Candido Candido

Candido

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Pubblicato a Ginevra nel 1759, e immediatamente ristampato a Parigi, Londra, Amsterdam e altre città d'Europa, Candido consente a Voltaire di perfezionare il nuovo genere letterario da lui creato, il conte philosophique. Le convulse e mirabolanti disavventure del protagonista offrono all'autore l'opportunità di dimostrare la vanità dell'ottimismo razionalista leibniziano, che vedeva realizzato nell'universo il migliore dei mondi possibili, nonché di sviluppare una straordinaria lezione di sopravvivenza alle catastrofi della natura e della storia.



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Candido 2020-06-05 21:39:04 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    05 Giugno, 2020
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Don Candido di Westfalia

Un po' Don Chisciotte, un po' Pinocchio; un po' racconto, un po' trattato filosofico proposto in veste fiabesca e comica. Sebbene sia più vecchio di oltre un secolo rispetto al racconto di Collodi, Candido ha una struttura e una narrazione molto simile: spezzettata in capitoli molto brevi, introdotti da titoli che anticipano gli eventi che si apprestano a narrare e che in certi casi potrebbero essere racconti a sé stanti. Forse su quest’ultimo aspetto Pinocchio ha una marcia in più, ma c’è da dire che mentre le disavventure del nostro burattino si concentrano su diversi temi (che dunque è accettabile spezzettare e vedere trattati separatamente), Candido cerca di arrivare alla sua conclusione principale con la storia nella sua interezza.
È evidente l’intenzione di Voltaire di sfruttare il registro comico e leggero della fiaba per poter essere dissacrante, ironico e paradossale nel montare e smontare quelle dottrine filosofiche che di norma vengono trattate con la serietà che loro compete. Tuttavia, l’approccio di Voltaire è efficace e interessante, e per raggiungere il suo scopo si serve in primis del suo protagonista: perfetta incarnazione del buono/ingenuo che attinge qualcosa, come dicevo all’inizio, del Cavalier Mancego di Cervantes. Come si fa, infatti, a non associare i vari compagni di viaggio (Cacambo in primis) al fedele Sancho Panza? Come si può non pensare di Cunegonda come alla bella Dulcinea del Toboso, motore di tutte le disavventure di Don Chisciotte così come la baronessa di Westfalia lo è per quelle di Candido? Sarà magari un’idea del tutto personale e campata in aria, ma forse a Voltaire non interessava essere narrativamente innovativo, ma cercava uno schema collaudato ed efficace che potesse permettergli di raggiungere il suo obiettivo: una discettazione romanzata che ha come tema centrale l’ottimismo; un ottimismo che Voltaire si diverte a smontare per mezzo delle disavventure di Candido.
Ma come riesce a far questo?
Molti dei personaggi di questo racconto sono rappresentanti in carne e ossa di un concetto nella sua accezione filosofica più estrema: il filosofo Pangloss è infatti la perfetta incarnazione dell’ottimismo estremo (ogni tragedia accade perché alla fine tutto vada nel migliore dei modi), che si contrappone al pessimismo acuto di Martin e del nobile veneziano Pococurante. In mezzo a tutte queste figure un po’ macchiettistiche si pone lo stesso Candido, che seppure sia influenzato da entrambe le parti non ha ancora preso la sua posizione: non parteggia né per l’una né per l’altra linea di pensiero, ma cerca di analizzarle e rapportarle a tutto ciò che gli capita, per capire quale di queste sia effettivamente supportata dai fatti. In conclusione delle sue avventure, sarà lo stesso Candido a trarre quella che forse è la vera idea di Voltaire: che la verità non starà forse nel mezzo, ma quasi.
Candido, forse, rappresenta per Voltaire ciò che il filosofo dovrebbe essere: qualcuno che non cerca di adattare la realtà alla propria filosofia, ma la corregge quando i fatti finiscono per sconfessarla. Una conclusione alla Holmes.

“«Credete - disse Candido - che gli uomini si siano sempre massacrati a vicenda come oggi? che siano sempre stati bugiardi, imbroglioni, perfidi, ingrati, briganti, deboli, mutevoli, vigliacchi, invidiosi, golosi, ubriaconi, avari, ambiziosi, sanguinari, calunniatori, dissoluti, fanatici, ipocriti e sciocchi?» «E voi - disse Martin - credete che gli sparvieri si siano sempre cibati dei piccioni che trovano?» «Sì. certo», disse Candido. «Ebbene! - replicò Martin - se gli sparvieri hanno sempre avuto lo stesso carattere, perché volete che gli uomini abbiano mutato il loro?»”

