Il caso
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Possente forza del caso
Libro insolito (apparso nel 1913) e unico nel panorama creativo di Conrad, dedito principalmente a opere che hanno come personaggi principali maschi; qui invece il personaggio è una donna, Flora de Barral.
Chi ha letto il suo "Cuore di tenebra" ricorderà sicuramente la voce narrante Marlow! Ecco in questo libro Conrad lo farà risuscitare, dato che muore in Cuore di tenebra e metterà in ordine tutti i brandelli della vita sventurata della protagonista, attraverso dirette testimonianze ma anche confessioni da parte di altri due personaggi, narrando quindi l'intera storia a un suo amico.
Ambientato nella prima parte sulla terraferma, per prendere successivamente, nella seconda la direzione del mare aperto, il libro parla della figlia di un finanziere, Flora, che rimane sola e in balìa alla cattiva sorte e ai pregiudizi dopo che suo padre viene arrestato (forse ingiustamente) per cattiva gestione dei patrimoni... E quando c'è di mezzo una donna c'è di mezzo anche un uomo e l'amore tra i due!... e con la descrizione della trama mi fermo qui, lasciandovi il piacere di scoprire tutto il resto, con un finale inaspettato, dettato dal caso... Tutta l'opera viene sottolineata dall'importanza del caso nella vita delle persone, caso che spesso interviene in situazioni critiche, come se la soluzione migliore soltanto lui può trovarla, cambiando le nostre vite.
Le tematiche sono molte, oltre la principale che rappresenta la condizione della donna in un mondo di maschi, che se da un lato (aspetto femminista) Conrad scivola con sincerità nella misoginia dall'altro lato però (aspetto femminile) ne canta le lodi e innalza la donna come essere superiore al maschio. Bisogna sicuramente contestualizzare tale opera perché negli ultimi anni la donna si è di molto emancipata e quindi il suo riscatto non è più attraverso un buon matrimonio, certe idee oggi sono un po' obsolete ma è solo minimo questo sguardo dell'autore verso il sociale, si va a puntare soprattutto sulla psicologia del personaggio e lì, in quanto donna, posso dire che mi ci sono ritrovata, pertanto tanto di cappello a Conrad che ha saputo dimostrare molta sensibilità e delicatezza in questo libro.
""Io definisco sincera una donna", riprese Marlow dopo avermi dato un sigaro ed essersene acceso uno anche lui, "definisco sincera una donna quando essa dice spontaneamente qualcosa di remotamente simile nella forma a ciò che vorrebbe dire in realtà, a ciò che pensa andrebbe detto davvero se non si dovesse salvaguardare la stupida sensibilità degli uomini. Il giudizio delle donne, più secco, essenziale, onesto, afferra tutta la verità, ma per tatto e diffidenza nei confronti dell'idealismo maschile esse si trattengono dal rivelarla per intero. E il loro tatto è infallibile. Se le donne dicesserò la verità noi non riusciremmo a sopportarla. Non reggeremmo. Provocherebbe infelicità a catena, col risultato di tremendi scompigli in questa mediocre, forse, ma pur sempre idealistica felicità illusoria in cui ciascuno di noi trascorre la sua piccola vita: l'unità nella somma totale dell'esistenza.""
Oltre alla condizione femminile, l'autore analizza e soprattutto critica la vita sulla terraferma:
"Ci sfioravano di continuo una, due, tre persone alla volta; gli abitanti di quella parte della città dove la vita scorre spoglia di grazia e splendore; ci passavano accanto coi loro indumenti logori, le facce smunte, macilente, angosciate o stremate, o semplicemente inespressive, in un flusso tetro, lugubre non vite ma di mere esistenze anonime le cui gioie e lotte, i cui pensieri, dolori, le speranze stesse agli occhi del mondo erano miserabili, tristi, e insignificanti,"
"Se noi in mare facessimo il nostro lavoro come la gente a terra di ogni ordine e grado fa il proprio, non riusciremmo mai a guadagnarci da vivere. Nessuno ci darebbe uno stipendio. E poi, una nave governata e manovrata col pressappochismo di questi qui quando sbrigano i loro affari non arriverebbe mai in porto."
Altri temi sono la giovinezza con le sue grandi speranze spesso destinate a sfumare o a trasformarsi in illusioni, l'ipocrisia e il pregiudizio, l'egoismo, il difficile rapporto tra genitori e figli, la morte, l'onore. E' una opera ricca, scritta in modo perfetto, con un linguaggio forbito, poetico ma che non manca certo di ironia che fa spesso sorridere, infine, nonostante tutto, è anche un romanzo felice, una sorta di "Jane Eyre" moderna, con meno colpi di scena e scritta da un maschio e non da una donna, particolare importante perché sgrassa parecchio il romanticismo e le sdolcinatezze che personalmente non amo.
"E gli uomini possono essere ritenuti responsabili unicamente delle loro intenzioni. Qualsiasi cosa facciano, gli effetti ultimi sfuggono totalmente al loro controllo."