Il nostro cuore
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ANTICIPAZIONI
Musicisti, romanzieri, artisti di ogni qualità, misti a gente più comune, frequentano il salotto letterario di una giovane vedova. La morte del marito tiranno l’ha resa finalmente indipendente ( nella accezione più moderna del termine) e lei , memore di un’identità defraudata dal sopruso mascolino, si rifà. La sua identità è civettuola, ricorda altri ritratti femminili consegnati a memoria eterna dallo stesso Guy. Come non vedervi insieme la conferma di certi stereotipi già tracciati e di contro la negazione più assoluta di quel suo primo bozzetto regalatoci con la sognante Jeanne di “Una vita”, il suo esordio da romanziere?
Qui si giunge ad una riflessione più matura sulla donna; la civetteria e l’indipendenza intellettuale nonché l’antico gioco della seduzione restituiscono ora una tappa dell’emancipazione femminile che nessun manuale di storia potrà al pari tracciare. “Dopo le sognatrici appassionate e romantiche della restaurazione, dopo le donne di mondo dell’epoca imperiale, convinte della realtà del piacere, ecco apparire una nuova trasformazione di questo eterno femminino: un essere raffinato, di sensibilità indefinita, d’animo inquieto, agitato, irresoluto, che sembrava aver già provato tutte le droghe con cui si calmano e si eccitano i nervi: il cloroformio che abbatte, l’etere e la morfina che fustigano il sogno, spengono i sensi e addormentano le emozioni”. Altresì interessante è la riflessione che Maupassant fa esternare a Lamarthe (alter ego, si pensa di Paul Bourget): “Nei tempi in cui i romanzieri e i poeti le esaltavano e le facevano fantasticare (..) esse cercavano e credevano di trovare nella vita, l’equivalente di quanto il loro cuore aveva presentito nelle letture. Oggi voi vi ostinate a sopprimere tutte le apparenze poetiche e seducenti, per non mostrare che le realtà spoetizzanti. Ora, mio caro, senza amore nei libri, non c’è più amore nella vita. Voi eravate degli inventori d’ ideali, ed essi credevano alle vostre invenzioni. Ora non siete che degli evocatori di realtà precise, e come voi, esse si sono date a credere alla volgarità di tutto.”
Che celi questa tirata una polemica verso il nuovo realismo? Che sia questa tutta la disillusione di un uomo le cui cronache ci hanno lasciato un ritratto impietoso di tombeur de femmes e di misconoscitore della propria prole? Che sia infine la conferma che la latente vena misogina che attraversa gran parte dei suoi romanzi sia , in senso più ampio, una veduta d’insieme dell’intera razza umana, schiava di illusioni e di passioni destinate a durare quanto il soffio della vita? Che sia insomma un’indagine di quel muscolo cardiaco che palpita e sussulta trafitto al di là della nostra volontà?
Gli interrogativi sono tanti, i rimandi letterari pullulano, richiami e anticipazioni mi spingono ora alla rilettura della prima produzione di Federico de Roberto ( altro che verista minore!) e alla agognata lettura della Recherche proustiana.
Maupassant? Ci vediamo presto, i tuoi racconti già mi attendono.
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