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George Duroy è il prototipo dell'arrampicatore sociale d'ogni tempo: un giovane e fatuo provinciale che scende a Parigi dopo una deludente avventura militare e, sfruttando il successo con le donne, si trasforma in un giornalista di grido imparentato con l'alta finanza. Dietro la sua cinica, insopprimibile vitalità si cela però un'ossessionante paura della morte che vanifica la sua sfrenata ricerca del successo.



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Bel Ami 2020-12-14 08:26:15 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    14 Dicembre, 2020
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“L’avvenire è dei furbi”

Se un classico è un romanzo che, a distanza di tempo, è in grado di parlarci tornando attuale come un fantasma, allora indubbiamente siamo al cospetto di un grande classico. Il mondo di Bel Ami è la Parigi della Terza Repubblica, eppure i caratteri che Maupassant coglie e ritrae con verità sono in fondo gli stessi che possiamo osservare nella società che ci circonda, ed è proprio questa straordinaria attualità, che sa quasi di preveggenza, a rendere interessante, e amarissima, questa lettura.

Ignorante, furbo, superficiale, Georges Duroy non è che un cialtrone animato da un unico, bruciante desiderio: affermarsi, a qualunque costo. Fa carriera nel giornalismo, senza sapere scrivere. Colleziona una sfilza di amanti, senza sapere amare nessuno. Si arrampica sulla scala sociale, senza possedere alcun talento. Eppure, non c’è mai soddisfazione in quel suo animo insaziabile ed egoista, perché l’ambizione si mescola all’invidia e ogni conquista ottenuta non è mai abbastanza per placare la fame di successo, quando si vuole - e si crede di meritare - la vetta del mondo. Privo di scrupoli o sentimenti, Georges tira sempre dritto per la sua strada, sfruttando la stessa mediocrità che lo circonda perché, in fondo, in queste pagine, non si salva proprio nessuno. Né le donne, che si lasciano calpestare in nome di qualche illusorio attimo di passione. Né gli uomini, avidi, corrotti e intriganti. Poche le figure che si sottraggono a questa sostanziale vacuità, forse solo una, il vecchio Norbert de Varenne, poeta solo e fallito, a ricordarci che, alla fine del nostro cammino, l’euforia di glorie e denari si sbriciolerà davanti ai nostri occhi, rivelandosi in tutta la propria pochezza.

Maupassant fa parlare la realtà così come la osserva, con spirito arguto e ironico, in cui disprezzo si mescola a bonario divertimento. Inutile quindi cercare in queste pagine consolazione o redenzione, perché, allora come oggi, "l'avvenire è dei furbi". Ciò nonostante, sono proprio le parole del disilluso poeta a dispiegare un velo di morte sulle sfavillanti luci di fama e ricchezza, lasciandone percepire tutti i limiti. Quel che sconforta maggiormente è allora constatare come, ai nostri giorni, questo superficiale e meschino cannibalismo sociale si sia invece trasformato in una sorta di filosofia del successo, accettato con indifferenza, se non addirittura perseguito come ideale.

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Bel Ami 2019-11-15 20:39:17 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    15 Novembre, 2019
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American Gigolò nella francia dell'800

Libro abbastanza piatto.
Mi è sembrato di vedere il film con il buon Richard Gere ventenne che faceva innamorare ogni pollastrella gli capitasse a tiro, in cambio poi di un po di vil denaro di impiegare per i propri sollazzi.
Il libro del francese rievoca una Francia malata di edonismo e servilismo verso la bellezza e il danaro.
Questo baldo giovane, di bell'aspetto si diverte a creare scompiglio tra le vegliarde della aristocrazia transalpina. E' senza scrupoli e senza amor proprio.
Dona se stesso alle donne, specialmente quelle più mature (diciamo) in cambio di privilegi vari e di aiuti alla propria ascesa sociale.
Naturalmente leggendo il romanzo si prova un certo senso di disagio ad immaginare un uomo che usa il proprio corpo e fascino per arricchirsi.
La società sin dai tempi del Paleolitico vedeva la prostituzione, come un fenomeno prettamente femminile, invece si vede che la cultura di massa non ha mai compreso appieno che il fenomeno della mercificazione del corpo non ha sesso.
Sta qui la grandezza dell'autore che far calare un velo sull'ipocrisia della cultura borghese, palesando attraverso questo libro, il fatto che possano esserci anche gli uomini in una posizione di inferiorità rispetto alle donne.....quando invece la cultura ha sempre affermato il contrario.
Non dico che il libro sia questo gran capolavoro o sia una lettura imprescindibile, però ammetto che curiosità e interesse verso le vicende di questo giovane virgulto, mi hanno catturato dalla prima al l'ultima pagina.
Diciamo che è un manuale, per chi volesse iniziare una nuova professione)

