Narrativa straniera Classici Eugénie Grandet
 

Eugénie Grandet Eugénie Grandet

Eugénie Grandet

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Gli ultimi mesi del 1833 sono per Balzac (1799-1850) un momento privilegiato di vitalità e di fervido slancio creativo. E durante questa felice stagione che il grande scrittore compone "Eugénie Grandet", uno dei vertici qualitativi assoluti del romanzo francese dell'Ottocento, ammirato fin dal suo primo apparire per la straordinaria vitalità psicologica dei personaggi e per la stupefacente concretezza con cui è tratteggiato lo sfondo sociale. Nato come una delle Scene della vita di provincia e inizialmente concepito come una novella destinata a una rivista letteraria, incentrata sulla piccolezza dell'animo di certi affaristi che popolavano la campagna francese nel periodo successivo alla Rivoluzione, il libro andò sempre più ampliandosi.



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Eugénie Grandet 2023-09-06 13:42:03 Lety123
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Lety123 Opinione inserita da Lety123    06 Settembre, 2023
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Romanzo eterno e in anticipo rispetto ai tempi

Honoré de Balzac, autore di “Eugenia Grandet”, è stato il principale maestro del romanzo realista del XIX secolo. Come scrittore prolifico, ha elaborato “La Commedia umana”, ovvero un ciclo di numerosi romanzi e racconti per descrivere la società francese di quel secolo. Le sue opere furono di grande rilievo sia per gli storici successivi sia come ispirazione per scrittori a lui quasi contemporanei. Questa forma di narrazione è stata definita “la più grande costruzione letteraria di tutta la storia dell’umanità”.
La Comédie humaine comprende 137 opere in totale e si dice che descriva l’umanità nella sua vera essenza, priva di consolazioni o incantesimi. Inoltre la precisione dei termini, la compostezza delle frasi, il linguaggio particolarmente ricercato mostra quanto fosse ambizioso tale progetto e la nostra odierna lettura ne dimostra l’efficacia. Questa modalità di scrittura è particolarmente evidente anche nel libro “Eugenia Grandet”, il quale fa parte del sopracitato ciclo di romanzi: qui l’autore descrive la società francese e poi si focalizza abilmente su uno dei personaggi più interessanti della letteratura: Félix Grandet. Tale personaggio viene descritto nei minimi particolari, sottolineandone gli aspetti positivi, come il suo intelletto e le sue capacità finanziarie, e gli aspetti negativi, ovvero l’avarizia di cui è il simbolo. In questa modo il lettore cerca di capire papà Grandet a tutto tondo, non riuscendo più a definirlo categoricamente nero o bianco, ma è una sfumatura del grigio in continua mutazione durante la narrazione.
Dall’altro lato della storia troviamo Eugenie Grandet che incarna le virtù cardinali; la fortezza e la prudenza, oltre che l’amore e la purezza dei sentimenti. Lei è l’antitesi del padre e perciò si può notare che tale romanzo rappresenta un sapiente chiasmo tra i due, rispettivamente vizi e virtù.
Questo personaggio femminile, da cui il romanzo trae il titolo, viene concepito come protagonista solo alla fine del romanzo poiché il narratore tende a soffermarsi sul padre tralasciando delicatamente la figlia, o almeno così sembra apparentemente: in realtà attraverso numerosi interventi e riflessione la psiche di Eugenie viene analizzata e studiata rendendola successivamente il nucleo del racconto.
Lei, donna rinchiusa nell’avarizia del padre, è come una principessa chiusa nella sua torre e nel momento in cui incontra il primo sentimento forte della sua vita, ci sprofonda, conducendola alla sua fioritura o forse alla sua rovina. Nonostante ciò lei non è solo un personaggio protagonista ma un puro e reale esempio della donna del diciannovesimo secolo, e del suo modo di vivere; questo è uno dei tanti motivi che fa notare una certa somiglianza tra “Eugenie Grandet” e “Madame Bovary” romanzo di Gustave Flaubert.
“Non è forse nobile destino della donna quello d’essere più toccata dalle pompe della miseria che dagli splendori della fortuna? Come mai il sentimento paterno aveva potuto spegnersi in fondo al cuore di suo padre? Di quale delitto Carlo era colpevole? Domande misteriose!”
In altre parole la forza di questo romanzo non è certo nella trama, alquanto priva di avvenimenti, ma nelle descrizioni precise e raffinate, tanto dell’ambiente quanto dei caratteri umani, diventano uno dei primi romanzi a trattare anticipatamente l’“Io” interiore. Ciò che sicuramente rimane impresso nella nostra mente da lettori è una riflessione sulla vita, e i suoi comportamenti, e sulla famiglia.

