Daisy Miller
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Opinioni inserite: 4
Pericolosamente libera e innocente
Un libro letto velocemente, godibile per la storia e la bella traduzione.
Certamente, paragonato al “Giro di vite”, mi è sembrato meno complesso, dalla trama più semplice, complice la brevità -ma forse non è vero neppure questo.
È il secondo libro che leggo dell’americano Henri James, (scritto nel 1878) grande amico della mia scrittrice preferita, Edith Wharton, ed é proprio per via di questa amicizia che, di riflesso, ho deciso di conoscere meglio questo autore.
La storia di Daisy Miller è quella di una bella ragazza americana che va in Europa per un viaggio di piacere, insieme alla sparuta e debole madre, che nulla può contro il carattere civettuolo della figlia, il fratellino Randolph, e una guida, Eugenio,un bel giovanotto elegante che li accompagna nei loro viaggi. L’altro personaggio principale è il giovane Federick Winterbourne che conosce la giovane in Svizzera, a Vevey, in un giardino pubblico, intenta a riprendere il fratellino Randolph che, si era allontanato ed aveva attaccato bottone col giovane e nell’’intemperante spontaneità tipica dei bambini, aveva chiesto di sedersi al suo tavolo, pur non conoscendolo, a sgranocchiare zollette di zucchero e a raccontare della sua famiglia e del fatto che fossero americani.
Winterbourne rimane subito ammaliato dalla giovane: “di una bellezza ammirevole, straordinaria; affascinante creatura; gli occhi erano quanto di più bello si possa immaginare, le mani molto belle". E vestiva con molto gusto, si capiva che la famiglia fosse benestante. Ciò che colpisce il giovane dal primo istante però non è solo la bellezza, ma quella fresca spontaneità, completamente indifferente alle dicerie, appagata solo della propria libertà.
Dopo circa mezz’ora di conversazione con l’incantato Winterbourne, (americano che vive stabilmente a Ginevra) è già con lui a visitare un celebre castello nelle vicinanze, senza un’accompagnatrice come vorrebbero il costume e la decenza .
Daisy è esilarante, un uccellino che cinguetta, parla di tutto, spontanea, senza ipocrisie e fa sapere subito al nuovo amico che andrà a Roma e desidererebbe rivederlo ancora, anche in Italia. Quando ciò accade, Daisy, da diverse settimane nella città italiana, ha già stretto amicizia con un bellissimo italiano, che le fa la corte, ma lei non si concede. A lei interessa la compagnia schietta, ama farsi corteggiare. Ad un certo punto si fa vedere in strada da sola coi due giovani tra la disapprovazione generale.
Cosa succederà? Non anticipo altro.
Winterbourne è essenzialmente un uomo indeciso, che si lascia in balia ora della bellezza di Daisy ora delle dicerie e delle maldicenze della società americana in Italia (che ne ha adottato la sensibilità e i costumi più rigidi, rispetto a quelli della madrepatria). La madre di lei è un’ameba, senza autorità, né spirito, quasi degenere, preoccupata solo dei suoi mali e sembra ignorare le maldicenze cui si espone così allegramente la figlia.
Daisy è un capolavoro di ambiguità, pericolosamente civetta e così autenticamente innocente, coerente però nella sua libertà di scelta e di azione.
Per un pomeriggio di lettura di qualità.
Indicazioni utili
Libertà
Il racconto, suddiviso in quattro capitoli, estremamente conosciuto all’epoca della sua pubblicazione presso Harper a soli 25 centesimi la copia, con tiratura settimanale di ventimila copie, divenne una sorta di novella molto popolare, nota negli ambienti degli americani trapiantati in Europa, anche perché originata da un caso realmente accaduto.
Si descrive in sostanza il comportamento di una ragazza, il suo nome concorse poi a definire, per un certo periodo, addirittura il cliché della civetta, della scostumata perfino. È Daisy Miller. Da lì parte Henry James con l’intento di giocare nuovamente al tema suo prediletto: l’ambiguità. Tutta la novella è tesa a rappresentare il comportamento di Daisy secondo il filtro del perbenismo e della morale condivisa, lei attraversa il palcoscenico, recita la sua parte e non sente i fischi raggiungerla da una platea condizionata dal ben pensare. Il coprotagonista, l’americano Winterbourne, grazioso connazionale allevato nella calvinista Ginevra, le fa da spalla. È un uomo ammaliato, affascinato, rapito dalla bellezza di Daisy ma gira come una trottola in balia del suo sentire, del veto della zia che non ama i nuovi e sguaiati ricchi americani, un’onta trapiantata nel caro Vecchio Continente, a sporcare quasi l’immagine del vero ricco. È vittima inoltre, lo sciocco, anche degli ambienti romani dove si sposta successivamente l’azione e infine anche dei suoi pregiudizi.
