del suo padrone, facendosi infine un'idea piuttosto dettagliata di come va il mondo e soprattutto di come va il Giappone. Ne viene fuori una cornice molto interessante del Giappone del Novecento, che inzia a risentire dei cambiamenti della civiltà moderna. C'è chi non è affatto dispiaciuto per questi nuovi venti occidentali, come il Nero del vetturino; ma il nostro protagonista invece trova in tutto ciò qualcosa di drammatico e folle. Trova che la vita del suo padrone e di tutti questi "grandi studiosi" moderni, sia in fin dei conti inutile e insensata, arrivando a nutrire una considerazione per genere umano alquanto bassa..
Leggendo mi è venuta come l'impressione che la seconda metà del libro fosse stata scritta in un momento diverso, o addirittura da un' altra penna, cosi ho fatto una ricerca e ho scoperto che in un primo momento Soseki aveva deciso di terminare il libro molto prima (sono 400 e passa pagine), ma visto il successo del libro è stato "spinto" a dargli una continuazione. Infatti nell' ultima parte il nostro felino e le sue avventure perdono un po' di spazio, lasciando il posto alle questioni più "umane" del professore e degli altri. Diventa quasi un vero e proprio saggio sui cambiamenti del Giappone e le innovazioni riguardo abbigliamento, insegnamenti e cultura, ecc.. Un po' meno intenso, almeno per me, che ho amato Lui, ma comunque interessante.
Il finale mi è restato nel cuore.


[ TS! ]

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Io sono un gatto 2012-10-01 22:49:26 Kediler
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Kediler Opinione inserita da Kediler    02 Ottobre, 2012
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Vedi che combina il gatto

Devo dire che come ogni cosa provenga dal Giappone, anche il realismo nipponico è strano, ma decisamente apprezzabile.
Ho divorato il libro, mangiato completamente, lo leggevo anche tra le pause pranzo ed in autobus. Prima di tutto il colpo di scena è lui, il protagonista, il gatto, attraverso i suoi occhi viviamo l'intero romanzo fatto non solo di "storie da gatti" (peraltro tragiche) ma anche di osservazioni sulla realtà dell'uomo.
Il gatto filosofo analizza la realtà prendendosi gioco degli umani, attraverso i suoi occhi possiamo analizzare la psicologia di tutti i personaggi che compaiono nel romanzo, dal padrone con la moglie, agli amici, ai vicini di casa. Il gatto scruta ed analizza. Il gatto è intelligente, acuto e colto a modo suo, tutto quello che il suo padrone vorrebbe essere e continua a rincorrere tenacemente credendosi un personaggio di rilievo del panorama culturale giapponese.
Il finale è tragico per il nostro eroe, ma resta comuqnue l'unico EROE.

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Consigliato a chi ha letto...
il libro perfetto per ogni occasione, dalla giornata no al viaggio in treno, dalla sala d'aspetto del dentista al divano di casa...
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Io sono un gatto 2012-09-28 19:19:12 MagicalRobert
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MagicalRobert Opinione inserita da MagicalRobert    28 Settembre, 2012
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SOTTO IL SEGNO DEL GATTO

Un libro acquistato per puro caso. Ero in libreria ed annaspavo tra tanti titoli, senza avere un'idea chiara, quando su uno scaffale ne noto, con un sorriso, uno con l'immagine di un gatto di spalle. Leggo sulla descrizione che è stato scritto da Natsume Soseki, ritenuto il più importante scrittore giapponese dell'età moderna. Io che non avevo mai letto un autore giapponese come Yoshimoto o Murakami, pensavo "La fortuna del caso! Questo è un libro dei primi del 900, d'accordo che il Giappone è comunque distante da noi come filosofia e stile di vita, ma un classico come questo rappresenterà sicuramente la società giapponese con stili e ed usanxe ormai perdutesi nel tempo".

Il libro, rappresentato alla fine dell'epoca Meiji, quindi in un Giappone in avanzata fase di modernizzazione e di apertura verso l'Occidente, però relativamente lontano dall'epoca feudale degli shogun, Edo. Epoca, questa, nella quale ogni individuo è schiavo del suo ruolo sociale da cui non può esimersi. Questo minimo accenno all'epoca Edo, così vicina a quella Meiji è secondo me importante in quanto nel libro la caratterizzazione ed il giudizio di alcuni personaggi ci fa perdonare Soseki per il suo classismo; lui era figlio di quell'epoca.