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Eugénie Grandet 2018-08-01 12:59:26 siti
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siti Opinione inserita da siti    01 Agosto, 2018
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Oltre le illusioni

Nella complessa produzione di Balzac, questo romanzo del 1833 è uno fra i titoli più noti e apprezzati , il tredicesimo, e insieme uno degli episodi più celebri del successivo e colossale progetto affidato alla “Commedia Umana”.
È un fedele ritratto della società francese abilmente focalizzato su uno dei personaggi più memorabili della letteratura : Félix Grandet e sull’intero nucleo familiare composto da una moglie sottomessa, una figlia ingenua e una devota donna di servizio. Eugénie, la figlia, riveste però nell’epilogo un ruolo salvifico e catartico, rispetto all’economia generale dei fatti narrati e delle implicazioni etiche che se ne deducono. Appare il contraltare di un mondo che è governato dalle leggi del guadagno, dalla produzione, dai titoli nobiliari ancora da inseguire benché al lavoro sia riconosciuto il ruolo salvifico nella misura in cui è proporzionale ai guadagni che permette di realizzare. Non importa a quale prezzo. Non importa se al dio denaro si sacrifica tutto, se l’amore passa in secondo piano o non viene più contemplato come unico motore. Le stesse relazioni , nella provincia rappresentata, sono il mezzo per aspirare a mantenere o a migliorare la propria condizione sociale.
La lettura -molto gradevole- porta a concentrarsi sul padre di Eugénie, l’avaro per eccellenza, mirabilmente rappresentato, eppure ad uno sguardo più attento penso non possa sfuggire che la vera protagonista è appunto colei alla quale è intitolato il romanzo, dietro la quale si celerebbe la Maria della dedica iniziale, l’amante provinciale con cui lo stesso Balzac ebbe una figlia. È lei, la vinta, la vittima di un disordine sociale cui corrisponde una rettitudine morale senza pari ma che non restituisce quelle illusioni, perdute appunto, che un breve tempo della sua esistenza le avevano regalato.

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Eugénie Grandet 2018-01-17 15:34:57 eugrizzo
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eugrizzo Opinione inserita da eugrizzo    17 Gennaio, 2018
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La commedia umana

