Il mago
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The magician
Apparso per la prima volta nel 1908, “Il Mago” (“The magician”) di W. Somerset Maugham è stato ripubblicato da Adelphi nel luglio 2020. Da sempre Maugham ha abituato i suoi lettori a scritti intrisi di ironia, ambientazioni precise e meticolose e cinismo. Il tutto con una scrittura elegante e magnetica che accompagna pagina dopo pagina.
Ne “Il mago” Maugham prende come spunto di riferimento il personaggio realmente esistito di Aleister Crowley (classe 1875-1947), figura nota per essere esoterista nonché personaggio d’ispirazione per il mondo dell’occultismo, per essere vissuto in Egitto e per aver condotto uno stile di vita libertino ed eccentrico.
Ad aprire le danze della narrazione è proprio Oliver Haddo, il mago capace di comandare gli spiriti della natura e che non passa inosservato stante la sua prestanza fisica e il suo sorriso arcigno mixato a uno sguardo ferino e arrogante. Dedito alle peregrinazioni in Oriente, si focalizza sulle tecniche e pratiche occulte con cui sperimentare la creazione della vita.
A questa figura si affianca Arthur Burdon, giovane chirurgo che si stabilisce a Parigi dopo aver lasciato per motivi di studio l’Inghilterra insieme a Margaret, la promessa sposa orfana e di cui egli stesso è tutore. Insieme alla coppia vi è Susie, un’amica dell’ex istitutrice della ragazza. L’incontro tra Burdon e Haddo ha luogo per mezzo di una comune conoscenza, il dottor Porhoet, altro appassionato di alchimia. A subire però della carica ammaliante e seduttiva del mago sarà Margaret, fanciulla dedita al matrimonio e ricca di modestia e pudore, studentessa di bella presenza della scuola d’arte. L’iniziale antipatia e freddezza verrà infatti vinta da questa sensazione costante di attrazione. Vincerà il bene o il male avrà il sopravvento?
Al tutto si aggiunge una scrittura ricca ma diretta, mai prolissa e sempre essenziale, intrisa di similitudini e magnetismo proprio come di questo sono intrisi i personaggi che ne colorano le pagine. Si tratta di un racconto gotico il cui ritmo è serrato e rapido e che in altrettanto rapido modo si lascia divorare.
Forse non l’opera più caratteristica e significativa di Maugham ma certamente da leggere per contenuti e riflessioni ivi contenute.
«Da giovane non credevo in nulla, perché la scienza mi aveva insegnato a diffidare persino dell’evidenza dei miei cinque sensi” replicò, stringendosi nelle spalle. “Ma in Oriente ho visto molte cose impossibili da spiegare con i processi scientifici a noi noti. Mr. Haddo vi ha dato una definizione di magia, ma io ve ne darò un’altra. Può essere semplicemente descritta come l’impiego intelligente di forze sconosciute, che il volgo non comprende o non tiene in alcun conto. Un giovane che vada a vivere in Oriente al principio si fa gioco del concetto imperante di magia, ma qualcosa nell’aria prosciuga la linfa del suo scetticismo. Dopo qualche anno, arriva inconsapevolmente a condividere l’opinione di molti saggi, i quali ritengono che, in fondo, qualcosa di vero c’è.»