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Candido 2018-01-07 05:36:10 siti
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siti Opinione inserita da siti    07 Gennaio, 2018
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Da leggere

Romanzo filosofico pubblicato nel 1759, mescola l’elemento fantastico con la riflessione filosofica. Trenta capitoli per ironizzare sulle filosofie ottimistiche e in particolare sul pensiero di Leibniz, il sostenitore dell’armonia dell’universo e della tesi che quello in cui viviamo sia il migliore dei mondi possibili nonostante l’esistenza del male dovuta all’imperfezione umana, male giustificato con l’idea che da un male individuale possa derivare un bene collettivo o che il male presente faccia derivare un bene futuro.
Candido, educato dal filosofo Pangloss alle teorie dell’ottimismo, pensa appunto di vivere nel migliore dei mondi possibili, fin quando una serie di peripezie non lo portano a scontrasi con il mondo e la realtà che sono invece dominati dal male: guerra, colonialismo, religioni, condizione della donna, chiesa. Una denuncia dei mali del mondo che si conclude con la massima “bisogna che lavoriamo nel nostro orto” a sottolineare che solo l’impegno personale nel quotidiano fa di noi degli uomini , veri cittadini del mondo, concorrenti a generare il benessere generale nonostante l’esistenza del male.
Perché leggere Candido?
Avrei una serie di motivazioni ma ognuno va a cercarsi la propria. Le mie sono queste. La prossima mia lettura sarà il Candido di Sciascia il quale tentò di sgravarsi della pesantezza del tempo che viveva e rappresentava riproducendo la velocità e la leggerezza del conte philosophique, era dunque necessario esperire l’originale. L’opera rappresenta inoltre un classico antologizzato in "Perché leggere i classici"di Calvino il quale risponde per me affermando che “leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario” che nasce dalla capacità di apprezzare maggiormente un testo rispetto alla giovinezza per via dell’esperienza del mondo e della lettura stessa di cui si è portatori e che, per le stesse ragioni, dona un sapore particolare alle riletture dei medesimi classici. Avrei inoltre la volontà di proseguire la lettura del testo di Calvino, insieme di brevi e preziosi saggi su testi classici avendone una conoscenza diretta della maggioranza fra quelli che tratta perché reputo inutile cimentarmi in uno studio critico senza conoscerne direttamente l’oggetto, consapevole del fatto che la lettura di un classico è lo scontro con una serie di resistenze (lettura impegnata, non fluida, costruzione di un sapere, ricerca) che tende a risolversi in una grande gioia e spesso, come suggerisce lo stesso Calvino, nel divertimento. Ecco Il Candido di Voltaire è l’esempio perfetto: una prosa veloce, chiara, lucida, una struttura snella, una trama rocambolesca fanno di questo testo una lettura piacevole e divertente. Se a questi elementi si unisce l’aspettativa di andare a compiere un giro del mondo in brevissimo tempo percorrendo continenti e avvenimenti storici di fine Settecento, utili a comprendere questo pazzo mondo, in un’ infinita serie di improbabili ma gustosissime agnizioni, allora penso che qualcuna delle mie motivazioni possa se non divenire la vostra almeno spingervi verso questo romanzo.

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Candido 2017-09-11 06:20:11 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    11 Settembre, 2017
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Il migliore dei mondi possibili

L'ingenuo Candido, la bella Cunegonda e il fedele Cacambo. Tre personaggi, che sembrano saltar fuori da un romanzo di Cervantes, vivono una vita roccambolesca piena di alti e bassi. Questi alti e bassi rappresentano proprio "fortuna" o "destino" a secondo dei punti di vista.
Da un lato troviamo Pangloss, maestro e filosofo di Candido, che da buon leibniziano crede che il nostro mondo è il migliore possibile. Voltaire ha stabilito per questi personaggi un destino al quanto crudele.

Personalmente io sono fatalista. Non credo che sia il mondo "migliore" possibile, ma è l'unico che abbiamo. Le scelte mancate, e le possibilità che non abbiamo percorso sono solo rimpianti, tutto il resto lo lascio ai film di fantascienza in cui è possibile, non tanto avere una "seconda" possibilità, ma avere la "stessa" possibilità due volte.
Lo stesso Panglos, infatti, si ammala di sifilide ma non muore, sopravvive addirittura ad una impiccaggione. Quanti possono raccontare lo stesso?