La memoria andava celere al passato liceale.
In quarta scoprivo Balzac come una piacevole compagnia. Una scrittura leggera, acuta e al tempo stesso agile malgrado qualche divagazione di troppo, psicologicamente ben fina e duttile nella rappresentazione di un mondo, quello “umano” con i suoi variegati contorni di miseria e disperazione.
Scoprire o meglio “riscoprire” Balzac oggi, con gli occhi della maturità, dopo dieci anni, mi permetteva di trovare quel quid, quell’abilità che trascendeva dalla semplice analisi naturalistica. Balzac aveva una scrittura capace di sfociare in analisi psicologiche da Signorina Else, anticipando, in qualche modo, i prodromi del romanzo “dell’io” che renderà grande la letteratura novecentesca.
Mi rendevo conto solo ora che tutti i libri di Balzac formavano un solo grande testo, una commedia umana vivente, luminosa, profonda, dove marciava, veniva, e si muoveva quel non so che di turbato e di tremendo misto a reale, paura e timore della nostra civiltà moderna.
Sullo sfondo fosco e incolore della provincia francese all’epoca della Restaurazione, a Samour, nell’anonimato di una campagna dove tutto scorre monotono, vive Papà Grandet, un vecchio vignaiolo arricchito con grande capacità negli affari e un talento vivente di avarizia (che Zio Paperone a confronto è mecenate), insieme alla moglie, alla figlia Eugenie e alla domestica Nanon. Gli unici eventi capaci di turbare questa stasi sono le visite serali di due famiglie della città, i Des Grassins e i Cruchot, interessate solo a impossessarsi delle ricchezze dell’anziano attraverso un matrimonio dei rispettivi figli con Eugenie.
“L’evento” tale da rompere gli schemi precostituiti è un “innocente” arrivo, quello di Charles, un giovane ed elegante gentiluomo parigino, nipote di Papà Grandet, mandato lontano da casa da suo padre, che sta vivendo un periodo di crisi economica tale da spingerlo al suicidio.
Due rappresentazioni del dramma della vita. Due sfere antitetiche di valori, riflessioni e istinti: da un lato Charles, dissipatore e amante della vita, dall’altro “l’avaro” accumulatore Papà Grandet, freddo e calcolatore, insonne nei suoi pensieri affaristici, un uomo tanto materialista da rimirare di nascosto il danaro accumulato di notte inventandosi nuove azzardate forme di investimento.
Preoccupato più che per la salute del nipote (in un primo momento ignaro dei propositi del padre), della causa fallimentare ai danni del fratello, il vecchio avaro imbastisce un’abile strategia per speculare sul fallimento del fratello con la complicità di De Grassins, offrendo al giovane cuore affranto Charles le spese di viaggio in India.
Tra i due, emerge vivo il quadro della protagonista: Eugénie.
Eugénie che dà il titolo al romanzo, rappresenta -a mio avviso- una figura marginale della storia rispetto al padre.
Vive insieme a sua madre, in un condizione di reclusa in casa, relegata ai lavori domestici di telaio e cucito.
Eugénie non ha mai conosciuto l’amore, è uno spirito ingenuo, una ragazza casta e pura, malgrado la sua non esile corporatura che Balzac amabilmente descrive. E’ evidente quindi che Charles, “l’ignoto”, farà pian piano rivedere alla giovane donna (e in generale alle donne di casa, domestica compresa), i precetti paterni, liberandola da quella “segregazione” cui il padre acidamente e avaramente l’aveva sottoposta.
Soffrendo lei stessa in primo piano per lo stato di prostrazione del cugino, darà il suo piccolo tesoretto di monete d’oro (accumulate in anni di solitudine e sacrificio) in dono al cugino come sorta di pegno d’amore.
Il segreto del dono non durerà tuttavia a lungo e le conseguenze incrineranno per sempre i rapporti già precari della famiglia sino a un nulla eterno che mai potrà rimanere tale.
L’avidità sembra la parola chiave di questo romanzo (scritto nel 1833 e oggi attuale considerando la sopraffazione emotiva che molte giovani donne sono costrette a subire), un acre sentimento che sovrasta tutto, persino gli affetti: la dolce figlia rappresenta un pericolo ereditario, il fratello suicida il rischio di un esborso, il nipote orfano una fastidiosa bocca da sfamare.
Eugénie dall’animo limpido è l’antitesi del padre. Si può dire che l’intero romanzo scritto da Balzac rappresenti un sapiente chiasmo tra la generosità della figlia, pronta a rinunciare a tutto per il suo amore e l’avidità paterna che riconosce solo nel denaro la sua unica fonte di sostentamento. I coprimari di questo chiasmo sono le figure reiette, la madre, piegata alla volontà del marito e la badante Nanon, sorta di proiezione materna di Eugénie. Ne segue un perfetto parallelismo stilistico in una trama alquanto scarna di avvenimenti, ma raffinata da descrizioni minuziose e particolareggiate, tanto dell’ambientazione quanto dei caratteri umani.
Nella lettura Balzac compie il miracolo di quello che oggi viene denominata “scrittura teatrale”. Sembra quasi, cioè, di assistere a uno spettacolo che ci riporta, con una narrazione limpida e lenta, prima nelle stanze buie e spoglie di casa Grandet e successivamente alle fredde vie di Samour, nostalgiche e malinconiche come l’animo degli stessi personaggi di contorno, quasi sfumati, irrilevanti.
Balzac non concepì subito Eugénie Grandet come romanzo ma come racconto breve atto a rappresentare una scena di vita di provincia francese. Dopo averne iniziato la stesura nel 1833, l’autore si convinse ad approfondire il soggetto e a estendere l’analisi della vita di provincia già iniziata in altri racconti dell’Europè Litearaire, dove apparirà il primo capitolo di quello che sarà qualche mese più tardi, il romanzo Eugénie Grandet.
Tocca le corde del cuore questo romanzo delizioso e assolutamente da (ri)leggere. Non solo come piccolo tassello del grandioso mosaico della “Commedia Umana” ma ritratto, semplice e reale, senza processo e senza giustizia, di una nuova Francia, di una nuova Restaurazione, e purtroppo di una nuova crisi: quella della natura umana che ieri come oggi, tocca corde di miseria ma anche di sana e limpida umiltà e generosità.
E di amore, non dimentichiamocelo.

