Agnes Grey
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La piccola Bronte è all'altezza delle sorelle?
Questa mattina, appena mi sono svegliata, ho finito di leggere Agnes Grey di Anne Bronte. Devo dire che la meno conosciuta delle tre sorelle mi ha piacevolmente sorpreso con un romanzo ben scritto e piuttosto coinvolgente. Lo stile è semplice e scorrevole, probabilmente a causa della giovane età della scrittrice. L'unica pecca? A tratti risulta appesantito dalle numerosissime citazioni bibliche (ne ho contate più di 50!). La protagonista è molto simile a Jane Eyre, dolce, comprensiva e anche piuttosto (fastidiosamente) remissiva.. Di certo non ha il temperamento impetuoso di Cathy! I personaggi di contorno li ho trovati piuttosto fastidiosi, a cominciare dalle signorine Murray, della cui educazione si occupa Agnes, e da tutti i loro vicini.
Nel complesso la mia opinione sulla piccola Bronte è più che positiva, anche se non al livello delle sue sorelle, in particolar modo di Charlotte (si, io preferisco di gran lunga Jane Eyre a Cime tempestose).
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LA VITA DI UN'ISTITUTRICE
Agnes e Mary, sono due sorelle le uniche rimaste in vita dei sei figli della famiglia Grey, il padre cercherà di migliorare la situazione economica ma perderà tutto il suo patrimonio.
La moglie e le due figlie cercano di darsi da fare e Agnes, anche se ha solo diciotto anni, vuole dare una mano facendo la governante.
"Vorrei poter fare qualcosa anch'io", dissi.
"Tu, Agnes! Be', chi lo sa? Anche tu disegni abbastanza benee; se scegli un soggetto semplice, forse ne verrà fuori qualcosa che saremo orgogliosi di mostrare."
"Ma io ho un'altra idea in testa, mamma; è un pezzo che ci penso, solo che non mi andava di parlarne."
"Davvero! Su, facci sentire."
"Mi piacerebbe fare la governante."(citazione)
Inizia la sua esperienza nella famiglia Bloomfield, questo suo primo lavoro la farà crescere, la metterà di fronte alle difficoltà di educare dei bambini viziati che hanno sempre avuto tutto dalla vita.
Naturalmente l'autrice scrive e prende spunto dalla sua esperienza di istitutrice e io ho trovato questa storia molto sincera e autentica.
Agnes è un personaggio che ha avuto un'evoluzione parziale, che ha comunque conservato la sua ingenuità e la sua poco esperienza di giovane donna è in questo ho trovato un difetto, perché in alcuni casi si lascia trasportare dalle situazioni senza diventare la protagonista.
"Siete convinte che siccome faccio sempre come volete voi, non ho una testa per pensare: non vi chiedo di mettermi alla prova, e vedrete cosa so fare."(citazione)
Lo stile è semplice e scorrevole per la maggior parte della narrazione, la parte centrale l'ho trovata molto lenta, credo anche che lo sviluppo della storia abbia avuto delle piccole battute di arresto.
L'autrice aveva sicuramente molto talento, io ho trovato un libro molto sincero, una storia molto umile ma non meno affascinante.
Essendo un'opera prima trovo che ci siano molto elementi interessanti e che questa autrice avesse molto da dire, anche se la trama di questo libro è semplice e non ricca di colpi di scena penso che sia un romanzo che andrebbe letto.
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Avventure di un'istitutrice
Anne Brontë, sorella minore di Charlotte ed Emily, è forse la meno conosciuta delle celebri sorelle inglesi e "Agnes Grey", il suo primo romanzo, è probabilmente la meno nota delle due opere che scrisse. Questo romanzo, che narra le tranquille vicende della giovane istitutrice Agnes e dei suoi allievi, è senza dubbio penalizzato dal confronto con "Jane Eyre" o "Cime tempestose", un confronto dal quale esce inevitabilmente sconfitto. Di certo "Agnes Grey" non ha la potenza stilistica, la ricchezza espressiva e la profondità psicologica dei suoi celebri “fratelli maggiori”, ma non è privo di pregi: uno stile semplice, lineare ed essenziale, senza neanche una riga “di troppo”, o una caratterizzazione efficace dei personaggi, i quali, sebbene non particolarmente complessi o multi sfaccettati, restano impressi nella mente del lettore anche a distanza di tempo (la civetta Rosalie Murray, i terribili bambini Bloomfield, la pia Nancy Brown, il vanitoso signor Hatfield, il crudele zio Bloomfield). Chi ha amato le atmosfere ottocentesche dei romanzi delle altre sorelle Brontë, poi, sarà felice di ritrovarle tra queste pagine.
