Fiorirà l'aspidistra
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Il dio quattrino
È pazzesco pensare che questo romanzo sia semi-autobiografico, e che un personaggio a tratti davvero odioso e autodistruttivo come Gordon Comstock possa essere l’alter ego di George Orwell.
In “Fiorirà l'aspidistra" siamo ben lontani dalle distopie e allegorie presenti nelle opere più
famose dell’autore, eppure permane quella critica aspra alla società che, mentre in "1984"
e “La fattoria degli animali" ci viene presentata sotto altre vesti, qui viene criticata chiamandola per nome e senza mezzi termini. Sotto accusa c'e soprattutto il "dio quattrino”, e dunque il sistema capitalistico; non è un segreto, infatti, che Orwell fosse un socialista.
Il protagonista di questo romanzo ingaggia una spaventosa lotta contro il sistema, costringendo sé stesso alla fame per portare avanti la sua battaglia contro il sacrificio della vita umana sull’altare del denaro. Gordon Comstock dichiara guerra al “Buon Posto" di lavoro, al Fare Bene, al prestigio che è solo frutto della classe sociale… e alle aspidistre (piante che nelle case inglesi sono simbolo d'una dimora rispettabile). In nome di questi ideali, rifiutando qualunque compromesso, Gordon molla un buon posto nel campo pubblicitario pur essendo molto capace, e accetta un lavoro mal pagato come commesso di libreria,. Nel frattempo, nella sua stanzetta lurida e desolata, scrive poesie per le quali nutre ben poche speranze. Ma lui è testardo e continua a lottare, rifiutando qualsiasi aiuto, e pur di mantenere l'integrità rischia di perdere l'amore di Rosemary, una donna dolcissima che già per il semplice fatto di sopportare le sue fisime andrebbe santificata. Anche quando una delle sue poesie gli frutta un cospicuo guadagno, Gordon lo scialacqua in maniera insensata, lasciando allibiti sia i personaggi che il lettore. Insomma, Gordon Comstock è un personaggio odioso e spero davvero che Orwell non gli somigliasse poi così tanto, pur avendo scritto il romanzo descrivendo un periodo difficile della sua vita.
A parte tutto, il personaggio è potente come pochi, capace di bucare le pagine. È interessante assistere al suo mutamento, che ha inizio con un importante evento che gli travolge la vita e, sulla soglia dei trent'anni, lo costringe a crescere e a mollare quella battaglia forse giusta negli ideali ma impossibile da portare avanti nella pratica, ché non porta altro che miseria e sofferenza. È forse una lotta, come dice lo stesso Gordon, in cui tutti alla fine si arrendono, «lui aveva resistito nella sua rivolta un po' più a lungo della maggioranza, e questo era tutto. E che fiasco era stata quella rivolta!»
Ingaggiare una lotta solitaria contro le radici del mondo, non può portare che alla miseria e al fallimento. Il mondo sarà sempre sbagliato, mai del tutto come lo vorremmo. Certo, ha senso lottare per cambiarlo in quei luoghi in cui quel mondo ti costringe a una miseria peggiore di quella che avresti opponendoti a lui, e anche in quel caso la lotta non dovrà mai essere solitaria, o portata avanti da una manciata di uomini. Ma nelle società in cui il compromesso è possibile, quest'ultimo è l'unica scelta sensata. Gordon Comstock è l’uomo del sottosuolo in versione Orwelliana, un uomo che odia la società e vorrebbe non aver nulla a che fare con essa, ma allo stesso tempo ne brama segretamente le gioie. Quei compromessi necessari lo ripugnano e attirano al tempo stesso, e per non cedere non vorrà fare altro che sprofondare in una condizione sub-umana, in cui tutto è torpore e i sensi sono annebbiati al
punto che ogni desiderio è impossibile.
Un gran romanzo, per quanto mi riguarda, seppure le azioni di Gordon possano apparire davvero folli e portare il lettore a considerarlo con profonda antipatia.
“Senza rimpianti, quasi intenzionalmente, si lasciava andare a pezzi. In fondo a tutti i suoi sentimenti si nascondeva un astioso malumore, uno je m’en fous alla faccia del mondo intero. La vita lo aveva battuto; ma tu puoi ancora prenderti la rivincita sulla vita, voltandole le spalle. Meglio sprofondare che salire. Giù, sempre più giù, sempre più in basso, nel regno spettrale, in quel mondo d’ombre dove vergogna, sforzo, decoro non esistono!”