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Nanà
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Bel Ami 2018-10-23 20:13:50 Clangi89
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    23 Ottobre, 2018
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"Non vedeva nessuno. Non pensava che a se stesso"

Siamo sul finire del XIX secolo, aria di Naturalismo francese e scorci parigini fanno da cornice a uomini e donne della nuova borghesia e della nobiltà che sopravvive per lo meno nei titoli, al denaro che unge gli ingranaggi della stampa e degli affari politici.
Come raggiungere in tutto ciò il potere e la fama senza possedere doti particolari, titoli di studio o nobiliari, senza aver mai eccelso nella vita insignificante e mediocre della lontana periferia? Queste e altre sono le domande che Guy de Maupassant provoca nel tratteggiare e far vivere Georges Duroy. Abile e scaltro personaggio, arrivato nella Ville Lumière per ottenere i soldi tanto sperati. Uomo di scarne doti personali e professionali, non ha studiato ma che possiede uno spiccato fiuto per ottenere ciò che vuole con il fascino, i giochi, i calcoli di amicizie strategiche e di finti amori con donne giuste.
Le donne che si alternano hanno posizioni di rilievo ed amano amanti, si fanno ammaliare dal bel giovane che usa saggiamente parole appropriate. Donne diverse, le protagoniste. La signora de Marelle rappresenta, forse, l'amante ideale, compagna scherzosa, astuta che sa sdrammatizzare ma pungente e lamentosa verso Bel ami che non perde i vizi segreti. Non manca la figura femminile che rappresenta l'amore appassionato, pesante e snervante. L'autore è davvero sorprendente nel porre a fianco figure femminili differenti, non banali e da non sottovalutare.
I temi toccato sono sempre attuali e descritti saggiamente come i vizi di un arrivista pieno di sé, senza scrupoli ed invidioso in una società materialista intrisa di legami tra mass media, soldi e potere pubblico. Bel ami conquista donne e soldi. Bel ami ci ricorda che un libro scritto con uno stile impeccabile non perde occasione di essere il linea con i tempi che scorrono.

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Bel Ami 2017-07-14 10:51:35 Roleg
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Roleg Opinione inserita da Roleg    14 Luglio, 2017
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Basic instints

Duroy, soprannominato Bel Ami, è un uomo opportunista, cinico, ambizioso, senza scrupoli, invidioso, dalle capacità mediocri, che non guarda in faccia e non ama nessuno.

Non sa scrivere, è abbastanza ignorante, ma fa il giornalista. Non è un nobile, ma fa il nobile. Non è ricco, ma si atteggia a ricco, spendendo e spandendo. Non è interessato alle persone, ma diventa un politico. Non è un gentiluomo, maltratta e tradisce le donne, ma piace alle donne.

Capisco di avere sbagliato tutto, nella vita.

Esiste una relazione tra interessi, politica e stampa? Sono proprio le qualità positive che crediamo possano portare a posizioni di potere? O non piuttosto la capacità di manipolare gli eventi, di gestire le conoscenze, di usare le persone, di contrattare nell'ombra?

Le donne qui, fragili, passionali e fedifraghe, sembrano essere relegate a un ruolo subalterno a quello degli uomini, interessati solamente al raggiungimento del potere.
Chi fa la figura migliore? Questi uomini cinici, opportunisti e invidiosi oppure queste donne passionali, emotive e interessate alle relazioni? Forse, tra le righe, Maupassant ci suggerisce la scelta!

