I dolori del giovane Werther
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Werther
«La solitudine è per la mia anima un balsamo prezioso in questo paesaggio paradisiaco, e la stagione della giovinezza mi riscalda con il suo rigoglio il cuore spesso attraversato da brividi. Ogni albero, ogni siepe, è un mazzo di fiori, e si vorrebbe tramutarsi in maggiolini per poter fluttuare in questo mare di profumi e trarre da esso tutto il proprio nutrimento.»
Scritto nella forma epistolare, “I dolori del giovane Werther” è un titolo che ci presenta un protagonista innamorato dell’amore. È l’innamorato romantico per eccellenza, è l’innamorato della corrente preromantica per eccellenza. Classe 1774 il testo è uno scritto giovanile di Goethe che può considerarsi il simbolo dello Sturm und Drang (“Tempesta e impeto”), movimento che si sviluppa in Germania tra il 1770 e il 1785 e che condurrà a quei temi che saranno poi propri del romanticismo tedesco e che ritroveremo anche nei suoi futuri lavori. Molteplici le critiche circa possibili legami tra le due correnti e in particolare anche con l’Illuminismo.
Ed è così che conosciamo il nostro protagonista, che ne seguiamo le avventure, la crescita, le riflessioni in un mutare costante e in un evolversi lineare e logico. Perché Werther è un uomo intelligente ma scostante, è un uomo che all’inizio dell’opera giunge al lettore per quella profonda voglia e gioia di vivere che poi muta sino all’epilogo più che noto. Ed è ancora molto attuale come componimento, sia per tematiche trattate che per temi psicologici individuali che lo caratterizzano e delineano.
A questa prima e più immediata anima del volume caratterizzata dal sentimento dell’amore che giunge sin dalle prime pagine e che ne permea l’essenza, segue l’altro elemento romantico della Natura che qui viene recuperato nella concezione di Spinoza con il quale condivide il panteismo, non a caso si giunge ad affermare che natura e Dio sono congiunti e che la natura altro non è che “l’abito vivente della divinità”. La natura non è dunque oggetto immobile quanto forza primordiale, animata e vivida ma è anche il luogo in cui l’anima può esprimersi nella sua massima libertà e in tutte le sue tinte (malinconiche, gioiose, nelle ispirazioni, nell’arte, nella comprensione, nella ricerca e molto altro ancora). È altresì lo strumento che armonizza, che crea unione e fusione, che fonde e costruisce il volto più complesso intrinseco nell’elaborato stesso.
Lo stile è inoltre fluido, erudito ed evocativo tanto che riesce a far estraniare il lettore dal mondo circostante e a farlo concentrare su quello che invece sono le vicende. Goethe riesce inoltre in un’impresa non semplice stante la forma narrativa dell’epistola che per definizione tende ad allontanare il conoscitore, a respingerlo. Imprime in queste pagine il massimo del sentimentalismo tanto che chi ama il genere non resterà immune. È un libro che merita di far parte del bagaglio culturale di ogni lettore e che ha molto da offrire per la sua formazione. Tuttavia, l’opera tende a risentire del tempo che passa. Un po’ come ho ravvisato in “Frankenstein”, gli anni passati hanno influito sulla percezione del contenuto portando il lettore moderno a sentire quali lontani anche argomenti ancora attuali e in un certo senso vicini.
Un titolo a cui torno dopo una quindicina d’anni dal primo conoscersi, che mantiene l’emozione dei suoi contenuti, che scava nell’animo umano e che è espressione di una corrente che non manca di solleticare le corde più intime.
«Ma cosa è mai l’uomo, per poter lagnarsi di se stesso? Caro amico, te lo prometto, voglio diventare migliore, non voglio più rimuginare, come ho sempre fatto, su quel poco di male che il destino ci pone dinanzi; voglio godere il presente e lasciar passare il passato.»
