Deephaven Deephaven

Deephaven

Letteratura straniera

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In questo romanzo della fine dell’Ottocento due grandi amiche, Helen Denis e Kate Lancaster, che abitualmente vivono a Boston, decidono di trascorrere l’estate nel piccolo villaggio di Deephaven. Qui, nella vecchia casa della prozia di Kate, scopriranno i segreti e le meraviglie di Deephaven: la spiaggia della baia, il faro, ma soprattutto la vita degli abitanti che scorre lenta e pacifica. Descrivendo con estrema cura ogni dettaglio, con un pizzico di umorismo, Sarah Orne Jewett ci restituisce un affresco raffinato della vita di un tipico borgo marinaro.



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Deephaven 2022-04-13 17:17:18 68
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68 Opinione inserita da 68    13 Aprile, 2022
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Incantevole estate

… “ Il pensiero di Deephaven ci farà sempre ricordare le nostre lunghe e tranquille giornate estive, la lettura ad alta voce sugli scogli in riva al mare, la fresca aria salmastra e lo spettacolo dei tramonti, il lamento del canto domenicale dei salmi in chiesa, i licheni gialli che crescevano sugli alberi, sulle case e sui muri di pietra; le gite in barca e i vagabondaggi sulla riva; a come tutti furono gentili con entrambe. Voltandoci vedremmo la lanterna del faro risplendere sull’ acqua, e il vasto mare in movimento ci parlerebbe pigramente nel suo sonno indolente dell’ alta marea “…

Un’ estate indimenticabile vissuta a Deephaven, piccolo borgo marinaro del New England, da due inseparabili amiche d’ infanzia, Helen Denis, la voce narrante, e Kate Lancaster, premurosa, generosa, divertente, un racconto che non ha nulla di autobiografico ma è il resoconto di una vacanza alla scoperta di un luogo “ magico “ e speciale al di fuori della propria radice cittadina.
Questo romanzo di fine ‘800 dell’ autrice americana Sarah Orne Jewett ( 1849-1909 ) accostata per certi versi a Mary E. Wilkins Freeman e a Mark Twain all’ interno di quel filone che da un certo realismo si spinge verso il naturalismo letterario, esprime anche altro.
Tra le pagine un esplicito riferimento dell’ autrice alle Dame di Llangollen, che alla fine del ‘700 fuggirono dal paese natale gallese per sottrarsi a un destino già deciso e vivere intensamente la propria femminilità in una vita che, per la loro presunta omosessualità, aveva generato scandalo e ammirazione.
E ancora, la stretta relazione tra Helen e Kate con l’ impossibilità di immaginarsi lontane l’ una dall’ altra, può essere definita un Boston marriage, termine reso famoso dal romanzo di Henry James “ the Bostonians “ ( 1886 ) a indicare una via di uscita per le donne che volevano rendersi indipendenti dagli uomini e che lottavano per l’ emancipazione e i diritti femminili in una società in cui l’ omosessualità era ancora un tabù ma che, considerando l’ universo femminile privo di qualsiasi desiderio sessuale, le lasciava libere di scambiarsi anche in pubblico degli espliciti gesti d’ affetto senza destare sospetto.
Helen e Kate si nutrono della semplice quotidianità del piccolo borgo, si concentrano sulla vita e sul carattere dei suoi abitanti, ingentilite dal pensiero e dall’ osservazione delle cose semplici, interessate e curiose verso ciò che agli altri parrebbe insignificante.
Deephaven è un paesino di pescatori, rigidamente autoctono, con livelli sociali ben definiti, tempi scanditi dalla pace e dalla tranquillità, dal faro e dall’ oceano, dai pittoreschi abitanti che la popolano da sempre i cui racconti irrobustiscono memoria e conoscenza.
Le due giovani donne vi si accostano con naturalezza, precedute dal buon nome della prozia di Kate, recentemente scomparsa, nella cui grande casa si stabiliscono.
Qui gli orologi e i nativi sono fermi da anni, ogni cosa è influenzata dal mare, nessuna frequentazione giovanile, il paesino sembra una pigra cittadina inglese, non americana, nessun entusiasmo, nessuna fretta, nessuna fabbrica, pochi stranieri.
Non sarebbe corretto pensare a un romanzo di semplice matrice naturalistica bensì a un viaggio nell’ interiorità e nella maturità delle due giovani protagoniste che scoprono l’ intensità e il significato di una vita cristiana, consapevoli del mistero e della inevitabilità della morte, della finitezza del presente, che vivono il senso di privazione dal superfluo e lo spirito intatto nelle cose ritenute inanimate. Un’ essenza emersa da caratteri peculiari, la calma, la serietà e la serenità di chi vive a stretto contatto con la natura seguendone gli istinti più veri, nessuna irrazionalità come parrebbero credere i saggi per definizione.
Helen e Kate possiederanno il respiro intenso di un’ estate del tutto particolare, continueranno a condividersi, faticheranno a lasciare Deephaven anche se mai rinuncerebbero alla propria attitudine cittadina.
Entrate in punta di piedi alla scoperta di questo angolo di mondo, hanno osservato, imparato, comunicato, condiviso, si sono ritagliate momenti di ascolto e di silenzio, impressionate dal quotidiano e da quanto romanticismo, tragedia e avventura si possono trovare in una tranquilla cittadina di campagna di altri tempi.

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