Diario di un uomo superfluo
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XXX
Un uomo in un luogo difficile da localizzare e in un tempo al pari determinato e indeterminato, ultimi giorni della sua vita compresi tra il venti marzo e il primo aprile del 18.., scrive un diario a compendio dei suoi scarsi trent’anni. Racconta una brutta infanzia, è il suo inizio, l’epilogo lo anticipa subito: è destinato a morte imminente. Le prime pagine avvolgono il lettore, ci si predispone subito alla condivisione di una breve esistenza, la cifra stilistica è alta e piacevole. I richiami al mondo naturale, alla variabilità climatica, il ricadere in un gelido inverno, accompagnano gli stati d’animo del morente che non tenta nemmeno di raccontare la sua vita: è simile a quella di tanti altri. Progressivamente il carattere episodico che ci si potrebbe aspettare da queste premesse cede il passo al vero intento dell’autore: descrivere il carattere del suo protagonista ascrivibile alla categoria del superfluo. “ A questo mondo sono stato un uomo del tutto superfluo o , se si vuole di un genere del tutto superfluo”. A sostenere la sua tesi il protagonista utilizza la narrazione del suo innamoramento per Liza e la mancata corrispondenza che suggella il suo stato di incomodo, di inutile, di superfluo appunto.
Il mio interesse per il testo è venuto meno proprio qui, l’ho terminato ma con scarso piacere, ho cercato di contestualizzarlo approfondendo la conoscenza dell’autore e della sua produzione, ho capito che si tratta di uno scritto che trova una precisa collocazione all’interno della letteratura russa perché ricco di richiami intertestuali ma non essendo una grande devota dei russi mi limito a segnarlo a chi più competente o interessato.
Indicazioni utili
Diario non superfluo di un uomo superfluo
Breve racconto in forma di diario, scritto in punto di morte, riguardante un amore platonico e non ricambiato dell’io narrante, un cinquantenne di nome Culkaturin, verso una fanciulla di nome Liza.
L’inconcludenza e la timidezza del protagonista porteranno al rapido deterioramento del loro rapporto e alla caduta fisica e morale dell’innamorato.
Lo scenario e la tipologia degli eventi rappresentano uno spaccato classico della società russa medio-alta dell’Ottocento: il protagonista che si trova “per ragioni di servizio” in una piccola e noiosa cittadina di provincia, l’incontro con Liza, figlia del funzionario del distretto, il colpo di fulmine, la timidezza di lei, l’arrivo di un principe, le attenzioni di lei per il nuovo arrivato e l’indifferenza per Culkaturin, la gelosia di lui, la sfida a duello, l’ipocrisia di provincia e la caduta nel ridicolo, la dipartita del principe, la disperazione di lei, il decadente epilogo.
E’ un piccolo capolavoro, perché in poche pagine è concentrato un compendio completo di sentimenti e comportamenti umani, da tutti comprensibili e universalmente riscontrabili, eppure descritti con un linguaggio alto, colto, con echi romantici, anche se mai pedante o autocelebrativo. L’autore c’è in tutta la sua potenza e nonostante il protagonista sia dimesso e mediocre, le sue vicende interiori ed esteriori sono molto reali e convincenti.
Grande parte la fa tutta la gamma di reazioni interiori dello sventurato alle sue tristi vicissitudini: stupore, folgorazione, estasi, paura, dubbio, gelosia, meschinità, arrovellamento, rassegnazione, contemplazione. La rapidità con cui a seconda degli accadimenti il protagonista passa da uno stato d’animo all’altro è quella tipica di un bambino. In fondo la debolezza di Culkaturin, origine di tutti i suoi insuccessi e delle sue continue frustrazioni, è assimilabile alla mancanza di autostima di certi bambini, o di uomini mai del tutto maturi.
Un piccolo grande classico, buono per tutte le stagioni e per tutti i lettori: per quelli che si sentono soli e falliti, in quanto hanno la possibilità di palpare le miserie degli altri e confrontarle con le proprie (val sempre il detto: mal comune mezzo gaudio), e per quelli che hanno (o hanno avuto) successo in campo amoroso: costoro accresceranno la loro autostima. In ogni caso il diario non sarà superfluo…