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Un caso editoriale... un po' invecchiato
Leggere “I dolori del giovane Werther” subito dopo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” mi ha portato a due constatazioni: la prima è quanto l'opera giovanile di Goethe avesse avuto un potentissimo impatto non solo sui lettori di tutta Europa, ma anche sul mondo letterario del tempo; la seconda è diretta conseguenza della prima, e si riferisce al fatto che la letteratura italiana (mi riferisco esclusivamente a quella in prosa) avesse a un certo punto smesso di essere quella da cui tutta Europa attingeva. A un certo punto (e quello della scrittura del Werther sembra essere un importante snodo) i letterati italiani si ritrovano molto più frequentemente ad attingere ai colleghi stranieri dando il via a una tendenza che mi pare si sia attenuata soltanto nel Novecento (che comunque è stato un secolo florido per la letteratura quasi ovunque). Si, perché le somiglianze tra Jacopo Ortis e Werther sono a dir poco evidenti, e il fatto che Foscolo avesse il coraggio di negarlo è anche piuttosto ridicolo: perché anche se Ortis mette parte del suo focus su un sentimento patriottico che nel Werther è totalmente assente, la struttura del romanzo - nonché le sue dinamiche narrative - sono praticamente identiche.
Ma sto divagando.
Tralasciando l'Ortis, "I dolori del giovane Werther" si focalizza su temi più psicologici e relativi all'individuo, con cui pare che la generazione di giovani del tempo si ritrovasse molto. Werther è un uomo passionale, intelligente ma scostante, che può passare dalla gioia di vivere (palese a inizio romanzo) a una completa depressione che porta all'epilogo che tutti conosciamo. Nonostante contenga brani meravigliosi e riesca a isolare tratti della natura umana che sono applicabili all'uomo ancora oggi, il Werther è tuttavia uno di quei romanzi che secondo me sono “invecchiati male”. Mi spiego meglio. Sebbene si legga piacevolmente (cosa niente affatto scontata per l'epoca in cui è stato scritto), è tuttavia intriso d'un sentimentalismo che fatica a farci entrare in empatia col protagonista e, sebbene ogni romanzo vada contestualizzato, è naturale che il lettore tenda a sentire più vicini personaggi che esprimano emozioni che può capire (cosa che è difatti accaduta quando il Werther è stato pubblicato). Ma ci sono personaggi che resistono alla prova del tempo: infatti, il dolore di vivere d'un certo Amleto è spaventosamente attuale ben quattrocento anni dopo il suo concepimento, mentre quello di Werther è qualcosa che oggi si fatica a comprendere, che ci sembra eccessivo e quasi immotivato. Perché? Perché il dolore di Amleto ha radici che vanno molto in profondità, in anfratti dell'animo umano che non cambiano mai; in dubbi che l’uomo moderno non ha ancora sradicato e forse non sradicherà mai. Il dolore di vivere di Werther, invece, che era sembrato eccessivo anche a molti suoi contemporanei, risulta piuttosto alieno agli occhi di una società come la nostra, in cui l'amore romantico ha subito una gran batosta (purtroppo); figurarsi come può considerare la cieca passione di cui è preda Werther, che dall’amore impossibile non trova altra via d’uscita che la morte.
In conclusione, senza negare il valore poetico e storico dell'opera, “I dolori del giovane Werther” è un romanzo che ci presenta un dramma in certi tratti toccante, ma che si allontana sempre più dall'uomo moderno e non può avere l'impatto di altri capolavori, anche se più antichi addirittura di secoli.
“Oh ché la lontananza è come l’avvenire! Vasto e indistinto, tutto un mondo si stende innanzi all’anima nostra, e sguardo e senso vi si perdono; ahimè vorremmo dar tutto l’essere nostro per sentirci una volta colmare della delizia di un sentimento unico, grande, splendido; ma quando poi gli siamo corsi incontro, quando il Laggiù è divenuto un Qui, ogni cosa è rimasta come prima, e non è finita la nostra povertà, non s’è allargato il nostro carcere, e l’anima agogna sempre il ristoro che le è sfuggito.”