Il sipario cala sulla protagonista che tiene scena fino all’ultimo, mentre Wintheborne appare a fine spettacolo in un fuori scena imbarazzante a chiedersi che ne è stato della rappresentazione, se è finita davvero e che fine ha avuto.
Oltre l’incantevole ambientazione svizzera della prima parte, il lago di Ginevra e il castello di Chillon, il resto mi ha annoiata senza conturbarmi più di tanto, la lettura scorre veloce ma non si imprime.
Fragile come una margherita
Quando questo romanzo breve viene pubblicato la prima volta, nel 1879, indubbiamente il comportamento di Daisy Miller è considerato scandaloso. oggi si ha l'impressione che Daisy sia una precorritrice di tempi più moderni. la piccola società americana residente in Europa alla quale appartiene è chiusa e conservatrice e come tale, come ci si aspetta dall'Ottocento, è ancora ancorata a leggi scritte e non scritte di buon comportamento. I protagonisti si scontrano proprio su questo piano: da una parte abbiamo Daisy, che è una giovanissima ragazza amante della vita e delle sue emozioni, con poca cultura e dalla mentalità naif, ingenua; dall'altra abbiamo Winterbourne, anche lui giovane, ma colto studente e strettamente legato all'opinione pubblica e al decoro personale.
James affianca queste due figure cercando di unirle in un connubio che non può assolutamente avvenire, data la totale distanza di pensiero e indole. anche i loro nomi sembrano separarli: Daisy è il nome che gli inglesi danno alla margherita e come questo fiore la protagonista è di una bellezza semplice, elegante, pura ma anche fragile; Winterbourne richiama alla freddezza e all'inafferrabilità dell'acqua ( "winter" inverno, "bourne" ruscello).
nel corso del romanzo Daisy si trova a dover combattere con i suoi stessi compatrioti che deprecano il suo comportamento fino ad isolarla dalla loro compagnia. eppure fin dall'inizio si capisce quando Daisy sia incompresa, forse proprio perchè nata in un momento sbagliato, perchè la sua personalità e il suo desiderio di conoscere il mondo e la vita la pongono troppo al di fuori del mondo chiuso e sicuro che gli americani avevano costruito per lei (spesso troviamo riferimenti al clima italiano che gli americani ritengono "malarico", neanche ci si trovasse in piena savana).
il finale è chiaramente un monito a tutte le signorine che come Daisy si staccano dall'insegnamento della famiglia e dall'ambiente in cui si è cresciuti, una sorta di "ideale dell'ostrica" verghiano e come per i Malavoglia anche qui la povera Daisy viene mandata incontro ad una catastrofe personale immeritata.
Indicazioni utili
Ragazza per bene, ma…
Si tratta di un racconto brevissimo ed uno dei capolavori di Henry James.
È stato pubblicato per la prima volta nel 1878 sul “Cornhill Magazine” e successivamente rivisto ed apparso in volume nel 1879.
La storia è ambientata nella comunità Americana che risiede in Europa. Tutto ha inizio con l’arrivo di Frederick Winterbourne, un americano che risiede a Ginevra e che va a trovare sua zia.
Qui incontrerà Daisy Miller, una giovane e bella ragazza, anch’essa americana.
Daisy però non è come tutte le altre, infatti, lei ha un carattere spigliato e molto informale.
Proprio queste caratteristiche non la porteranno in auge nella società, ma Frederick incantato dalla sua bellezza e dai suoi modi di fare “per nulla sfrontati” deciderà di presentarla a sua zia.
Nella trama Daisy viene accusata senza motivo. Perché la protagonista è una bella ragazza e quasi se ne vanta di esserlo per questo viene definita “volgare e frivola” i suoi comportamenti sono “troppo in là” per la società perbenista di allora mentre nella società attuale i suoi atteggiamenti sarebbero del tutto normali.
Questa giovane donna viene: usata, tradita, abbandonata e sottomessa. Nessuno la rispetta.
Un bel racconto che tratta l’emancipazione femminile in un’epoca dove le novità non erano accettate di buon grado.
L’autore a mio parere lascia sempre in suspense il lettore non svelando mai del tutto le effettive intenzioni dei protagonisti.
La morale di questo libro, a mio parere, è sicuramente questa: “Talvolta il peccato risiede solamente negli occhi di chi guarda”.
Una lettura veloce e piacevole, molto consigliato per chi ama i classici.
Buona lettura!