I diari di Grasmere
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Dorothy Wordsworth (1771-1855), sorella minore di un anno del poeta romantico, scrisse diversi diari, nessuno destinato alla pubblicazione, dai vari soggiorni e residenze condivisi col fratello, e dai viaggi e dalle gite. Nel 1829 una grave malattia con ripercussione sulla salute mentale, la costrinse ad una vita da invalida. La sua ultima opera, Pensieri dal mio letto di dolore, traccia un malinconico bilancio della usa esistenza.
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'UNA ROMANTICA DONNA INGLESE'
" Grasmere aveva un'aria solenne nell'ultima luce del crepuscolo. Faceva scendere la pace in cuore ".
Grasmere è una suggestiva località nella parte centro-nord-occidentale della Gran Bretagna, un magnifico luogo di alture boscose e placidi laghi. Qui abitò per lunghi decenni Dorothy, insieme al più celebre fratello, il grande poeta Wordsworth. Dapprima in una graziosa casa immersa nella vegetazione tipica di un clima fresco e umido; poi, col matrimonio del fratello e la nascita di tre bambini in quattro anni, in una dimora più grande e confortevole. (Chi desidera vedere la bellezza dei luoghi e il fascino di queste abitazioni, ora aperte al pubblico, può accedete ad Internet e cliccare su "Grasmere").
I diari contenuti nel libro risalgono al periodo 1800-1803, iniziati quando l'autrice aveva 29 anni. Essi sono stati scritti con lo scopo di illustrare al fratello quanto accadeva (specie durante le sue assenze), come base e spunto per la composizione delle sue poesie (possiamo scorgervi il ruolo subalterno della donna dell'epoca, anche se lei affermava di non avere ambizioni artistiche).
C'è però da dire che le pagine di questo libro ci rivelano anche le doti letterarie della scrittrice: la sua nitida prosa è avvolta da un tocco poetico, un riflesso della poesia di cui era improntata la sua stessa vita quotidiana.
Il fascino del libro ci offre inoltre una preziosa testimonianza di come questi Romantici conducevano la loro esistenza intrisa, essa stessa, di Romanticismo: "quando è venuto giù un leggero acquazzone (...) non sono tornata indietro (...). Ho passeggiato a lungo tra le rocce (...). La calma e la quieta solitudine della valle mi hanno colpito tanto da sprofondarmi nella malinconia".
Tra una lettura di Shakespeare, il rammendo di una calza e la cottura di crostate e torte di mele, effettivamente le passeggiate colmavano uno spazio importante nelle giornate di questa giovane donna, che amava vivere a contatto con la natura: "Stamattina sono andata fino al lago, raccolto piante e letto le "Ballate" seduta su una roccia"; "mi sono sdraiata sotto il vento con la testa sopra un masso coperto di muschio". Raccoglieva fragole selvatiche e lamponi, magari in compagnia del poeta Coleridge, amico fraterno, gradito ospite. Oppure timo, che trapiantava nell'orto, curato spesso personalmente.
La solitudine, comunque, non le dispiaceva: "grazie a Dio, non ho bisogno di compagnia davanti a un lago illuminato dalla luna". La contemplazione della natura e del paesaggio sovente le rasserenava l'animo: "E' stata una mattinata incantevole. Tutto verde e traboccante di vita; i ruscelli cantavano senza posa insieme ai tordi e agli altri uccellini"; "Tutta la vallata profumava di mirica e timo selvatico. I boschi intorno alla cascata venati dell'oro intenso della ginestra". Ogni cosa pareva sorprenderla: il candore del biancospino, le rose selvatiche. Poi lasciava libera l'immaginazione: "Le onde attorno all'isoletta sembravano un danza di spiriti che sorgevano dalle acque".
Per la notte aveva una predilezione: "La luna splendeva sull'acqua"; "il chiaro di luna si posava sulle colline come neve"; "lucciole dappertutto", e le passeggiate notturne erano una consuetudine.
Le persone, coi loro drammi, certo non le erano indifferenti; spesso bussavano mendicanti (uno squarcio sulla realtà sociale inglese), a cui elargiva qualcosa e ne ascoltava le dolorose vicende. Intanto annotava : "...è passata una donna altissima (...). Indossava un lunghissimo mantello marrone e un cappello candido (...). Teneva per mano un bambinetto scalzo (...). Le ho dato un pezzo di pane". Da questa osservazione è nata una delle più celebri composizioni del poeta William Wordsworth.