Non avrebbe guastato qualche guizzo degli eventi che movimentasse la trama né un maggiore approfondimento psicologico, mentre la storia d’amore che coinvolge la protagonista pecca di eccessiva banalità. Sull’intero romanzo, inoltre, grava il peso di un chiaro intento moralistico: la giovane Agnes si presenta come un campione di virtù positive insieme a pochi altri personaggi di basso o medio rango sociale, mentre i suoi ricchi e aristocratici datori di lavoro annegano nei vizi e nei difetti. D’altra parte Agnes esordisce il racconto in prima persona delle proprie vicende affermando che “in ogni storia è racchiusa una morale” e forse è proprio questa la morale che il testo si prefigge, indicare la strada giusta da seguire e allo stesso tempo mostrare quella sbagliata. Tuttavia nella realtà le cose non sono mai solo bianche o solo nere e l’autrice sembra dimenticarlo un po’ troppo spesso.
Ciò nonostante le avventure di Agnes non mancano di piacevolezza, tra bambini capricciosi e viziati, signorine sciocche e vanitose da tenere d’occhio e genitori e nonni impossibili. Nel complesso "Agnes Grey" è una lettura gradevole e scorrevole, purchè si tenga presente che non vi si troveranno picchi di brillantezza.
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La minore delle Bronte in tutti i sensi
"L'attenzione invece va tenuta ben desta poiché Agnes Grey è, e insieme non è, autobiografia. Pur partendo infatti dal dato personale, la narrazione lucidamente se ne discosta, sperimentando un metodo attento all'economicità della composizione, teso più spesso a sottrarre che a dilatare".
Ho deciso di iniziare questa recensione con un estratto preso dall'introduzione a cura della Sestito, perché in queste parole trovo un buon riassunto di quello che è "Agnes Grey" di Anne Bronte.
Dopo aver letto "Cime tempestose" e "Jane Eyre" ho voluto dare una possibilità anche alla minore delle sorelle Bronte, affascinata dal fatto che ben tre sorelle, al tempo, si fossero dedicate alla letteratura. La sofferenza della famiglia Bronte e le loro difficoltà sono ben percepibili in questi tre lavori, ognuna però l'ha affrontata a modo suo.
"Agnes Grey" si presenta sotto forma di diario, diviso in ben venticinque capitoli, in cui la protagonista si racconta, partendo dalla sua prima esperienza come governante, fino ai giorni presenti. Come si può evincere dal titolo, la piccola Anne non può competere con le sorelle in quanto a stile, che si presenta molto acerbo, privo di emozioni e dettagli, e neanche a trama. Manca la complessità e quelle sensazioni che le altre due, ad anni di distanza (ho letto entrambi i libri anni fa) ancora mi hanno lasciato.
La nota positiva è invece il contesto e la critica nei confronti della società del tempo. Non proprio una novità, ma è affrontata in maniera diretta senza la necessità di leggere fra le righe. Inoltre viene contrapposta la donna umile alla Lady, con la riflessione che forse nascere dalla parte "sbagliata" poteva essere anche una fortuna.
"Oh! Non fa niente! Non bado mai ai domestici, non sono che automi; quello che i padroni dicono o fanno non li riguarda e non oserebbero farne parola; quanto poi a ciò che pensano - ammesso che ce l'abbiano, la presunzione di pensare - naturalmente nessuno se ne cura. Ci mancherebbe solo che i nostri servi ci tappassero la bocca!".
Anne Bronte che nella sua vita non ha avuto un happy end, da invece una bella possibilità alla sua protagonista che pur mancando di spessore cerca di raccontare una società ingiusta, snob e meschina lasciando però uno spiraglio di luce per il futuro.
Non vi aspettate il capolavoro né il classico imperdibile, ma date comunque una possibilità alla piccola Bronte, il romanzo si legge velocemente e può essere anche una buona occasione per confrontare lo stile delle tre sorelle.
Buona lettura!
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Anche i classici possono tradire
L’aura tragica e romantica che avvolge la vita delle sorelle Brontë mi ha sempre affascinato e ho ritrovato questo spirito nei romanzi delle sorelle maggiori, in cui passione, forza ed emozione danno vita a personaggi indimenticabili. Con queste aspettative ho iniziato la lettura del romanzo della più giovane delle sorelle Brontë, Anne.
