I cardi del Baragan
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Gli Olteni son partiti
Un paese ricco governato malamente, le genti affamate implorano.
Pure Dio infierisce, fulminando con calamità le terre così il popolo arranca, sempre più cencioso, mentre i magazzini dei ricchi sono ogni giorno più colmi.
Dio, che poi indulgente dona raccolti abbondanti e stagioni prolifiche ma il popolo agonizza, sempre più indolenzito, mentre i depositi dei potenti accumulano derrate su derrate.
Ci sono stomaci che non hanno il permesso di riempirsi, ci sono occhi di uomini che non devono appoggiarsi sulla Costituzione.
I cardi corrono e corrono spinti dal vento su lande desolate, mentre i bambini ricoperti di stracci, tanto assuefatti al dolore da non provare più nulla, li inseguono senza briglie. Satolli di quell’orribile libertà di chi ha perso qualsiasi legame e qualsiasi risorsa.
Attraverso la voce di un ragazzino errabondo Istrati parla di una Romania di inizio Novecento, sono poche pagine intense e disperate. Raccontano di un Paese e di un popolo. Di dolore, di oppressione, di rivoluzione. Piacevole lettura, colma di folclore ed empatia su personaggi ben delineati e ambientazioni tracciate con precisione, nonostante la brevità del romanzo e l’essenzialità della penna.
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Piccolo capolavoro
Una scoperta piacevole e toccante. Narra le vicende di un ragazzino nella campagna rumena di inizio secolo . Una vita fatta di stenti e privazioni condotta sempre con coraggio e inseguendo il vagare dei cardi come fosse un ideale inseguimento dei propri sogni . Il protagonista scoprirà che il problema può non essere solo la povertà e la miseria quanto la non consapevolezza di essere sfruttati e allora la ribellione sembra qualcosa di giusto ma non c’è giustizia su questa terra non per i poveri e gli afflitti della Romania del 1907. Scrittura essenziale ma affilata e diretta , descrizione magnifica di paesaggi e condizioni sociali . Un piccolo capolavoro che merita di essere letto.
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Bellissimo, un libro di rara intensità
I cardi del Baragan è un romanzo bellissimo, pieno di poesia e di fascino e anche di tristezza. E’ una storia forse non autobiografica ma autentica. Leggendo un libro come questo viene voglia di bruciare oltre ai cardi buona parte degli altri romanzi in circolazione costruiti a tavolino per dire “guarda come sono bravo” ma senza niente di necessario da dire. Il romanzo parla della dura vita nella Romania dei primi del ‘900 raccontata da un ragazzino: fame, povertà, ingiustizie, inverni pieni di vento, di neve, campi deserti dove rotolano questi cespugli spinosi i cardi del Baragan dietro ai quali i ragazzini corrono fino a perdere la testa stregati dalla corsa e attirati verso il grande mondo. Veramente uno dei libri più belli che abbia mai letto! Si sente il fascino del paesaggio delle distese sterminate di cardi, della neve (metri e metri), del vento che soffia, del viaggio con il carretto malconcio e il cavallo che si alza solo se preso a calci in faccia. Si sente il calore della solidarietà quando c’è e la durezza di cuore dei grandi possidenti. Ci si arrabbia per le ingiustizie, la polizia corrotta e bugiarda, per i poveracci contro i quali vengono usate persino le bombe pur di tenerli al loro posto in silenzio.