Narrativa straniera Classici Bouvard e Pécuchet
 

Bouvard e Pécuchet Bouvard e Pécuchet

Bouvard e Pécuchet

Letteratura straniera

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Quasi un testamento spirituale incompiuto di Flaubert, quest'opera vede in un certo senso coincidere i due temi di santità e stupidità. I due amici protagonisti, due semplici e mediocri copisti, volonterosi e patetici nel loro far appello al sapere, nel loro libresco affrontare l'esperienza da deliziosi imbecilli, consentono a Flaubert di colpire la cultura delle idee cui fanno riferimento con innocenza e disarmante fiducia. Il loro ridicolo entusiasmo culturale, assurdo e patetico, ora donchisciottesco, ora rabelaisiano, implica l'accanimento dell'autore contro il fallimento di una concezione di cultura.



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Bouvard e Pécuchet 2021-01-08 07:14:01 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    08 Gennaio, 2021
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Il sapere non è mai abbastanza

Devo confessarlo subito: il libro non c'è l'ho fatta a leggerlo tutto, l'ho abbandonato a circa 70% della lettura. Ed è piuttosto ironico considerata la trama, quindi questa non vuol essere una opinione completa sul libro perché mi manca l'ultima parte, ma il racconto della mia esperienza e il perché dell'abbandono.

"Bouvard e Péquchet" è un romanzo che inizia in quarta. Due parigini- entrambi un po' buffi, un po' sfigati, di modesta istruzione, entrambi che si annottano il proprio nome nel risvolto del berretto per non confonderlo con quello di qualcun'altro ed entrambi copisti di mestiere, entrambi di mezz'età ed entrambi con tratti caratteriali complementari- si conoscono casualmente in un pomeriggio afoso d'estate:

"Uno era fiducioso, sventato, generoso. L'altro era discreto, meditabondo, economo."

L'alchimia scatta subito e subito diventano amici per la pelle, scoprono moltissime cose in comune, a partire dal nome inciso sul berretto, ed entrambi traggono giovamento dalla compagnia dell'altro nonché un considerevole aumento dell'autostima e della curiosità:

"Tutta questa loro curiosità sviluppò loro l'intelligenza. In fondo a un orizzonte ogni giorno più lontano, intravvedevano confuse meraviglie. (...) Con l'aumento delle idee, crebbe anche la sofferenza. Un tempo erano stati felici. Ma quando era cresciuta la considerazione di sé stessi, il lavoro era diventato un'umiliazione; si esaltavano reciprocamente, si suggestionavano. Pécuchet assunse il contegno brusco di Bouvard, e Bouvard prese qualcosa dell'ombrosità di Pécuchet."

La prosa scorre e la simpatia verso i personaggi è immediata. L'arrivo di una eredità cambia tutto e i due decidono di trasferirsi in campagna, con il desiderio di fare i contadini e vivere una vita sana all'aria aperta e a coltivare il terreno e dedicarsi alle esigenze dell'intelletto. Non dovete temere lo spoiler, il tutto succede in poche pagine all'inizio. A questo punto iniziano i casini: coltivare con successo la terra, per un parigino burocrate, non si rileva cosa facile. E allora i due si mettono a studiare tutti i testi che riescono a recuperare sull'agricoltura e poi cercano di applicare la teoria alla pratica ma i risultati non arrivano. Allora abbandonano l'agricoltura e provano con la pomicoltura, sempre seguendo i relativi manuali. Ma anche questo non li ripaga con risultati, stendo un velo pietoso sull'allevamento degli animali (poverini, altro che cavie da laboratorio!!!). Ormai Bouvard e Pécuchet sono scatenati. Ripiegano sulla creazione di conserve con vari esperimenti ma anche qui, disastro:

"Riempirono quattordici vasi di vetro con pomodori e piselli; spalmarono i tappi di calce viva e formaggio, ai lati applicarono delle strisce di tela, poi li immersero nell'acqua bollente. Evaporava; ne versarono di fredda; la differenza di temperatura fece scoppiare i vasi. Se ne salvarono solo tre."

"Pécuchet ne concluse che: "Forse non conosciamo la chimica"" .... e allora vai con lo studio della chimica, manuali su manuali sopportati da improbabili esperimenti che finiscono in un fatale incendio. Ma anche la scienza della chimica si rivelava impossibile da apprendere nel suo insieme.

Si ripiega su geologia ma "La geologia è troppo lacunosa! Conosciamo appena qualche località europea. Tutto il resto, compresi i fondali degli Oceani, lo ignoreremo per sempre!"..."Sei mesi dopo erano diventati archeologi". Seguì la passione per le ceramiche, che li portò alla storia ma anche essa si dimostrò lacunosa e "non ci sarà mai una storia oggettiva". Però "i fatti esteriori non sono tutto. Si deve completare con la psicologia". Si iniziano a leggere i romanzi storici, continuano con il teatro e la letteratura il che li spinge verso la grammatica ma anche questa riesce a rivelare incongruenze e contorni indefiniti sotto la loro lente. Non mancheranno esilaranti episodi in cui si dedicheranno alla medicina, allo spiritismo, alla filosofia ma arrivano sempre alla conclusione che tutto ciò che studiano a fondo si rivela, infine, una chimera e un'illusione.

Ecco, al pari di loro, anche io ho perso il mio interesse per continuare la lettura per quanto essa sia stata anche spassosa perché come si può ben notare le situazioni assurde e comiche sono dietro l'angolo, ma questo continuo ritmo alla lunga mi ha demotivata a concludere, e ripiego dunque su altro. Mi avranno contagiata Bouvard e Pécuchet?! Forse. La cosa "buffa" è che il romanzo stesso, è incompiuto, per via della scomparsa del grande autore.

Questa è anche una lettura enciclopedia e non oso immaginare quanto studio ha costato allo stesso Flaubert la sua stesura perché l'autore non si limita a descrivere gli esperimenti falliti dei suoi personaggi ma cita anche i vari testi che loro consultano e gli scienziati ai quali si appellano riportando anche gli argomenti specifici di quei testi e in un'epoca in cui Google non c'era dev'essere stata davvero una impresa titanica per l'autore stesso. Del resto, lui è sempre i suoi personaggi. Se è stato Emma Bovary, sicuramente è stato anche Bouvard e Pécuchet.

Un libro davvero lodevole e non facile seppur stimola spesso la risata e che ha diversi piani di lettura con sottili ma affilate denunce ironiche. Lo consiglio senza dubbio ma siete avvisati, il percorso non sarà dei più facili perché alla lunga tende ad essere logorroico perché ripropone lo stesso schema, diventa monocorde da un certo punto di vista. Ho comunque l'intenzione di finire l'ultima parte ma faccio passare prima un po' di tempo. Sicuramente, due tipi come loro, che iniziano sempre senza mai finire, sono due stereotipi che mai scompariranno e quindi rimane un libro abbastanza attuale. Inoltre rimangono nel cuore anche per il stretto rapporto di amicizia e solidarietà reciproca che li lega, meravigliosamente descritta da Flaubert.

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