Il racconto di "Io sono un gatto" si svolge a Tokyo ed è incentrato soprattutto nella casa dove vive Il Professor Kushami e la sua famiglia. Lui è un insegnante di inglese delle scuole superiori con un carattere spigoloso, oltremodo nervoso, una persona schiva che è avversa ai comportamenti portati dalla modernizzazione in atto. Grande studioso, si, lui si ritiene tale, e così lo ritengono i suoi amici, soprattutto il suo ex allievo Kangetsu. Ed il gatto? Ecco il colpo di genio di Soseki, rendere protagonista di questo meraviglioso libro il gatto di casa Kushami. Immaginate un gatto con il mantello macchiettato giallo e grigio, già lo s'immagina simpatico, no? Un gatto senza nome perchè nessuno lo ha così in considerazione. Piacevolmente atipico come gatto, filosofo ed attento osservatore, con una giusta punta di sarcasmo nel suo spirito, ed estremamente accattivante per la sua curiosità. Sarà lui a far crescere l'interesse di chi legge, perchè questa è una lettura molto divertente che si apprezza, però, soprattutto per l'attenta e minuziosa analisi che Soseki riesce a compiere su ogni dettaglio, partendo dalla descrizione di un semplice oggetto fino ad arrivare alla spiegazione di ogni singolo comportamento dei personaggi. Si ha sempre una visione perfetta dei luoghi e delle persone... sembra di essere lì, in Giappone. Così Soseki, grazie al simpatico gatto, riesce a rendere piacevoli anche periodi molto lunghi, dove non mancano riferimenti a massime zen poste, però, sempre per arrivare ad una più profonda analisi. Quindi, se la voce narrante fosse stata la sua, sarebbe stato comunque un gran libro libro, ma grazie al suo alter ego "micio", tutto appare più scorrevole, ed anche se a volte vi sembrerà di entrare in descrizioni senza fine, abbiate pazienza, dopo penserete che ne sarà valsa la pena.

Gli amici di Kushami hanno caratteristiche ben distinte, dal vecchio amico di studi Meitei, sfrontato, maleducato, presuntuoso, ma con una grande vitalità e sempre pronto a destare interesse attraverso la sua cultura o storie di vissuto più o meno vere. Meitei è tondo, sa adattarsi agli eventi. Il già nominato Kangetsu, il fedele ex allievo di Kushami, un ragazzo noioso, e a volte terribilmente ridicolo. Kangetsu è piatto, la vita passa su di lui silenziosamente. Dokusen, un filosofo bislacco che crede, o meglio fa credere di aver raggiunto il pieno equilibrio spirituale, lui in verità non è affatto sicuro. Ora immaginate un semplice racconto reso interessante semplicemente dallo scambio di opinioni, dai continui pettegolezzi a cui danno vita questi amici. C'è veramente da ridere, come a volte ridiamo quando notiamo un'accesa discussione tra nostri amici. Il tutto enfatizzato dalle critiche... graffianti del gatto!

In opposizione al gatto, Kushami ed i suoi amici, troviamo la famiglia Kaneda, o più precisamente la definizione è clan Kaneda! Rappresentato dal signor Kaneda, ricchissimo, ma rozzo imprenditore senza scrupoli. La moglie Tofu donna spocchiosa ed arrogante con un naso grande all'inverosimile, detta "la nasona". Da questi due personaggi non poteva che nascere la classica figlia viziata ed irrispettosa, Tomiko. La sua famigli e tutti personaggi che s'inchinano o vengono corrotti dal loro potere, rappresentano ciò che di male porta il modernismo in Giappone. Un modernismo che spesso procede spedito, nutrendo il barbarismo delle menti. Soseki, quindi anche il gatto, non mostrano minima simpatia verso la mentalità del moderno imprenditore irrispettoso, dove invece, come è giusto che sia, si nota verso la cerchia di Kushami un voler riconoscere dei pregi, anche al più odioso dei personaggi. In fondo, con tutti i loro difetti, ognuno di loro ha, chi più o chi meno, dei valori positivi in cui crede.
Semplicemente un libro incredibile! Da tenere sempre a portata di rilettura.

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Io sono un gatto 2012-04-23 12:25:36 Romina
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Romina Opinione inserita da Romina    23 Aprile, 2012
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Io sono un gatto di Natsume Soseki

Riporto la recensione che ho pubblicato oggi sul mio blog, noterete proprio per questo, uno stile libero ^__^

Titolo originale: ??????? " Wagahai wa neko de aru "


Io sono un gatto......già il titolo mi entusiasmava, potevo non leggerlo?


Che libro pieno di parole rumorose e vuote, quanti discorsi da suocera di paese (non me ne vogliano suddette suocere ma riconoscano che le chiacchiere fini a se stesse possono essere definite inutili), allo stesso tempo però un libro pazzesco...l'ho finito stasera e mentre lo chiudevo pensavo che Soseki mi aveva giocato davvero un brutto tiro..... prima mi incastra nelle sue pagine e poi, poi mi lascia con il tormento della fine, perchè? il perchè al termine della recensione, non sono solita svelare la conclusione di un libro ma questa volta e per questo libro voglio farlo, perciò quando vi dirò di non leggere oltre, a meno che non l'abbiate già letto, non fateloooooo!