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Eugénie Grandet 2016-02-07 16:25:54 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    07 Febbraio, 2016
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Partita doppia: dare e avere

Sullo sfondo fosco e incolore della provincia francese all’epoca della Restaurazione, si stagliano due figure: Papà Grandet ed Eugénie. Padre e figlia. Due rappresentazioni del dramma della vita. Due sfere antitetiche di valori, riflessioni e istinti.

Papà Grandet è un uomo di mezza età, nato povero, che ha saputo sfruttare il momento storico per fare fortuna e vive il denaro come unica ragione di vita. Il desiderio di accumularlo, in oro, per poi rinchiudersi la notte in una stanza a rimirarlo, contarlo e inventarsi nuove astuzie di arricchimento. La paura di perderlo, che lo porta a regolare ai limiti dell’indigenza l’uso domestico di candele, fuoco e generi alimentari. Avidità che sovrasta tutto, persino gli affetti: la dolce figlia rappresenta un pericolo ereditario, il fratello suicida il rischio di un esborso, il nipote orfano una fastidiosa bocca da sfamare.

Eugénie è una ragazza nel fiore degli anni, cresciuta in una casa fredda e buia, ignorando l’entità della ricchezza paterna e conducendo una vita umile e modesta. Le privazioni non ne hanno però esacerbato l’animo, che è rimasto limpido e puro, aperto ai sogni e alla speranza di un vero amore. E quando conosce il cugino è pronta a donargli ogni cosa, il suo cuore come i suoi pochi risparmi. Generosità che sovrasta tutto, persino l’istinto di autoconservazione: il padre meschino è un uomo da curare e amare, chi la tradisce un’anima da perdonare, i soldi qualcosa da usare per fare del bene.

La forza di questo romanzo non sta certo nella trama, alquanto scarna di avvenimenti, ma nelle descrizioni minuziose e particolareggiate, tanto dell’ambientazione quanto dei caratteri umani. Una narrazione lenta e limpidissima ci porta nelle stanze buie di casa Grandet, per le malinconiche vie di Saumur e nell’animo dei personaggi. Anche se, in questo caso, forza finisce per essere anche debolezza, nella misura in cui il gusto per il dettaglio risulta prevalente rispetto alla vena emotiva, rinunciando di fatto a toccare le corde le cuore.

Balzac ci offre, in questo tassello del grandioso mosaico della “Commedia Umana”, un ritratto, semplice e reale, senza processo e senza giustizia, di una nuova Francia. Un ritratto che è anche un invito a riflettere, oggi come ieri, sul senso della vita e i suoi valori, vizi e virtù.