Bello, bellissimo, irresistibile questo romanzo. Maupassant ha una scrittura raffinatissima, ha continui guizzi di classe e riesce a tratteggiare situazioni anche scabrose in poche elegantissime parole.

Un romanzo di una attualità stupefacente. Bellissimo!

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Bel Ami 2017-05-31 07:05:10 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    31 Mag, 2017
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Tutto, pur di arrivare

Il romanzo, scritto nel lontano 1885, è tuttavia di un’attualità sorprendente. Infatti, la storia di Georges Duroy, conosciuto nella buona società parigina dell’epoca come Bel-Ami non è solo quella di un uomo attraente che si avvale di questa sua qualità per intraprendere una scalata sociale, ma è anche, soprattutto, quella di un personaggio notevolmente contemporaneo, con il suo desiderio esagerato di raggiungere il successo e di ottenere la ricchezza con qualsiasi mezzo. Grazie all’aiuto di un amico, un vecchio compagno d’armi, che poi morirà di tubercolosi e di cui lui sposerà la vedova, entrerà nel mondo del giornalismo e poco a poco, grazie a una frenesia arrembante, che fa leva soprattutto sulle donne, specialmente quelle che contano, in quanto consorti di uomini potenti, raggiungerà il suo scopo. É certamente un seduttore, ma le signore che conquisterà con il suo fascino sono solo le pedine della battaglia che ha intrapreso; verso di loro non prova amore, perché in effetti ama solo se stesso. Nella società intellettuale, economica e finanziaria della fine del XIX secolo, popolata di altrettanti arrivisti, grazie anche alla sua innata astuzia procederà intrepido e con la convinzione che il successo sia a lui dovuto. Personaggio di poche capacità professionali, sa cogliere con precisione le occasioni che via via gli si presentano. Dell’arrivista ha tutte le caratteristiche:
un innato egoismo, la certezza, accompagnata da un intimo compiacimento, che ogni persona può essere usata per il raggiungimento del suo scopo. É un parvenu in quel mondo, ma ben presto diventerà un autentico pescecane, capace di aggirare ogni ostacolo, di galleggiare nel marasma, e ciò malgrado l’odio che raccoglie intorno a sé. Maupassant è fenomenale nel descrivere la mediocrità di Duroy e della società parigina di fine ‘800; il suo stile è snello, ma è preciso come non pochi nel ritrarre un mondo vuoto e privo di ideali. Se ci si ferma un attimo per una breve riflessione, sembrerebbe un romanzo scritto oggi; è trascorso più di un secolo, ma il mondo attuale non è diverso, fatto di tanti che sgomitano per farsi avanti con qualsiasi mezzo pur di raggiungere la ricchezza e il successo. É quindi proprio vero che un “classico” è tale quando è senza tempo, o meglio ancora quando non tramonta mai, perché le situazioni raccontate, i temi trattati hanno il raro dono di essere presenti in ogni epoca.
In queste pagine vengono presentati aspetti che non ci sono sconosciuti, quali
l’influenza del potere mediatico sulla politica e le commistioni di affari pubblici e privati. Da buon naturalista Maupassant, nel rappresentare la realtà, è capace, con sobrietà, di mostrarci una situazione complessa, in cui se non esiste il bene assoluto, non figura tuttavia anche il male assoluto. Il suo personaggio, così teso a rinnegare un passato da travet senza riuscire a cancellarlo, in preda a un egoismo totale finisce con l’essere artefice e vittima della sua vicenda. Il bello di tutta la faccenda è che al lettore Duroy non suscita né simpatia, né antipatia; anche in questo Bel Ami è un mediocre, un vestito che non riuscirà mai a togliersi nonostante le apparenze.
Questo romanzo non è solo un bellissimo, è uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi.

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Bel Ami 2016-09-07 14:39:49 Vita93
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    07 Settembre, 2016
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Una rete nell'acqua

La bimba apparve, si fermò interdetta, poi corse verso Duroy battendo le mani, tutta contenta nel vederlo, e gridò: “Ah, Bel Ami!”.
La Signora De Marelle scoppiò a ridere: “Ma pensa! Bel Ami! Laurine l'ha battezzata! È un bel nomignolo amichevole; la chiamerò anch'io Bel Ami!”.

