Il principe e il povero
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C'era una volta......
Un giorno d'autunno del XVI secolo in una Londra antica e del tutto irriconoscibile, due bambini, i cui destini entreranno presto in collisione, emettono il loro primo vagito nel mondo.
Il primo, Tom Canty, è figlio di poveri che vivono in un cadente tugurio nel famigerato "Cortile dei rifiuti" in una zona malfamata della città.
Il secondo, invece, è Edoardo Tudor, rampollo di re Enrico VIII, accolto dal popolo inglese con un tripudio di gioia e speranza in quanto erede al trono d'Inghilterra.
Questi bambini, così diversi per destino ed estrazione sociale, sono però accomunati da una straordinaria somiglianza.
Diversi anni dopo, un caso fortuito li fa incontrare e dopo essersi raccontati le proprie vite decidono di scambiarsi i vestiti e, pertanto, i ruoli. Questo semplice atto innescherà una serie di rocambolesche disavventure per entrambi.
Catapultati in vite totalmente opposte alle quali non sono affatto preparati, vivranno, al limite, le situazioni più disparate imbattendosi in diversi personaggi ma, da tutte le esperienze trarranno un grande insegnamento fino a giungere al tradizionale lieto fine.
La storia narrata nel romanzo è racchiusa in una sorta di alone leggendario che mi ha lasciato la netta sensazione di avere a che fare con una storia vera che si perde nella notte dei tempi; una di quelle storie che, trasmessa oralmente per generazioni, giunge ai nostri giorni grazie allo scrittore che, venutone a conoscenza, l'ha resa popolare conservandone, intatto, il fascino.
Ma tutto questo non è reale, anche se mi piace pensarlo.
Tutto nasce dall'inventiva di Twain che, nel 1881, termina la stesura.
"The Prince and the pauper", questo il titolo originale, catalogato come romanzo storico/avventuroso possiede, in realtà, molto dell'impianto narrativo della fiaba in stile Grimm anche se di più ampio respiro. Per questa caratteristica la lettura risulta scorrevole ed appassionante riuscendo a coinvolgere lettori di tutte le età.
È stato considerato dalla critica, uno dei migliori lavori dello scrittore statunitense, sia per l'eleganza della prosa, sia per la sottile ironia che lo accomuna ad altri suoi scritti.
Utilizzando il tema dello "scambio dei ruoli", lo scrittore riesce a elaborare anche una sottile morale mai invasiva che aggiunge al panorama storico del romanzo anche un percorso formativo dove la maturazione del personaggio avviene avventura dopo avventura, assieme a quella del lettore. La prosa scorre fluida, mirabilmente incastonata in un'ambientazione rinascimentale che arricchisce i contesti rendendo godibili anche le parti più spigolose. Ci sono state diverse trasposizioni cinematografiche di questo romanzo proprio perché la storia si adatta benissimo sia al grande che al piccolo schermo. Ottima come lettura invernale. Una piccola grande chicca che continuerà ad affascinare generazioni.