La storia è quella di Agnes, ragazza retta, sobria e di buon cuore, che è cresciuta, protetta e coccolata, in una famiglia felice, raro esempio di amore matrimoniale e solidità di principi. Ma Agnes a un certo punto vuole di più, vuole dimostrare a tutti e a se stessa in primis di potere affrontare il mondo. E inizia così a lavorare come istitutrice presso una ricca famiglia di campagna. La campagna è animata dalle figure che abbiamo imparato a conoscere dai classici inglesi: aristocratici con figli viziati, vuoti e vanitosi, istitutrici prive di alcuna autorità nell’educarli e rassegnate alla loro ignoranza, canonici a volte animati da spirito caritatevole e buoni sentimenti – a volte un po’ meno. Di fronte a tutto ciò e alle dinamiche di classe che regolano comportamenti sociali e matrimoni, Agnes sceglie. Sceglie il lavoro, la moralità e la speranza di poter incontrare un’anima affine con cui condividere la vita.
I temi non sono nuovi, dunque, anche se lo spirito di donna lavoratrice e in un certo qual modo indipendente, lo rendono di fatto un romanzo di una certa modernità.
Però…. Però… Manca la componente emotiva. La narrazione è profonda ma razionale nel delineare il contesto sociale, nel raccontare le ingiustizie subite, nel farci conoscere i sentimenti e i valori della protagonista. Si percepisce la ricerca di misura ed essenzialità di espressione, per non cadere mai nel patetico o nel drammatico. Lucidità però non è emozione. E proprio la mancanza di quelle emozioni e passioni, che ti aspetteresti leggendo Brontë in copertina, impedisce di entrare in sintonia con le corde più intime della protagonista. Per quanto dunque possiamo apprezzare questa donna, esempio di dignità, forza e moralità, la sua storia risulta di fatto un po’ asettica nella sua rigida severità.
E invece anche le istitutrici hanno un cuore palpitante. Chiedere a Jane Eyre.
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Un romanzo in sordina
Quando la famiglia Grey si ritrova attanagliata da debiti e restrizioni, a causa di un investimento andato a monte per una tragica fatalità, Agnes, figlia minore di un ecclesiastico che dirige una piccola canonica di campagna, si offre di lavorare come istitutrice; il suo intento è,sicuramente, quello di sostenere la famiglia ma anche quello di dar retta ad un personalissimo richiamo d'indipendenza.
La prima esperienza lavorativa la vedrà protagonista presso una famiglia di ricchi commercianti.
Qui, nonostante i buoni propositi e le aspettative, si scontrerà con un ambiente lontano dalla sua educazione e dalla sua natura mite e sensibile.
Dovrà, infatti, occuparsi di due figli ribelli e non riuscendo ad armonizzarsi con il contesto educativo di base imposto dai genitori, verrà precocemente licenziata.
Altro giro, altra corsa, ed ecco prospettarsi all'orizzonte un altro incarico, questa volta presso Horton Lodge.
Qui, ospite della famiglia di un gentiluomo di campagna (tale Mr. Murray) dovrà gestire l'educazione di due giovani donne, Rosalie e Matilda.
Anche questo ambiente, però, risulterà inadatto ai suoi metodi educativi e dovrà barattare i suoi buoni princìpi con il quieto vivere, scoprendo giorno per giorno, suo malgrado, la superficialità della buona società.
Il peso di quelle sue giornate e la malinconia per la famiglia lontana, verranno, però, sostenute dalla presenza di Mr.Weston, un giovane ecclesiastico che pian piano farà breccia nel suo cuore.
Questo romanzo, scritto dalla meno conosciuta delle sorelle Bronte (Anne), ha avuto la "sfortuna" (se di sfortuna si può parlare) di essere pubblicato lo stesso anno di Cime tempestose (1847) con il quale non è riuscito a competere. Siamo di fronte ad una narrazione indiscutibilmente acerba ma soprattutto priva di passione; la protagonista si muove in un contesto monotono e sterile, in quanto privo di accurate descrizioni e di quel vigore che dovrebbe appartenere ad un'opera prima. Si viene risucchiati in un vortice di capitoletti, (narrati in prima persona e intervallati da brevi discorsi diretti), che ho trovato scorrevoli ma troppo sbrigativi, a tal punto che quasi non si riesce ad affezionarsi alla protagonista alle prese con le sue vicissitudini. Siamo di fronte ad un romanzo che non cattura, ma ( mi domando) sarà solo perché è frutto di una penna poco talentuosa o perché ha avuto la sfortuna di confrontarsi con capolavori come Jane Eyre e Cime tempestose? Per me vale la prima ipotesi. Se un'opera c'è, vi assicuro che si vede. Piccola nota positiva è la costante presenza di modernità e di un'apertura mentale atipica per l'epoca, riscontrabile in tutte le opere delle sorelle Bronte. Un romanzo da leggere per rispetto del nome ma che si potrebbe (a mio avviso) tranquillamente trascurare.
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- sì
- no