La storia è ambientata durante la fine del periodo Meiji e il principio dell'epoca moderna, che detto così ai molti potrebbe non dire nulla ma, a chi è nel settore un tintinnio nelle orecchie potrebbe darlo....questo periodo fu per il Giappone importantissimo perchè diede avvio all'era moderna giapponese, la chiusura del paese finalmente finì e i contatti con l'occidente cominciarono ad essere sempre più assidui. E' in un clima di modernismo forzato che prende avvio il nostro romanzo, dove, protagonista un gatto, vengono narrate scena di quotidiana normalità di una famiglia giapponese, attorno alla quale ruotano dei personaggi fissi che conferiscono a questo racconto di circa 510 pagine, un aria di teatralità che difficilmente annoierà il lettore.

Siamo nella casa tipicamente giapponese, di un professore di inglese che pur atteggiandosi a grande studioso (e in effetti tale è considerato dai suoi conoscenti più illustri) in realtà è un uomo pigro e malaticcio di nervosismo così cronico da dargli un curioso mal di stomaco che in nessun modo riesce a curare.... chi racconta le vicissitudini di questa famiglia è un gatto, che non avendo nome verrà chiamato dal lettore come meglio riterrà, un gatto sagace, ironico e molto critico; un felino atipicamente istruito, goloso di cultura e di giudizi. Sarà grazie a lui che con divertimento seguiremo le quotidiane vicende della famiglia del professor Kushami, sarà grazie a lui che i nostri occhi osserveranno un Giappone in preda al cambiamento, alla paura di cio' che questo modernismo gli porterà.

Ho riso moltissimo mentre leggevo queste pagine scritte con una maestria ed un senso dell'ironia che pochi libri fino ad ora mi hanno trasmesso, Soseki è un maestro nel descrivere le ambientazioni, i dettagli maniacali, tutto per riuscire a trasmettere al lettore un'istantanea il più reale possibile di questi spaccati di vita quotidiana. In un quadretto dove un professore decisamente poco simpatico ma molto buffo combatte contro il nervosismo derivatogli da agenti esterni che lo turbano (vedi i ragazzini di una scuola adiacente casa sua) e, un' indifferenza quasi fastidiosa verso le etichette classiche che l'educazione impone, il lettore si diverte, sorride sul serio. Intorno a lui poi, personaggi totalmente diversi: Meitei sfrontato, maleducato ma maledettamente indispensabile, Kangetsu il "limatore di biglie" l'uomo più scontato che ci sia, logorroico in modo atipico, "la nasona", "tofu", "Dokusen" che sembra arrivato all'illuminazione e che il gatto irriverentemente prende per i fondelli, "il nero del vetturino", gattaccio nero che si adatta perfettamente ai cambiamenti della società, e poi c'è il vero protagonista che, semplicemente, ho amato.....un gatto che sonnecchia al sole e si rilassa, che non prende topi e che fa ginnastica esercitandosi sullo steccato di bamboo che "protegge" la casa dagli invasori, un gatto senza nome ben cosciente dei limiti di questi umani e della sua superiorità di felino.

Che bel libro; mi sembrava di osservare una piazza di paese, l'ho amato e a tratti detestato per la prolissità di alcune descrizioni, di alcuni discorsi inutili perpetuati per 3 pagine, ma, devo inchinarmi davanti alla maestria di questo autore che è riuscito nonostante la lunghezza e l'abbondanza di parole a farmi finire il libro e a regalarmi una curiosità tale da portarmi alla fine del romanzo.

Una piccola puntualizzazione: quando si pubblicano critiche letterarie sulla quarta di copertina, chi le scrive, potrebbe avere l'accortezza di leggere il libro, visto che il gatto del romanzo non è nero, ma giallo e marrone a macchie. Roba da pazzi.

Ed ora la nota dolente: SE NON AVETE LETTO IL LIBRO E NON VOLETE SAPERE LA FINE, NON CONTINUATE A LEGGERE!



Non mi è andato giù che Soseki seguendo un moto di "liberazione della coscienza" tipicamente giapponese, abbia fatto annegare il gatto in una tinozza dell'acqua piovana, e non solo! Prima lo fa ubriacare, e fin qui nulla da dire, visto che il nostro gatto già aveva dato prova di cuiosità sciocca nel voler assaggiare un mochi rimastogli infilato nei denti fin quasi a soffocarlo, ma poi, perchè farlo morire affogato???? Ma come, una volta tanto che un romanzo nipponico finisce bene me lo devono comunque far terminare con una morte???? Non ci sto! No No No! Farò finta che non sia morto, così per ripicca.




E con questo vi saluto ^__^

Sayooooonara!

Romina

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