Il fantasma dell'opera
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Insomma
Letto diverso tempo fa, l'ho trovato abbastanza palloso e poco incisivo.
E' un opera che ha avuto innumerevoli rappresentazioni teatrali e cinematografiche, tra le quali ricordo con sommo dispiacere quelle del Maestro Dario Argento, che andai a vedere secoli fa al cinema Cola di Rienzo a Roma. Purtroppo un film sfortunato che sancì definitivamente il declino del re dell'horror all'italiana.
La storia è interessante, ambientata in un teatro dove si aggira questa figura spettrale che veglia sui destini degli attori e degli spettatori.
Purtroppo avendo preso una edizione ultra economica, ne sono rimasto scottato, visto che la traduzione lasciava molto a desiderare e quindi portare avanti la lettura è stato alquanto difficoltoso e pieno di tempi morti, dovuti alla metabolizzazione del testo di certo non fluido e piacevole.
Parigi è la protagonista oscura del testo, spettrale e cupa, ove si annida il male, la lussuria e la cupidigia.
La morte aleggia un po ovunque, lo spettro si fa beffe delle persone, delle loro paure.
Un ombra si aggira tetra e minacciosa fra cunicoli dimenticati, assiste alle Opere e osserva la prossima vittima.
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Il cinema prima del cinema
“Il fantasma dell’Opera” è un romanzo capace di mescolare con gusto il thriller a piccole dosi di gotico e romance. Considerato il capolavoro di Leroux, questo libro ha dato vita ad una delle figure più iconiche nel panorama dei “mostri” letterari, pur arrivando un po' in ritardo, con la prima pubblicazione datata 1910.
A grandi linee, la storia è nota al grande pubblico grazie alle molte rappresentazioni teatrali ed ai lungometraggi che ha ispirato, ma il romanzo originale serba molto di più: siamo negli anni Ottanta dell'Ottocento a Parigi e la maggior parte della vicenda si svolge all'interno di quel nebuloso ed affascinante conglomerato noto come il teatro dell'Opera, un luogo pieno di meraviglie ed orrori dove...
«I sottopalchi [...] riescono a trasformare piccoli malaticci in magnifici cavalieri, orrende streghe in fate radiose di giovinezza. [...] ...E i fantasmi vi passeggiano come fossero a casa loro...»
In un'ambientazione tanto suggestiva si vanno a delineare due archi narrativi paralleli, accomunati dalla misteriosa figura del fantasma; da un lato abbiamo i nuovi direttori dell'Opera Moncharmin e Richard alle prese con le richieste quanto mai materiali di questo essere spettrale, dall'altra la storia d'amore tra il nobile Raoul de Chagny e la talentuosa cantante Christine, relazione contrastata non solo dalla differenza sociale tra i due ma anche dalla gelosia di un uomo mascherato.
Il romanzo è costellato da un ricco cast di personaggi, ma solo i principali rimangono impressi indelebilmente nella mente del lettore. Accantonando i direttori -vittime dei siparietti comici di Leroux- e il meraviglioso personaggio chiamato il Persiano, la narrazione è in prevalenza incentrata sui protagonisti di questo macabro triangolo amoroso, Christine, Raoul ed il fantasma. La prima ci viene sempre descritta come una fanciulla dall'ingenuità spiazzante, generata ed accresciuta dai racconti del padre;
«-Ebbene, Raoul, mio padre è in cielo, e io ho ricevuto la visita dell'Angelo della musica.
-Non ne dubito-, replicò seriamente il giovanotto, il quale credeva di comprendere che, in un pensiero patetico, la sua amica mescolasse il ricordo del padre con i clamori del suo recente trionfo.»
la sua indole generosa si rivela però essenziale per la risoluzione dell'intreccio, riscattandola così agli occhi del lettore.