Bel Ami è Georges Duroy, uno dei personaggi più machiavellici, manipolatori e calcolatori che la storia della letteratura ricordi.
Figlio di un oste, privo di qualsiasi titolo studentesco e con alle spalle una breve ed inconcludente carriera militare, Duroy si trasferisce a Parigi nella speranza di diventare ricco e affermato come quei signori così ben vestiti e altezzosi che vede frequentare i locali più in vista della capitale francese.
Sarà l’incontro con Charles Forestier, vecchio commilitone di Georges ed ora caporedattore politico di un poco stimato quotidiano, ad aprirgli le porte di una scalata sociale di cui l’iniziale modesto impiego a “La Vie Française” è soltanto l’inizio.

Se un freddo ed egoista arrampicatore sociale riesce nell’impresa di non risultare eccessivamente respingente, il merito è di uno scrittore arguto come Guy De Maupassant.
Formidabile nelle descrizioni, ironico e brillante nei dialoghi, frizzante e beffardo nello stile, l’autore compie un lavoro certosino nella caratterizzazione di Duroy.
Perché se da un lato non possiamo fare a meno di storcere la bocca di fronte all’arrogante e vigliacca ascesa di Georges, dall’altra non si può non riconoscergli una smisurata voglia di fare, un’innata ambizione animata da una passione e da una volontà di emergere tali da permettergli di essere sempre un passo avanti, infallibile nel capire come e quando muoversi, nello sfruttare le debolezze altrui, consapevole di possedere un certo ascendente sulle donne che, se ben sfruttato, lo porterà a gioire come può gioire solo un uomo che ha raggiunto i suoi scopi soddisfacendo al contempo la propria sete di sensualità e vanità.

“Sarei un bello scemo a farmi della bile. Ciascuno per sé, e Dio per tutti. La vittoria arride agli audaci. Tutto al mondo è egoismo”.

Le donne, il principale mezzo usato da Bel Ami per proseguire la sua scalata inarrestabile, non resistono al portamento fiero di Duroy, al corteggiamento galante ed audace, al fascino dei suoi ottocenteschi baffi curati. E sebbene esse appaiano talvolta superficiali, viziate ed incoerenti, anche qui l’abilità di Maupassant si manifesta nell’equilibrio, nella dimostrazione di una certa conoscenza dell’universo psicologico femminile, tanto che il romanzo non è misogino né maschilista.

“Bel Ami”, datato 1885, è in estrema sintesi un capolavoro, un affascinante e spietato ritratto della Francia della Terza Repubblica dove amore, politica, affari e giornalismo sono vasi comunicanti di una società vuota, simbolo premonitore di certe dinamiche e tentazioni che resistono nonostante il trascorrere del tempo.

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Bel Ami 2015-07-10 09:14:46 siti
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siti Opinione inserita da siti    10 Luglio, 2015
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"Madamina, il catalogo è questo..." o così fan tut

Secondo romanzo di Maupassant, si muove sul doppio binario della continuità e della frattura rispetto al primo, “Una vita”.
La continuità può essere ravvisata nella rappresentazione della società francese, riflettori puntati ora sulla rampante borghesia parigina, mentre l’elemento di frattura mi pare evidente nel registro stilistico. Se “Una vita” rappresenta con delicatezza e in equilibrio armonico, tramite i numerosi inserti descrittivi una vicenda privata nella quale il paesaggio concorre a creare l’atmosfera, “Bel- Ami”,adotta un registro a tratti volgare e scurrile consono a delineare un degrado morale e nel protagonista ma, in misura maggiore, nella società ove egli faticosamente cerca di inserirsi.

Un posto al sole ambisce il provinciale giunto dalla Normandia, poco impegno, scaltro ingegno: abile opportunista. Maupassant lo crea ad arte per inserirlo, in un continuo gioco di specchi e di rimandi, dentro uno spaccato a lui noto, per i soliti motivi autobiografici che fustellano la sua opera, fatto di eccessi sessuali, tentativi letterari, carriera giornalistica, frequentazioni altolocate. Leggere la biografia dell’autore permette di individuare gli spunti autobiografici e forse anche di comprendere la frase emulatrice di quella flaubertiana che lo portò, giocando (?), a dire: “Bel- Ami sono io”.