Il pessimismo di Voltaire vince sull'ottimismo di Leibniz? Per chi vede il bicchiere mezzo pieno, forse no.

Il racconto è molto interessante e divertente che ci porta a riflettere sulla nostra vita anche se ormai è priva di duelli, avventure e "quarti di nobiltà".

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Candido 2016-11-19 13:12:30 Nuni83
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Nuni83 Opinione inserita da Nuni83    19 Novembre, 2016
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L'esasperazione dell'ottimismo

Ho deciso di leggere questo testo di Voltaire per semplice curiosità verso l'autore e per scoprire fino a che punto una persona ottimista sia da ritenere ingenua.

Il libro si lascia leggere abbastanza agevolmente ed è una girandola di avventure, è come se il protagonista salisse su una giostra fatta di improvvise fortune e inimmaginabili catastrofi.

Tutti gli eventi sono volutamente esasperati sia quelli positivi che negativi, quello che colpisce è la rapidità con cui gli eventi funesti prendono il posto delle fortune e viceversa.

La storia è volutamente paradossale e a dire il vero ad un certo punto questo continuo girovagare il mondo, perdersi e ritrovarsi mi ha infastidita. Mi sembrava di leggere delle banalità.

Una volta terminata la lettura invece ho messo insieme i pezzi e ho apprezzato questo testo.

Voltaire ci ha consegnato un romanzo che sarà per sempre attuale, un manuale di sopravvivenza alla catastrofe sempre in agguato. Dentro ogni persona c'è una storia di infinite sofferenze e di piccoli e grandi fortune, e le gioe e i dolori si rincorrono e si alternano in ognuna delle nostre esistenze qualsiasi sia la nostra epoca e la nostra condizione.

Secondo Voltaire nell'universo in cui viviamo le nostre fortune e sfortune sono elementi impercettibili e del tutto trascurabili, il mondo va avanti allo stesso modo e la natura non risente delle nostre alterne vicissitudini.

Candido ha la sua posizione, per il protagonista il nostro è il migliore dei mondi possibili e per questo le cose che accadono, anche le più brutte, hanno come ultimo fine il bene. E nonostante le infinite avversità Candido mantiene il suo ottimismo anche se la sua teoria non è per nulla supportata dai fatti.

Ma, abbattersi cambierebbe gli eventi? La verità è che l'ottimismo di Candido è un modo di affrontare la vita, lo stesso Pangloss "ammetteva che aveva sempre sofferto terribilmente, ma avendo sostenuto una volta che tutto andava a meraviglia, continuava a sostenerlo, pur senza crederci".

La verità è che essere ottimisti non cambia il corso degli eventi ma ci spinge ad andare avanti.

E' una bellissima lettura che consiglio a tutte le persone che hanno voglia di affrontare temi filosofici, il testo è ricco di pensieri che invitano alla riflessione spesso anche con ironia.

Memorabili le parole del veneziano con riferimento ad un libro di Cicerone :"quando ho visto che dubitava d'ogni cosa ho concluso che ne sapevo quanto lui, e che non avevo bisogno di nessuno per essere ignorante".



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Candido 2016-02-09 09:06:58 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    09 Febbraio, 2016
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Un assurdo ottimismo

Candido e le sue peripezie, le sue disavventure, tutti gli innumerevoli accadimenti che durano una vita, dall'amore perso e ricercato fino allo spasmo, alle torture, le sevizie, le fortune tanto grandi quanto fugaci ed evanescenti. Nella natura umana credo sia presente un meccanismo che dia più peso alle sventure e un po’ meno alle grandi cose che giorno dopo giorno ci accadono. Semplice a questo punto considerare quanto appena scritto come una visione pessimistica della vita, ma non ritengo sia questo il punto, il punto è come viviamo in rapporto alle cose belle e le cose brutte che ogni giorno capitano nelle nostre vite. Non credo, come forse riteneva lo stesso grande Voltaire, che sia una questione di decidere se essere ottimisti o pessimisti, ma di decidere come condurre le nostre vite. Candido mi ricorda molto un altro personaggio molto più moderno, Forrest Gump, un ragazzone un po’ insolito forse, ma meno vincolato a ciò che deve essere fatto per vivere al meglio e affrontare ogni giorno con passione, coraggio, senza farsi coinvolgere e condizionare da tutto il male che immancabilmente incontriamo nelle nostre vite.
Candido di Voltaire è un grande messaggio di speranza, un messaggio che ci spinge vivere la vita e non a condizionarla in base a cosa ci è successo o a che cosa ci accadrà. La maggior parte degli episodi di questo romanzo sono drammatici, sicuramente romanzati ad arte e racchiusi in poche pagine, potrebbero risultare eccessivi. Ritengo che questo romanzo sia una iperbole di tutte le vite, una summa di tutte le cose negative e di come non serva né essere pessimisti né essere ottimisti, ma obiettivi e concreti nell'affrontare tutto quello che la vita ci porta vivere. Candido nella sua estrema tragicità e comunque un inguaribile ottimista, un ottimista inconsapevole e proprio per questo vincente.
Una storia ai limiti dell’assurdo, semplice, ma che racchiude un bellissimo messaggio, positivo, nonostante tutto.