Caratterialmente opposto a lei è invece il visconte di Chagny: Raoul è un giovane serio e pragmatico,
«[...] ciò non vietava che credesse al soprannaturale solo in materia di religione e che la storia più fantastica del mondo non avrebbe potuto fargli dimenticare che due più due fa quattro.»
allo stesso tempo è capace di spendere tutto se stesso per amore di Christine e non esita ad abbandonare gli agi della vita nobiliare pur di stare accanto a lei.
Ultimo eppure più importate è il fantasma dell'Opera stesso. Spesso associato a personaggi che condividono con lui un aspetto fisico deforme, come il gobbo Quasimodo o la Creatura in “Frankenstein” di Mary Shelley, in realtà il fantasma ha in comune con loro solo la genesi della sua storia; a differenza dei suoi “colleghi”, lui dedica la sua esistenza al crimine macchiandosi di truffa, rapimento, aggressione e perfino omicidio. D'altro canto, il fantasma è unico anche nei suoi obiettivi, perché la solitudine per lui non è un sicuro rifugio dall'odio dell'umanità bensì una tortura imposta che vorrebbe fuggire, come afferma lui stesso in questo estratto:
«[...] per quanto mi riguarda, è impossibile continuare a vivere così, sottoterra, in una tana come una talpa! “Don Giovanni trionfante” è terminato, ora voglio vivere come tutte le altre persone.»
E a dispetto delle parole compassionevoli del Persiano e di Christine non si riescono a dimenticare i molti delitti di uno tra i più malvagi antagonisti della letteratura.
Il romanzo ha una struttura particolare, figlia dell'esperienza lavorativa dell'autore. Nascosto dietro la maschera del narratore, Leroux sfrutta la sua esperienza di giornalista per raccontare la storia come fosse un intricato caso di cronaca, tentando al contempo di persuadere i suoi lettori sulla reale esistenza del fantasma.
«L'istruttoria ipotizzò più tardi che quell'ombra fosse quella del visconte Raoul de Chagny; io non lo credo affatto, [...] Penso piuttosto che quell'ombra fosse quella del fantasma, che era al corrente di tutto, come presto si vedrà.»
Come avrebbe fatto per uno dei suoi articoli, l'autore cita delle fonti ufficiali inserendole nel testo, come le trascrizioni degli interrogatori:
«Che cosa era successo? [...] ed ecco in che modo questi [interrogatori] furono trascritti sui verbali dell'inchiesta (fascicolo 150).
Domanda: La signorina Daaé non vi aveva visto scendere dalla vostra camera dalla singolare uscita che avevate scelto?
Risposta: No, signore, no, no.»
ed afferma di aver interpellato personalmente molti dei personaggi coinvolti. Purtroppo la maggior parte del testo non è composto da questi estratti e ne risulta un espediente monco; non ho apprezzato troppo neanche l'utilizzo spropositato dei puntini di sospensione e i repentini cambi dei tempi verbali, forse colpa della traduzione.
Ho invece apprezzato molto la struttura narrativa di alcune scene, dal taglio quasi cinematografico, con i retroscena svelati in un secondo momento a creare un effetto di suspense o al contrario comico. E proprio il lato umoristico della storia è un grande punto a favore del libro; pur avendo le capacità di scrivere una valida trama gialla, Leroux sceglie di prendersi gioco sia dei direttori nella loro piccola indagine per smascherare il fantasma,
«[...] qui ci siamo soltanto io e te!... e se le banconote sparissero senza che noi ci entrassimo in alcuni modo, né te né io... non resta che credere al fantasma... al fantasma...»
sia delle stesse forze dell'ordine, nella persona del commissario Mifroid che prende il suo compito decisamente alla leggera:
«È tutta qui, signori, quest'arte della polizia, ritenuta tanto complicata, ma che diventa così semplice non appena si è compreso che tutto sta nel far fare il poliziotto a chi non lo è!»