Il tumulto del cuore e l’autentica passione
L’apoteosi del Romanticismo, quale corrente e quale modo di sentire e vivere la vita, è tutta qui, in queste pagine. Disprezzo delle convenzioni, esaltazione del cuore come unico bene dell’uomo più dell’intelletto e delle doti di pragmatismo e di industriosità, più della ricchezza di beni materiali.
“la sola cosa di cui sono orgoglioso, che è sorgente di ogni forza, di ogni gioia, di ogni dolore. Tutti possono sapere quello che io so... ma il mio cuore, lo possiedo io solo”
Anche la pagine bruciano, passioni violente, le vere passioni, quelle autentiche...quelle lasciano attorno un fuoco inestinguibile. Sono passati secoli e “I dolori del giovane Werther” conservano ancora il calore di quel fuoco che si rinnova ogni quando il lettore curioso vi si avvicina.
Amare una donna, una sola donna e desiderare di morire per lei, perché questa vita, fatta di convenzioni e di legami sbagliati, rende l’uomo appassionato e sincero profondamente infelice.
“Invano io le tendo le braccia al mattino, quando mi sveglio da sogni penosi, invano la cerco la notte sul mio letto quando un dolce, puro sogno mi fa credere di sedere vicino a lei sul prato e di tenere la sua mano, e di coprirla di baci. Ah, quando sono ancora quasi immerso nell'ebbrezza del sonno, e la cerco... e poi mi sveglio, un torrente di lacrime irrompe dal mio cuore oppresso, e io piango sconsolatamente nella prospettiva di un cupo avvenire”
Un amore fatto di sguardi, di condivisione di interessi, di modi di sentire la natura e le espressioni più alte e nobili dello spirito. Il comune piacere nella lettura di Ossian. Nell’opera anche il famoso bardo appare nelle citazioni, ad un certo punto Werther confessa di prediligerlo ad Omero...lo sente più vicino al suo cuore, al suo stato d’animo tumultuoso , cupo...nebbie di cimiteri, atmosfere inquietanti, amori infelici...
Apologia ed apoteosi del Romanticismo e la Germania ne fu la patria.
Al confronto le a me care “Ultime lettere di Iacopo Ortis” che pure ho amato e riletto in gioventù, mi appaiono puro scopiazzo senza originalità, ad esclusione del concetto di “illusione”, meno articolato in Goethe: si ripete la forma del romanzo epistolare, dell’amore per una donna promessa ad un altro, della difficoltà del protagonista di accettare le convenzioni, del senso di emarginazione (in Foscolo più legato alla sua condizione di esule politico), dell’esaltazione dei sentimenti e delle emozioni.
“Ah qual vuoto, quale orribile vuoto sento nel mio cuore! Spesso io penso: se tu potessi una, una sola volta stringerla al petto, tutto il vuoto sarebbe colmato”.
Se avesse avuto un animo più leggero e superficiale non sarebbe stato così infelice. Sono le sue considerazioni, quelle che lo porteranno al tragico e commovente epilogo, secondo me più toccante di quello foscoliano...decisamente più toccante.
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Nell’oblio dello Sturm und Drung
Ci troviamo di fronte ad un romanzo epistolare a una voce, la voce del protagonista Werther, un artista al quale piacciono l’ambiente che lo circonda e la lettura. Nelle sue lettere si è sempre immersi nel vortice dei suoi pensieri.
Forti emozioni ci trascinano come un uragano fino al suo colpo di fulmine con Lotte, la quale però è già promessa in sposa ad Albert.
Il protagonista non può fare a meno di lei e passa intere giornate a pensare a lei e ad incontrarla.
Andarla a trovare diventa persino una piacevole abitudine, ma non poterla avere tra le sue braccia diventa un tormento insopportabile.