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Candido 2015-03-14 17:27:52 FrankMoles
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    14 Marzo, 2015
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Il migliore dei mondi possibili?

"Che cos'è l'ottimismo?" diceva Cacambò.
"Ahimè!" disse Candido "è la smania di sostenere che tutto va bene quando si sta male".

Con queste parole Voltaire, uno dei capisaldi del grandioso Illuminismo francese, si contrappone per bocca del protagonista alla filosofia di Leibniz. Secondo l’ottimismo metafisico da quest’ultimo propugnato e incarnato da Pangloss (nome che vuole essere una presa in giro ai seguaci di Leibniz), precettore di Candido, l’uomo vive nel migliore dei mondi possibili, coinvolto in una serie di avvenimenti che tendono necessariamente al bene. Questa convinzione, all’inizio fortemente radicata nel protagonista e a lungo difesa, deve tuttavia fare i conti con un incredibile susseguirsi di accadimenti in cui il caso manifesta instancabilmente le sue infinite possibilità capovolgendo ogni certezza. Se dunque il bello diventa brutto, il ricco diventa povero, addirittura il morto torna vivo, allora risulta palese che l’inspiegabilità delle cose umane non segue alcuna regola cosmica definita; di conseguenza ogni discorso metafisico o pseudo-tale si rivela puro concetto che svuota la mente degli uomini.

In questo breve racconto filosofico dal ritmo veloce come lo scorrere della vita, l’acuto Voltaire demolisce con spirito satirico la sterilità del cieco ottimismo leibniziano, ponendone le falle sotto gli occhi di tutti; non per questo tuttavia egli propone un’esaltazione del pessimismo. Tutt’altro. Il sottile gioco d’intelligenza messo in atto dall’autore francese è finalizzato alla presa di coscienza dell’innegabile esistenza del male; questa amara consapevolezza deve essere però affrontata con un ottimismo più ragionato e produttivo, mirato a riconoscere che, pur non essendo il migliore possibile, il nostro è l’unico mondo possibile. La conclusione, memorabile, di Candido rivela il modo di vivere più adatto: “dobbiamo coltivare il nostro giardino”.

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Candido 2013-10-11 10:01:42 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    11 Ottobre, 2013
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Invito al realismo consapevole

Libretto piacevole, solo apparentemente semplice da leggere. Quello che colpisce, e che fa anche da sottotitolo, è l'ottimismo che pervade i diversi personaggi dell'epoca protagonisti, ottimismo che l'autore deride, trasformando questi personaggi in vere e proprie marionette. Perchè il vero senso del libro è stimolare le persone al realismo consapevole. E' una lettura stuzzicante, sia dal punto di vista filosofico, sia dal punto di vista storico, per la ricostruzione del periodo che viene inserita nelle vicende raccontate. La lettura è tutta pervasa da un'ironia diffusa, che rende l'approccio al libro davvero piacevole, oltre che interessante e stimolante, perchè fa riflettere profondamente sulla fragilità degli esseri umani.

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Candido 2013-07-08 20:31:44 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    08 Luglio, 2013
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L'ottimismo di Voltaire e di Leibniz a confronto

Erano alcuni anni che avevo in mente di leggere questo libro, e finalmente ci sono riuscito.

La prima impressione a caldo? Mi ha lasciato un po' deluso.