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Il Fantasma dell’Opera – Gaston Leroux
Mi spiace di andare controcorrente, ma la mia impressione riguardo questo romanzo non è molto positiva. Le tematiche sono buone, non c’è dubbio: il concetto di aspetto esteriore e aspetto interiore che non spesso combaciano (Notre-Dame de Paris di Victor Hugo docet!). Tuttavia, questo non è a mio parere sufficiente. Christine Daee è eccessivamente ingenua e il continuo tira e molla con Raul insensato. La signora Giry e il Persiano sono figure troppo poco approfondite. In particolare, perché mai il Persiano decide di aiutare Raul? Tutti gli altri omicidi da parte di Erik per lui non contavano niente? Per quanto tenesse a lui (SPOILER: e poi, perché teneva a lui? Perché lo aveva salvato in passato per poi non rivederlo più, se non per caso all’Opera?), era comunque un assassino.
Mi è in particolar modo dispiaciuto il fatto che l’approfondimento sul collegamento tra il Persiano ed Erik sia stato relegato nell’epilogo, come se lo scrittore si fosse ricordato in ultimo che mancava qualcosa, utilizzando anche uno stile diverso per narrare.
Lo stile. Non so se sia dovuto all’edizione che ho comprato io (che effettivamente era molto economica), ma l’alternanza dell’uso dei verbi al passato e al presente (e non parlo di quando lo scrittore si rivolge al lettore) è davvero estenuante. Per non parlare della descrizione della stanza dei supplizi: davvero confusionaria. Molte volte, poi, il racconto è frammentato con aneddoti poco interessanti: dopo che Christine viene rapita, la questione delle banconote che scomparivano dalle tasche dei direttori e che dura per ben tre capitoli non si regge. Oltretutto, poi non viene neanche spiegato come scomparivano queste banconote.
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Angelo o Fantasma?
Una delle storie più interpretate e rivisitate, ma chi davvero può dire di aver letto il romanzo dello scrittore francese Leroux?.
Le ambientazioni reali della Parigi ottocentesca si scontrano con un mondo sotterraneo ignoto e labirintico, che non può contaminare il primo. Ciascuno deve preservare se stesso e difendersi dall’altro. Chi tenta di confondere le due realtà è destinato a fallire. Scisso tra verità e finzione, razionalità e superstizione, “Il Fantasma dell’Opera” riesce a coinvolgere il lettore per la sua verosimiglianza: i personaggi sono uomini e donne condannati all’infelicità, che vivono nell’ombra, ma che aspirano alla luce. Cosa può esserci di terrificante in questa che è la nostra condizione perenne? E’ la bruttezza che ci intimorisce e che ci porta ad allontanare ciò che è diverso, ad isolare ed isolarci (inevitabile riconoscere l’influenza greca della Kalokagathia). A ciò che è ignoto l’uomo dà il nome di “fantasma” per giustificare la propria codardia e pigrizia intellettuale: perché cercare di capire, quando è molto più divertente e facile credere in qualcosa di soprannaturale?. Solo la cantante Christine Daaè rimane incatenata dal fascino della presenza che “infesta” il teatro parigino che, da creatura demoniaca, lei identifica con “l’Angelo della musica”. Ma, quando anche la donna comprende che non vi è nulla di mistico nel suo Angelo, la verità è troppo orrida da accettare. Questo scatena la furia del fatidico "fantasma", che, alla fine, si rivelerà più umano di chiunque altro. Quindi nel testo , forse, i ruoli di “vittime” e “carnefici” potrebbero essere ribaltati.
A voi la scelta.
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La bella cantante e il fantasma misterioso..
Una storia misteriosa ed emblematica, sospesa tra un sogno ambizioso e una realtà senza speranza..
Si narra in questa vicenda la storia di un uomo che nasconde miseramente la sua identità dietro una maschera e una bella cantante dell'opera, di cui lui si è innamorato.
A me questa storia fa pensare alla vicenda di "la bella e la bestia" , favola a lieto fine...ma che comunque contiene il principio irresistibile della trasformazione e dell'amore che può guarire e riscattare...