Troppe riflessioni e paranoie affliggono quest’uomo tanto da farlo diventare mentalmente instabile. Un vortice emozionale porta Werther a pensieri negativi.
Un germe maligno si installa nella sua mente.
-spoiler-
È deciso Lotte, voglio morire, te lo scrivo senza romantica esaltazione, tranquillo, la mattina del giorno che ti vedrò per l’ultima volta..uno di noi tre deve sparire è quello voglio essere io....o mia adorata! Nel mio cuore dilaniato si è spesso insinuato il feroce pensiero...di uccidere tuo marito..o te..o me! E così sia!”
Ho voluto provare a leggere quest’autore apprezzato da molti, tanto che molte persone affrontarono il suicidio con questo libro in mano.Personalmente però ho trovato questo libro, degno rappresentante dello Sturm und Drang, nel complesso noioso, nonostante la sua improvvisa conclusione drammatica, che fa terminare i dolori del Giovane Werther.
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- no
Innamorato cronico
Comincio col dire che è la prima volta in assoluto che affronto questo genere di lettura, per la quale devo ammettere non ero preparato. Leggendo quasi esclusivamente thriller volevo tentare un avvicinamento ad un classico, che non fosso molto lungo per evitare di interromperlo.
Provo a dare quindi una chance sia al romanzo, sia a me ed affronto le prime difficoltà.
Il linguaggio e il ritmo sono le caratteristiche che mi fanno tentennare. Ricordo a me stesso che I dolori del giovane Werther è stato pubblicato nel 1774.
La storia di per se è interessante. La figura di Werther è ricca di sfaccettature. Werther è soprattutto un innamorato cronico. Ama, nel senso più ampio del termine, anche Albert - il suo rivale in amore - poiché lo considera un buon amico, ma soprattutto ama la bella Charlotte.
Un innamoramento tenero ma introverso al limite dell'autolesionismo "io vado a Wahlheim e, quando mi trovo lì, sono soltanto a una mezz'ora di distanza da lei: respiro la sua atmosfera…".
Secondo me il suo amore non corrisposto si traduce in malumore e autocommiserazione quasi per la necessità di provare un'emozione forte. Non riesco ad amarla quindi mi rodo dalla sofferenza perché questo dolore mi fa provare qualcosa che non sia indifferenza o apatia. Come per dimostrare a se stesso che se "punto, sanguina".
Approfondendo I dolori del giovane Werther è impossibile non imbattersi nello "Sturm und Drang" - Tempesta ed Impeto - del quale Goethe sembra esserne il fautore.
-- ATTENZIONE SPOILER --
La Tempesta di emozioni e di eventi riesco a trovarla ma di Impeto ben poco – nelle azioni - , che ridurrei al secondo libro quando Werther ruba un bacio a Charlotte, suscitando finalmente tutta la mia approvazione, e naturalmente nel finale quando Werther si spara alla tempia con le pistole prestategli da Albert (il marito di Charlotte) regalandomi un gran finale e liberandomi dalla sofferenza Werther che come un contagio stava facendo soffrire anche me. Che lo Sturm und Drang fosse rivolto ai lettori e noi ai personaggi?
Anche se amo la lettura, ho affrontato solo studi tecnici, e sono a digiuno da quelli classici quindi spero di non aver scritto aberrazioni tali da fare impallidire professori e liceali.
Domanda: ma si può parlare di spoiler per un libro di 243 anni?
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recensito da napoleone
Anche Napoleone ha letto questo romanzo. Per la precisione sette volte e poi ne ha discusso con l'autore. Pare l'abbia letto con lo stesso spirito con cui "un giudice criminale studia i suoi atti". Forse è perchè io l'ho letto solo una volta e mi ci sono approcciata con spirito diverso che non condivido le critiche dell'Imperatore. Secondo il blasonato lettore lo scritto avrebbe dovuto essere un elogio alla forza soprannaturale dell'amore, ma è stato sciupato quando Goethe ha deciso di affiancare alla passione amorosa l'amor proprio offeso.