Ma andiamo con ordine;
Sin dalle prime pagine, nelle riflessioni fra il protagonista Candido ed il precettore Pangloss, è possibile notare alcuni punti cardine del pensiero di Voltaire: la sacralità del concetto di libertà, definito come inviolabile "dono di Dio"; l'esaltazione della Ragion 'sufficiente' e della necessità di analizzare i rapporti causa-effetto in ogni avvenimento che ci coinvolge, e, infine, la ferma condanna riguardo le armi e la violenza in generale.

La trama è discreta, perché riesce a svilupparsi in maniera abbastanza scorrevole, anche se lo stile inframezzato, l'assenza di colpi di scena e la frequente punteggiatura che spezza il ritmo non rendono affatto indimenticabile la lettura.
Vanno meglio le ambientazioni di fondo, numerosissime e descritte con una buona puntigliosità, e la differenziazione dei vari personaggi di primo piano, ciascuno portatore di un pensiero filosofico e/o politico attuale nel periodo di vita di Voltaire; fra gli altri, l'ottimismo 'spensierato' di Leibniz e l'universalismo sono le due teorie su cui si scaglia con più forza, ma, in linea più generale, l'autore difende a spada tratta le idee illuministiche e rifiuta in maniera integralista ogni idea proveniente 'dal di fuori'.

Ed allora perché non mi è piaciuto? Perché mi aspettavo un testo filosofico in piena regola, e non un romanzo che ricalcasse metaforicamente il pensiero di Voltaire, e soprattutto perché non c'è un vero e proprio finale. Giusto insegnare che il lavoro è il mezzo che rende la vita valevole di significato, ma poi?

... È come se Voltaire avesse scritto un buon testo argomentativo-metaforico riguardo i Lumi con tesi, antitesi e confutazione di quest'ultima, ma ne avesse dimenticato le osservazioni e le conclusioni finali.

Lo consiglio comunque, perché rappresenta uno dei manifesti riguardo l'Illuminismo ed espone chiaramente il pensiero dell'autore, ma purtroppo il romanzo rimane fine a sè stesso sia come forma, sia soprattutto come contenuto, pedissequo, e fondamentalmente inconcludente.
Mi sarei aspettato qualcosa di più.

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Candido 2012-08-22 14:13:37 Mombelli
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Mombelli Opinione inserita da Mombelli    22 Agosto, 2012
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Turbine

Candido è la storia di un fanciullo con la nuvoletta nera di Fantozzi che lo insegue sempre.
Ma sempre eh.
Non ce n'è una che gli vada bene e nonostante ciò tutto alla fine si sistema.
Voltaire critica fortemente la filosofia di Leibniz, ossia quelle secondo cui "siamo destinati a vivere nel migliore dei mondi possibili". Enfatizza dunque il pessimismo filosofico, portando le vicende al paradosso ed al grottesco più cupo.
La velocità con cui le vicende si susseguono è sorprendentemente piacevole, in 150 pagine sono condensate più vicende di quelle dei Promessi Sposi tanto per fare un paragone.
Voltaire non si dedica alla descrizione, quella la lascia alla fantasia del lettore: vicende, fatti, avvenimenti, tragedie, guerre, violenze, sciagure, catastrofi sono raccontate per dimostrare la assurdità del pensiero del filosofo tedesco.
Nonostante sia stato creato come testo filosofico, e dunque necessiti di una preparazione filosofica di base per essere compreso in tutte le sue sfumature, la narrazione risulta piacevole e divertente anche a chi non gliene interessa un accidente di filosofia.
Consigliato senza dubbio a chiunque non ami i "mattoni" e cerchi una lettura veloce e frizzante.

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Candido 2012-07-20 14:26:39 elvi
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elvi Opinione inserita da elvi    20 Luglio, 2012
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candido

Il mio prefessore ci ha consigliato questa lettura che personalmente ho molto aprezzato.

In primis la trama di fondo è davvero coinvolgente, anche perchè lo stile che l'autore utilizza è incredibile, velocissima. In pochissime pagine si passa da un continente all'altro da una nazione all'altra con moltissime storie di svariati personaggi ma questo senza mai dilungarsi in descrizioni inutili e senza mai cercare preziosismi superflui (questa comunque è una caratteristica del secolo).

È interessante anche osservare lo sviluppo dei personaggi di fronte alle infinite difficoltà che la vita riserva loro. In molti non ne palrano ma anche il finale è davvero interessante, i tre personaggi, concluse le loro peripezie, danno il significato che ha per loro la vita, visioni in parte simili ma anche molto distanti l'un l'altra (non faccio troppo spoiler).

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