In questa storia il principio che emerge è diverso: è un mostro che si innamora di una ragazza, ma è lui che vorrebbe compierne una fantasiosa trasformazione, mutarla nella sua anima gemella..
fare in modo che lei lo ami nonostante la sua deformità.
Vi sono state numerose trasposizioni cinematografiche di questo libro.
Quella che io preferisco è "Il fantasma dell'opera" del regista Dario Argento che attravero la descrizione impietosa di Erik identificato nel disgustoso uomo dei topi, che vive nelle fogne, perchè abbandonato da una madre crudele, mette in luce lo squilibrio di un amore che vuol fondersi con un elemento che non gli appartiene.
Il gioco di luci ed ombre...non è mai vincente...
La luce non può fondersi con l'orrore del buio...che può oscurare anche la coscienza più innocente, ma spesso esce da questo conflitto umiliato e vinto.
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666
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Molto bello
Uno dei romanzi più belli che io abbia mai letto: avvincente, ricco di suspence e mistero, romantico, toccante e coinvolgente.
Il personaggio di Erik mi ha affascinata moltissimo, dato che su di lui circolano tantissime domande, segreti e misteri: umano o fantasma? Mostro o uomo? Amore o semplice desiderio di uccidere? Passione o vendetta? Difficilmente dimenticherò una bellissima figura come la sua. L'unica cosa che non mi è piaciuta è il modo in cui Leroux scriveva: punteggiatura estremamente errata, narrazione degli eventi troppo rapida, troppi cambi di narratori o protagonisti... Per farla breve: un modo troppo frettoloso di scrivere. Nonostante ciò, però, il libro è assolutamente da leggere.
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Erik - Vittima del destino e delle passioni
Che storia bizzarra ed originale è questa!
Un cocktail di emozioni: tristezza, amarezza, pietà, amore..
Devo ammettere che in un primo momento, la storia di un fantasma che vive negli inferi della casa della musica di Parigi e che chiede il suo "stipendio" ripetutamente ai direttori dell'Opera, è un qualcosa di azzardato. Il personaggio di Erik - il fantasma - può sembrare, in un primo momento, odioso, in quanto tormenta l'Opera per nessuna ragione apparente. Successivamente però si apprende la sua storia frustrante, si comincia col provare pena della sua esistenza e si finisce col compatirlo. Una creatura mostruosa, deriso da tutti per via del suo brutto aspetto, tale da sembrare la Morte vivente. I suo stessi genitori provavano un senso di disgusto nel vederlo; utilizzato addirittura come fenomeno da baraccone nelle fiere! mah,ahimè, sto svelando proprio l'Epilogo. - Pardon -
E' un personaggio, però, tremendamente normale e maledettamente fuori dal comune allo stesso tempo.
Ucciso da pene d'amore, come un qualsiasi essere umano, abile architetto di costruzioni "anomale", ma soprattutto quello che papà Daaé aveva definito: l'Angelo della Musica. Una voce, la sua, che va oltre il normale, oltre il concepibile, tale da ingannare e soggiogare tutti, compresa la povera Christine, vittima delle passioni ardenti del fantasma.
Come non compatire un uomo/fantasma che ha un aspetto talmente raccapricciante da essere costretto ad indossare una maschera (ciò può tirare in inganno, nel senso che ci si aspetterebbe un uomo, di bellissimo aspetto, dalla voce divina che con la sua mente controlla le altre), confinato in una dimora al di sotto del mondo, che desidera semplicemente essere trattato come gli altri, passeggiare per le vie di Parigi senza essere deriso, guardato, accarezzando e tenendo per mano sua moglie.
Ovviamente tutta la storia è racchiusa in un alone di mistero, di gotico, di assolutamente incantevole, che cattura l'attenzione del lettore.
Anche l'Epilogo è interessante, in quanto delinea concetti e riporta scoperte, della presunta indagine, che non sono stati trattati nel resto del libro.
Ma, dopo questa recensione, porgo a voi la domanda: Erik, mostro da compatire o da odiare?