Io ci vedo poca forza prorompente dell'amore, forse forza distruttiva, capacità di ridure all'impotenza. Werther è tutt'altro che attivo e dirompente. Dal primo incontro con una ragazza che a noi tutt'al più sembrerebbe carina, le è assolutamnte succume. Sa da subito che è findanzata, legata ai numerosi fratelli orfani di madre, ma nulla fa per strapparla ai suoi affetti. E' arrendevole, patetico, il suo dolore stenta ad attirare le simpatie perchè è così totale e privo di dignità semmai da attirare fastidio ed astio. Neppure quando un fortuito incontro gli svela che la dolce Lotte ha un che di gattamorta si ravvede.
Non ci trovo neppure l'amor proprio che l'avrebbe portato almeno a dichiararsi in modo chiaro e non solo a sospirare in un angolo come una timida collegiale.
Naturalmente nulla ho da eccepire su stile scelta di ambienti ed abilità narrativa dello scrittore.
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LO STURMER PER ECCELLENZA
Manifesto della cultura letteraria dello Sturm und Drang, quest'opera sembra essere una vera e propria pietra miliare dell'epoca. Pubblicato nel 1774, il romanzo epistolare di Goethe ha un successo mondiale, tanto da dare vita al ''wertherismo''. Chi è Werther? Partiamo subito col precisare che Goethe non si identifica assolutamente in Werther, anzi, chi avrà letto il romanzo con attenzione, noterà il distacco dell'autore dal modo di fare a tratti ''patetico'' del protagonista.
Werther è focalizzato unicamente su sé stesso e sulla sua sofferenza. Proietta il suo io in tutto ciò che lo circonda, vivendo tutto con un'intensità quasi eccessiva. L'amore per Charlotte nasce proprio perché egli sa di non poterla avere. A Werther sta stretto il mondo che lo circonda, una volta presa coscienza dei limiti dell'io umano, ha inizio la sua crisi, egli tenta di eludere i limiti umani attraverso la fantasia, le emozioni, i sentimenti, ma ciò non gli basta; è proprio la conoscenza di questi limiti e la presa di coscienza di non poterli superare a far implodere il suo io , perciò egli si suiciderà.
Tuttavia, Goethe sembra essere molto abile in vari aspetti. In primo luogo, egli rielabora una serie di vicende biografiche che non hanno alcunché di particolare, ma che grazie alla sua strabiliante tecnica diventano pietra miliare della letteratura mondiale. In secondo luogo, come è possibile notare, il romanzo, pur essendo epistolare, contiene solo lettere di Werther indirizzate all'amico Wilhelm, ma non vi è alcuna risposta da parte di quest'ultimo, Questa è la tecnica del monoprospettivismo, volta a focalizzare l'attenzione sui sentimenti di Werther, con l'obbiettivo di suscitare compassione nel lettore.
Essenzialmente manifesto dello Sturm und Drang, il personaggio di Werther può essere visto in vari modi: può essere definito ''patetico'' per la sua intrinseca debolezza, può essere definito, come direbbe Schiller ''ingenuo e sentimentale'' perché sembra percepire la totalità della natura; può essere definito ''saggio'' perché ha compreso i limiti dell' io umano, se non ''folle''.
Ritengo giusto affermare che l'opera è anche un'affermazione della nuova idea di natura, ovvero una natura ''viva'' e intrisa di ''spirito'', entrando in contatto con quest'ultima è possibile percepire direttamente la forza divina del creatore, e Werther ha la capacità di sentire ciò.
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Prestami le pistole
Il temperamento artistico e passionale di Werther si staglia sulla normalità di Albert, amico e rivale: a lui è andata in sposa la bella Charlotte, conosciuta nell’occasione di un ballo nel pittoresco villaggio di Wahlheim (“Non mi ero mai sentito così leggero, alato”).