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Eugénie Grandet 2015-10-23 08:39:41 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    23 Ottobre, 2015
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I soldi non fanno la felicità

Eugenie nasce in una cirradina francese di provincia alla fine del 1800. Il padre è un uomo estremamente ricco. Però ospita il "demone del'avarizia". Questo fa sì che lui, la moglie e la figlia vivano sulla soglia dell'indigenza. Tutto ill denaro, possibilmente trasformato in oro finisce in uno studio di cui solo lui possiede la chiave. Qui trascorre le ore migliori della sua vita, rifacendosi gli occhi davanti a casse di monete luccicanti. Fuori da questo locale si atteggia di fronte ai familiari a povero vignaiolo tenendo sotto chiave le derrate alimentari e concedendo nel modo più parco possibile il denaro necessario alle spese domestiche. In tutto questo c'è Eugenie, povera, senza conoscere molto del mondo oltre l'uscio domestico. Generosa, quanto il padre è tirchio e rassegnata a quella che crede sia l'unico stile di vita a cui possa ambire. Si fa lusingare dalla coda di questuanti che elemosinano i suoi favori sperando in un matrimonio milionario, credendo che i complimenti che riceve siano frutto di sentimenti sinceri. Come è inevitabile il primo giovanotto elegante e straniero che entra in casa sua diventa oggetto di sospiri e patemi d'animo. Alla morte del padre si scopre enormemente ricca e capisce qualcosa in più sull'animo umano. Balzac ci racconterà se avrà il tempo e la forza di rimediare ai patimenti subiti fino ad allora.
Un racconto che tocca e descrive con dovizia di particolari alcuni dei vizi peggiori dell'uminità. Il signor Grandet e il suo amore per il denatro sono descritti così bene che sembra di vederlo: il suo modo di misurare tutto, i sotterfugi per cercare di farsi regalare qualcosa, il modo di aprofittarsi dell'ingenuità della moglie per farsi restituire da lei il denaro che ha finto di darle per le proprie spese. Se non fosse che mette tristezza pensare a quante rinunce sono condannate queste donne, ll modo di gestire il denaro di Grandet sarebbe perfino divertente. Si parla inoltre di ambizione e di avidità, entrambe stimoli ad ordire intrighi e a passare sopra tutto e tutti. Forse è un vizio anche l'ingenuità di Eugenie, ma lei non aveva scelta per sopravvivere a tutte quelle privazioni, che rifugiarsi in un mondo di fantasia.

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Eugénie Grandet 2014-02-28 09:56:29 romantica82
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romantica82 Opinione inserita da romantica82    28 Febbraio, 2014
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La forza di una donna di periferia