Ma chi è Bel-Ami?
È George, l’arrivista perfetto, la cocotte declinata al maschile, la prova provata dell’esistenza della mobilità sociale. Privo di talento e di formazione, si inserisce nel mondo agognato che dai boulevard osserva, schivato, denigrandone, ipocrisia e falsità. L’invidia lo punge, è il motore che gli permette la scalata sociale. Noi lettori attraversiamo con lui sobborghi, bettole, lussuosi saloni, redazioni giornalistiche manipolatrici delle informazioni e degli interessi privati, conosciamo donne, donnette e donnacce e macchiette umane. Un solo personaggio assurge ad un ruolo diverso, Maupassant lo usa per trasferire al suo protagonista una lettura della vita che è la riprova di quanto comune sia, in un modo o nell’altro, errare. Sono le parole del poeta Norbert de Varenne le pagine più belle del romanzo, le declama quasi di notte all’errante Bel – Ami per confermare a se stesso l’esistenza dell’errore nella breve parabola esistenziale di ciascun uomo. Lo affranca da sentirne il peso perché quando questo si farà sentire il tempo sarà già trascorso. Lo invita a circondarsi di affetti per non temere la solitudine. È una pagina sola, non può nulla contro la forza del protagonista. È una macina, stritola tutto, mette a nudo il marcio, vi affonda le fauci, se ne alimenta divenendone finalmente parte.

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Bel Ami 2013-01-20 19:48:15 antares8710
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antares8710 Opinione inserita da antares8710    20 Gennaio, 2013
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Storia di un arrampicatore sociale

Il "Bel-Ami" di Maupassant è senz'altro uno dei più grandi capolavori che ci ha regalato la letteratura francese sul finire dell'Ottocento. Un romanzo che ancora adesso viene citato e discusso per la sua incredibile attualità e per la sua capacità di non perdere mai smalto. Tante sono state le trasposizioni cinematografiche di questo romanzo ma questo non ci stupisce, avendo una trama che ben si adatta al grande schermo.

Il protagonista di questo romanzo si chiama Georges Duroy ed è un militare in congedo con un piccolo impiego nelle Ferrovie del Nord. Nonostante questo, il nostro protagonista è roso dall'invidia per chi ce l'ha fatta, per chi è arrivato in alto, in mezzo a ricchezze, lussi e belle donne. E' un uomo, nonostante la precaria situazione economica, arrogante e pieno di sè con la "fame" tipica degli arrampicatori sociali.
Bellissime le parole che lo introducono: "procedeva arrogantemente nella via affollata, urtando spalle, spingendo la gente per non uscire di rotta. Portava un cilindro piuttosto sfatto appena inclinato sull'orecchio, e batteva i tacchi sul selciato. Sembrava sempre in atto di sfidare qualcuno, i passanti, le case, la città intera..."

La sua vita cambierà di colpo quando incontrerà il suo amico ex commilitone, Charles Forestier, il quale lo introdurrà nel mondo del giornalismo e delle serate mondane di Parigi. Sfruttando le sue abilità di seduttore, conquisterà le donne più ricche e importanti, arriverà a sposare una giovane ragazza, figlia del direttore del suo giornale, che porta con sè la dote più ricca di tutta la Francia. La scalata sociale è conclusa.

Maupassant è eccezionale nel raccontare gli ambienti dell'alta borghesia parigina di quel tempo, dando notevole rilievo ai personaggi, ben definiti e strutturati, che popolano il suo romanzo. E' un mondo fatto di cinismo, di vanità in cui vince chi è più arrogante e privo di scrupoli. Un mondo dove l'unica cosa che conta è l'apparenza. Emblematica una frase che Forestier rivolge al protagonista, dopo avergli dato del denaro per comprarsi un abito da sera: "A Parigi è meglio non avere un letto che un abito da sera".

