Esuli
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TRA SADE E MASOCH
Ho letto da qualche parte che James Joyce considerava la sua commedia “Esuli” alla stregua di una “rissa tra il marchese de Sade e il barone Sacher von Masoch”. In effetti, Joyce indaga qui il sentimento dell’amore portandolo alle sue conseguenze più libertine ma anche più masochistiche e autodistruttive. Il protagonista, lo scrittore Richard Rowan (per molti aspetti autobiografici un doppio dell’autore), getta letteralmente sua moglie Berta tra le braccia dell’amico di antica data Robert: lo fa, come sostiene Berta, per poter a sua volta consumare senza sensi di colpa adulterio con l’istitutrice del figlio Beatrice, o, come ipotizza Robert, per punirsi dei tanti tradimenti coniugali da lui perpetrati in passato? O forse, emulo moderno di Madame de Merteuil, vuole, approfittando della sincerità della moglie che gli confessa volta per volta tutto quello che accade tra lei e Robert, manipolare le esistenze altrui? O chissà, magari Richard, è un personaggio meno meschino e più puro di quello che si potrebbe inizialmente pensare, e la sua stanchezza finale è la fatica di chi ha preferito cercare l’amore “non attraverso la tranquillità della fede, ma attraverso la fede del dubbio”, concedendo un’estrema libertà al coniuge per poter sperimentare, utopisticamente, un sentimento più autentico. La cosa più paradossale di questa appassionante commedia psicologica è che a un massimo di sincerità (tutti i personaggi sono qui a conoscenza dei tradimenti degli altri) non deriva un massimo di chiarezza narrativa, ma al contrario l’ambiguità si ispessisce sempre di più, a partire dallo stesso snodo della storia rappresentato dall’appuntamento notturno tra Berta e Robert (i due sono stati o no a letto insieme?). Joyce si dimostra un abile indagatore dei sentimenti umani, architettando un dramma borghese di cui si percepisce ancor oggi lo scandalo che deve aver suscitato sulle scene europee al suo apparire, percorso com’è da sotterranee correnti di erotismo, di sensualità e di desiderio. L’istituzione matrimoniale si rivela assai fragile, perché, una volta legittimata la soppressione delle leggi di fedeltà e di esclusività del rapporto coniugale che la morale borghese considerava, forse non del tutto a torto, sacre, si scoperchia il vaso di Pandora, e le pulsioni più sfrenate (anche in un ambiente eminentemente intellettuale) fuoriescono senza più limiti e controlli, lambendo perfino il territorio dell’omosessualità (il bacio saffico tra Berta e Beatrice).