Scritto in piena fase di Restaurazione, quando chi era riuscito far parte dei gruppi politici vincenti vi aveva tratto degli enormi vantaggi politici e sociali, questo romanzo è ambientato in un piccolo borgo parigino, Saumur, caratterizzato “dal silenzio del chiostro, da lande desolate e dalla dolce pace delle case”.
E proprio in una di queste dimore, che spicca per la sua semplicità austera, vive la famiglia Grandet, composta da papa Grandet, bottaio che grazie agli eventi insurrezionali del trentennio precedente era riuscito ad arricchirsi, sua moglie, donna pia dall’aspetto emaciato e fortemente sottomessa al marito, e la giovane Eugenie, ragazza che, per vestiario ed atteggiamento, segue le orme della madre mantenendo un atteggiamento dimesso, quasi fosse destinata alla vita claustrale.
La loro vita, benchè il capostipite abbia a disposizione un capitale ingente che nasconde in una stanza nella quale nessuno ha accesso, è fatta di sacrifici, freddo pungente e continue preghiere all’Altissimo per la salvezza della propria anima.
Tuttavia l’arrivo inaspettato e mal voluto, dal taccagno papa Grandet, del nipote Charles trasforma la conduzione di vita della famiglia quale conseguenza del rivolgimento interiore che immediatamente, alla vista del giovane, rapisce il cuore dell’innocente Eugenie.
Charles, un dandy abituato alla vita mondana parigina, si acconcia i capelli con dei balsami profumati ed indossa degli abiti sontuosi che nessuno a Saumur ha mai neanche visto, ma è soprattutto il suo modo di fare, il suo modo di guardare Eugenie che trasportano la ragazza in una dimensione diversa da quella che fino a quel momento aveva conosciuto. Improvvisamente, afferma Balzac, Eugenie si trova di fronte alla riva del fiume delle sue illusioni giovanili.
E quel fiume Eugenie decide di attraversarlo senza remore: agghinda la casa acquistando di nascosto generi alimentari e suppellettili costosi cercando di sottrarli alla vista del padre, comincia a curare di più il suo aspetto e, soprattutto, cerca disperatamente Charles con il quale, nel giardino dimesso della casa, si scambia dolci confidenze ed il suo primo, romantico bacio d’amore.
Ma Charles è giunto a Saumur con uno scopo ben diverso dal prendere moglie e chiede ad Eugenie un aiuto economico per partire per le Indie, fare fortuna e poi sposarla. La ragazza dona tutto ciò che possiede, ma il corso degli eventi cambia tutto: Charles, da ragazzo senza scrupoli, si dà alla tratta di schiavi dimenticando la promessa fatta ad una giovane donna di periferia che ancora per molto tempo, dalla finestra della propria camera, si sorprende a guardare quel patio dove tutto ha avuto inizio.
Gli anni passano e con essi anche la freschezza di Eugenie e le sue fantasie, da sogni di una vita migliore, si trasformano in illusioni perdute.
La quasi introvabili versione deleddiana di questo bellissimo e triste romanzo si conferma, ancora una volta, come la ricerca dell’autore di scandagliare le sfumature dell’animo umano, in un periodo storico fatto di rancori per le sconfitte passate, di nuovi ricchi che hanno tratto guadagno dall’essere saliti sul carro dei vincitori e di una nuova generazione che non riesce ancora a trovare una sua precisa collocazione in un quadro socio-politico instabile.

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Eugénie Grandet 2013-11-02 20:52:06 Capi
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Capi Opinione inserita da Capi    02 Novembre, 2013
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L'inizio del realismo

Come da titolo,questo romanzo potrebbe essere indicato come uno dei capisaldi del realismo letterario.Ritmo lento,lentissimo;descrizioni minuziose,una grande storia in una piccola realtà.Questa è realtà è Saumur un piccolo paese francese,in cui il gretto Singor Grandet vive con la moglie e la figlia Eugenie.Il personaggio di Papa Grandet è meschino,avido,"monarchico" e scorretto;d'altro canto c'è Eugenie,la cui purezza sembra risollevare le sorti dell'intera famiglia. Balzac "fotografa" uno splendido spaccato della Francia,in cui i valori stanno lasciando spazio al denaro.La storia scorre senza una meta precisa,secondo binari tutti suoi,come la vita.

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Da leggere almeno una volta nella vita,imprescindibile.
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Eugénie Grandet 2013-03-17 15:34:13 crisk
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crisk Opinione inserita da crisk    17 Marzo, 2013
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Eugenie

Romanzo di Honoré de Balzc, molto fluente e semplice nella scrittura.
Senza soffermarsi sulla trama, direi che il tema principale di questo breve racconto siano i vizi e le virtù dei personaggi.
Da un lato, abbiamo papà Grandet, che simbolizza il vizio capitale dell'avarizia, che a mio parere non ha niente da invidiare all'avaro di Moliére, dall'altro abbiamo Eugenie che incarna le virtù cardinali; la fortezza e la prudenza, oltre che l'amore e la purezza dei sentimenti.
Quello che affascina di quest 'opera narrativa non è la trama, si viene catturati dall'immensità e dalla profondità di come l'autore descrive i sentimenti e le sensazioni dei personaggi. Ciò che permane è sicuramente una riflessione sui valori e sull'essenza della vita.
La ricchezza, la famiglia, il benessere possono non dare la felicità se sono vissute solo come mezzo per possedere sempre di più, ciò porta alla solitudine e la solitudine logora l'animo nel tempo.

