Confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull
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L'esteta dell'inganno
Questo libro pubblicato incompiuto nel 1954, un anno prima della morte dell'autore, ha avuto una 'gestazione' lunghissima e, pare, controversa.
Venne iniziato nel 1910, più volte lasciato per la stesura di altre opere, nuovamente ripreso per essere di nuovo accantonato, quasi che il protagonista del romanzo non fosse così importante per l'autore da esigere un periodo di dedizione completa; d'altronde neanche tanto evanescente da essere definitivamente lasciato cadere nell'oblio.
Dopo oltre un quarantennio di alterne attenzioni, il testo vide la pubblicazione come opera incompiuta: lo si percepisce chiaramente dai tanti rimandi a situazioni previste successivamente ma mai redatte, anche se una conclusione posticcia ce l'ha, certamente non un'idea grandiosa.
Chi ha ammirato Thomas Mann nei bellissimi romanzi "I Buddenbrook" e "La montagna incantata" non si aspetti qui i livelli di affascinante scrittura e di creatività là incontrati.
Per la verità, c'è uno stile comunque ragguardevole; è piuttosto la vicenda narrata a mostrare carenze.
Lo scrittore pare abbia tratto ispirazione da un libro di memorie, pubblicato in lingua tedesca nel 1905, da un avventuriero rumeno il quale, simulando un'identità di aristocratico, frequentava alberghi di lusso e rinomati stabilimenti termali europei, praticando la truffa e il furto di gioielli.
T. Mann segue il proprio protagonista dalla sfortunata infanzia fino alla giovinezza, facendone un individuo di innata eleganza, bello e desideroso di scalare la società, anche a costo di rischiosi compromessi.
A mio avviso, questo romanzo incompiuto è collocabile, per impronta culturale, non nel periodo in cui è stato pubblicato, quanto piuttosto nell'epoca che ne vide l'abbozzo di progetto, fra i cascami del Decadentismo al tramonto e della Belle Epoque.
Il personaggio, infatti, può essere colto come potenziale esteta che esercita l'inganno con gusto elegante e raffinato, capace di captare ogni stimolo culturale ovunque gli capiti.
Nei pregiati alberghi frequentati dall'autore, quando la Grande Guerra già si avvicinava ma nessuno pareva avvedersene, forse non era improbabile imbattersi in qualcuno del genere, mescolato fra i tanti ospiti, tutti coi loro bauli di raffinatezze al seguito.