Il protagonista, con il suo cinismo e arroganza, non si accattiva le simpatie del lettore. Anche se, in fondo, questa sua ardente vitalità che si manifesta anche nel sedurre con facilità le donne di Parigi, nasconde un desiderio di fuggire dalla morte, di esorcizzare i dubbi e i conflitti che si manifestano in lui. In ossequio ai principi della letteratura realista francese,infatti, Maupassant si astiene dall'esprimere critiche morali e valutazioni sul comportamento di Duroy. Egli, come il suo grande amico Flaubert, si limita a raccontare il "vero", senza giudizi e senza abbandonarsi ad intenti pedagogici.

Alla fine Georges Duroy ce la fa. La sua scalata sociale si compie. Il matrimonio con la la piccola Suzanne, la figlia del direttore, è la celebrazione del suo trionfo, l'esaltazione del figlio di contadini di una piccola città della Normandia che conquista Parigi: "Du Roy lo ascoltava, ubriaco d'orgoglio. Era un prelato della chiesa romana che parlava così, proprio a lui. E avvertiva dietro le sue spalle tutta una folla, una folle illustre venuta per lui. Gli sembrava che una folla lo spingesse, lo sollevasse. Diventava uno dei padroni della terra, lui, lui, il figlio dei due poveri contadini di Canteleu".

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Bel Ami 2012-12-17 10:07:21 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    17 Dicembre, 2012
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“Che fetentacce, 'ste donne.”

Capolavoro assoluto, pietra miliare della letteratura, il romanzo di Maupassant attraversa gli anni senza perdere neanche un po' del suo smalto. E non invecchierà mai, proprio come “Bel-Ami”, il suo protagonista.
Più bello che buono, più furbo che intelligente, Georges Duroy è uno che sa stare al mondo, almeno nel mondo di arrivisti in cui si trova a vivere.
Fascinoso e impettito, con lo stomaco vuoto e senza un soldo, lo incontriamo per la prima volta per le strade della Parigi di fine Ottocento e lo lasceremo in gran tiro, con un avvenire luminoso e la città ai suoi piedi. Non lasciarsi scappare l'occasione giusta, sfruttare al meglio le proprie potenzialità di seduttore, fare a meno degli scrupoli: ecco la chiave del suo successo.
La parola “amore” sarà pronunciata da lui in tutte le salse, ma troverà sempre sbarrate le porte del suo cuore.
L'impresa più impegnativa per il bel Georges non è certo portarsi a letto una donna, ma condurre all'altare quella giusta per le sue ambizioni. Lo farà calpestando senza tanti complimenti le passioni più disperate e scrollandosi con leggerezza di dosso gli insulti dei cuori infranti.
Duroy è una discreta canaglia che suscita la simpatia del lettore per il perenne contrasto tra il comportamento spavaldo che ostenta in società e i suoi pensieri più genuini.
Ci si ritrova a vedere con i suoi occhi il meschino campionario di umanità che gli si para davanti: imbecilli in carriera grazie al cervello delle consorti, mogli ricche e annoiate, signore stagionate e sentimentali.
Ma si perdona tutto a Bel-Ami e si ride delle sue uscite ciniche, dietro le quali fa chiaramente capolino lo spirito di Maupassant, notorio tombeur de femmes: “Che fetentacce, 'ste donne”.

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Bel Ami 2012-09-08 21:43:55 paolodal
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paolodal Opinione inserita da paolodal    08 Settembre, 2012
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col dito, col dito....

Gran bel romanzo, stile elegante e addirittura avvincente. Trasmette un grande messaggio, tutt'altro che misogino: se vuoi fare carriera e crearti una posizione sociale non devi trascurare il ruolo delle donne. Dietro questi grandi uomini ci sono grandi donne. Non piace alle femministe? Posso essere d'accordo in principio, ma la realtà è questa.
Romanzo che seduce come il suo coraggioso protagonista. Grande l'episodio del duello. Non mi sembra poi così cinico. Lui le donne le ama sul serio. E' un romanzo che descrive bene il ruolo della donna e lo esalta.
Eppoi lasciatemelo dire..... finalmente uno che ce la fa!!!!! ma vi dà tanto fastidio? Beh, se vi disturba tenetevi il vostro eskimo e smettete pure di farvi la doccia, magari qualche vecchia pelosa sessantottina la rimorchiate ancora......

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L'"Unità" negli anni 70
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