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Eugénie Grandet 2013-02-07 21:17:53 peucezia
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peucezia Opinione inserita da peucezia    07 Febbraio, 2013
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Un destino di solitudine

Libro che fa parte della " Commedia umana" affresco di varia umanità concepito dallo scrittore francese Honoré de Balzac, Eugènie Grandet ruota più intorno al padre della solitaria ragazza e ai suoi denari che accumula con perseveranza, senso degli affari ma anche meschina avarizia.
Eugénie è una vittima che è destinata a restare sola perché al tempo stesso ha origini e stile di vita troppo umili per entrare nel mondo che conta ma ha abbastanza denaro da non avere un aspirante corteggiatore degno della sua dote.Eugénie è una creatura di mezzo quindi poco accettata da tutti e poco esperta della vita tanto da credere nella fugace promessa di un cugino fintamente gentile ma in realtà scaltro e interessato. Il destino porta così Eugènie a una vita priva di affetti.
Il romanzo rispecchia la visione che Balzac ha dei borghesi arricchiti che considera aridi e condannati a solitudine fisica e spirituale. Romanzo di tipo tradizionale con un narratore onnisciente che però si cura di fare un approfondimento psicologico dei vari personaggi: il padre avido e senza cuore, il cugino e gli altri personaggi maschili quasi tutti interessati al patrimonio della protagonista, le donne umili e sottomesse destinate a una vita priva di soddisfazioni e nelle sue descrizioni si ascrive alla corrente "realista". Malinconico nella tematica, grandioso nello stile e nella narrazione dello scrittore francese.Uno dei capisaldi della letteratura francese e mondiale.

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letteratura francese dell'ottocento, Balzac
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Eugénie Grandet 2013-02-07 17:21:12 antares8710
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antares8710 Opinione inserita da antares8710    07 Febbraio, 2013
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La solitudine di un amore

AVVISO SPOILER In un piccolo paese della campagna francese di nome Saumur vivono i protagonisti di questa storia: Monsieur Grandet, sua moglie e la loro unica figlia Eugénie. Il padre di Eugénie è un uomo famoso per la sua avarizia e per il fiuto negli affari: nonostante le sue umili origini (è un vignaiolo), infatti, ha ereditato una grossa somma di denaro dopo la morte del padre e, con grande scaltrezza e senso pratico, è riuscita ad investirla in speculazioni finanziarie altamente redditizie. Ma l'uomo, ossessionato dal denaro fino a farne una ragione di vita, convive con l'angoscia che qualcuno venga a sapere della sua incredibile fortuna e possa in qualche modo approfittarne. Per questo motivo, si veste sempre con abiti poveri e logori, costringendo sua moglie, le figlie e la fedele serva Nanon a vivere in una casa spoglia, triste e fredda d'inverno. La vita monotona all'interno della casa, viene scandita dalle visite delle famiglie Cruchot e des Grassins che ambiscono alla mano della piccola Eugénie per impossessarsi della grande fortuna del vecchio bottaio.
Un giorno, però, la quieta esistenza dei protagonisti viene interrotta, durante una serata, dall'arrivo del bellissimo e raffinato giovane parigino di nome Charles. Questi non è altri che il nipote del padre di Eugénie, inviato dal fratello del bottaio, perchè la sua azienda a Parigi sta andando incontro al fallimento (cosa che poi porterà il padre di Charles a suicidarsi per la disperazione). Il vecchio vignaiolo decide di accogliere il giovane nipote in casa sua, anche se è preoccupato non tanto per la sorte del fratello, quanto per il rischio di doverlo aiutare economicamente per evitargli il disonore del fallimento.
Le donne di casa Grandet, inevitabilmente, cadono affascinate dall'eleganza e dall'affabilità del parigino: ed è così che Eugénie si innamorerà perdutamente del cugino. Ma proprio a questo punto che papà Grandet decide di inviare Charles nelle Indie per far fortuna. Charles ed Eugénie si giurano amore eterno e si promettono di ritrovarsi un giorno per coronare il loro sogno d'amore e sposarsi.
Il giovane Charles dopo tanti anni ritornerà, ma purtroppo per Eugénie, non sarà lo stesso Charles che lei aveva conosciuto e amato...

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