La passione monta, alimentata dalla frequentazione della persona amata (“I bambini mi sono affezionati”) ed è contrappuntata dagli spettacoli di una natura che nei chiari di luna e nelle tempeste enfatizza l’infuriare della passione.
Nelle letture del giovane colto, Omero viene ben presto sostituito da Ossian, più idoneo a corrispondere a “I dolori del giovane Werther” dipinti dall’arte pre-romantica di Johann Wolfgang Goethe.
Dopo un vano tentativo di allontanamento, il ritorno al villaggio è foriero di ulteriori dolori. Gli ammonimenti di Lotte, alla moderazione e al contenimento della passione, sortiscono in Werther l’effetto opposto: del resto l’epilogo è stato abbondantemente tracciato nel primo (“Prestami le pistole… per il viaggio”) dei due libri che compongono l’opera, nel famoso dialogo tra Werther e Alberto sul suicidio.
Gli interrogativi sull’amore infelice sono fitti e densi. E senza una risposta.
“È dunque destino che dove un uomo trova la sua beatitudine lì pure deve trovare la sorgente della sua infelicità?”
Giudizio finale: epistolare, classico, furente.
Bruno Elpis
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Il romantico per eccellenza!
Avete presente quell'istinto masochista che induce alcune persone che stanno passando un periodo turbolento, triste, difficile insomma, ad ascoltare canzoni, leggere libri o guardare film che le inducono ancor di più a crogiolarsi in quello stato d'animo? Io si! Posso tranquillamente affermare di far parte di quella categoria. Tuttavia "I dolori del giovane Werther" di Goethe ha su di me l'effetto opposto. La trama di questo romanzo epistolare, classico della letteratura romantica tedesca, credo sia ben nota a tutti. In sintesi narra dei tormenti interiori di Werther, personaggio che rappresenta l'uomo "romantico" per eccellenza, ora rapito nell'osservare la bellezza estasiante e sublime di un frammento di natura, ora rinchiuso in se stesso, mentre nel suo cuore sboccia un amore impossibile per la giovane Carlotta, già promessa ad un altro uomo. Noi seguiamo le sue tormentate riflessioni per mezzo del rapporto epistolare che egli intrattiene con l'amico Guglielmo e non si può fare a meno, per chi ha un cuore sensibile, di riconoscere al di là dei secoli di distanza i propri dolori, le proprie insicurezze. Dopotutto il cuore dell'uomo, al di là delle differenze temporali, geografiche, sociali e culturali, è sempre dominato dagli stessi istinti e dalle stesse passioni. Quando vivo un periodo un po' negativo mi capita di riprendere in mano questo romanzo perché per me è una sorta di palliativo per il dolore, mi fa sentire meno sola. In effetti c'è un passaggio di questo breve libro che esprime questo concetto:
Tante volte mi dico: "Il tuo destino è unico: puoi dire che tutti gli altri sono felici e che nessuno è mai stato tormentato tanto come tu lo sei". Poi leggo un poema antico ed è come se vedessi nel mio proprio cuore.
Ecco, sapere che c'è chi ha vissuto o vive situazioni simili alle proprie, che sia tra le pagine di un libro o nella quotidianità, fa sentire meno soli, perché in fondo ogni uomo, che lo dia a vedere o meno, vive i nostri stessi drammi, anche se in modi e per cause diverse. Cio' che i poemi antichi hanno fatto per Werther, per me lo ha fatto il Werther stesso. Dopotutto non posso che concordare con Goethe che già introduceva al libro con queste parole: "(...) E tu, anima buona, che come lui senti l'interno tormento, attingi conforto dal suo dolore, e fai che questo scritto sia il tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi". Consiglio dunque la lettura a tutte le "anime buone" che sicuramente vi si riconosceranno.
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Il manifesto dello Sturm und Drang
Sicuramente un grande classico della letteratura tedesca, in particolare del cosiddetto Sturm und Drang, il preromanticismo tedesco. Infatti, il libro secondo me è una sorta di manifesto del nuovo movimento culturale in quanto compaiono tutte le classiche tematiche che si possono individuare nel Romanticismo.
In particolare è fondamentale il rapporto dell'uomo con la natura che dapprima assume contorni idillici, sembra rifarsi ad una quiete, ad un luogo ameno di matrice neoclassica. Poi proseguendo narrazione la Natura diventa una specchio dei sentimenti di Werther, l'opera del Creatore e l'uomo fa parte di essa e si rapporta in modo tipicamente romantico con essa. Infatti, in principio la Natura è percepita come una parentesi quasi bucolica, le colline, la fontana, il tiglio creano l'ambiente ideale, classico. Quando si reca quasi in pellegrinaggio verso la sua città natale, poi, Werther comincia a trovare nei luoghi della sua infanzia, il ricordo. Infine, i sentimenti trionfano e anche dal punto di vista letterario, Ossian prevale su Omero, Werther preferirà una natura selvaggia, imperfetta, ma sublime.
Alla tematica della Natura si lega il titanismo, in quanto spesso il sublime che essa scatena in Werther lo porta a slanci di titanismo in cui l'animo del giovane si eleva, quasi fosse egli stesso il Creatore pur sapendo di essere un uomo finito e può solo aspirare ad essere infinito.
Oltre alla tematica della natura, emergono anche i sentimenti e l'Io del giovane. Non a caso si tratta di una romanzo epistolare nel quale le lettere, quasi come un diario ci consentono di avere una visione dell'interiorità di Werther, i suoi sogni e pensieri. Per quanto riguarda i sentimenti, Werther si pone chiaramente in modo romantico nei confronti dell'amore. Il confronto con il rivale Albert ci dimostra quanto Werther si avvicini all'idea del genio romantico, mentre Albert mantiene posizioni conservatrici, razionali, tipicamente borghese. Quindi Werther si trova in una situazione di conflitto perché è di fatto al di fuori da ogni ceto sociale, i nobili lo rifiutano mentre i borghesi sempre in attività non possono accettare la vita apparentemente oziosa che Werther conduce.
Werther, secondo me è il giovane nel quale ci rispecchiamo, nel quale si rispecchiavano i giovani dell'epoca,un'anima tormentata, impulsiva, dotata d' ingegno e rappresenta l'archetipo dell'artista romantico, il rifiuto delle regole accademiche, del lavoro fisso e monotono, senza creatività che mantiene per poco tempo.
Una riflessione a parte merita il personaggio di Lotte attraverso la quale emerge la tematica dell'Amore intesa come forza trascendente, infatti Lotte è spesso circondata da un'aura religiosa, sacra. L'Amore viene analizzato da Goethe e diviene il sentimento principe del movimento romantico, se non si prova questo tipo di Amore sublime non si può vivere al completo. Infatti la vita di Werther seppur breve è intensa ed è comunque vissuta fino in fondo e il suicidio non è un'azione folle ma un rimedio naturale ad una "malattia spirituale", per Werther è come soccombere in seguito ad una febbre per la quale l'uomo non ha nessuna colpa.
Lo stile del romanzo è senza dubbio elevato, ricco di parole ricercate che però arrivano direttamente al cuore del lettore perché sono incredibilmente corrette, giuste, ci fanno comprendere il personaggio e secondo me è quasi impossibile non identificarsi in una sua riflessione. Il romanzo è caratterizzato dalla presenza di punti esclamativi, domande senza risposta e punti di sospensione che, come dice lo stesso Werther non può evitare di inserire.
In conclusione, un libro assolutamente consigliato per la ricchezza e l'importanza delle tematiche, per l'analisi accurata del protagonista e del sentimento.