Afa
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
' Racconto d'estate '
Von Keyserling, anima baltica, aristocratico di un mondo ormai perduto, nel breve e intenso romanzo "Afa", ci offre un altro dei suoi 'racconti del castello' .
Potrebbe stupirci, eppure anche lassù nelle terre nordiche può accadere talvolta di avvertire l'afa, soprattutto se si vive in un rarefatto stato di angoscia.
Un'estate trascorsa nella loro dimora di campagna : due esponenti della nobiltà, un padre ancora giovane e sicuro di piacere ed un figlio diciottenne che deve recuperare le carenze in matematica.
L'Io narrante è il ragazzo : "Mio padre (...) pareva ignorarmi (...). Di tanto in tanto mi fissava, ma subito inarcava le sopracciglia, cosa che in lui era segno di disprezzo. (...) Mi sentivo piccolo piccolo e molto infelice".
Le risonanze interiori di un difficile rapporto sono delineate fin dall'inizio, con rara perizia psicologica.
La dimora avita presenta subito un fascino particolare: le stanze risuonano dello stridio dei grilli annidati nei muri; la natura intorno, il parco espongono l'incanto dei loro colori : "i gladioli fiammeggiavano come lingue di fuoco"; "una luce rossa, come soffusa d'oro, vibrava nell'aria"; "i gigli rilucevano bianchi nell'ombra del crepuscolo".
Keyserlig è un grande 'pittore' di paesaggi letterari.
Quei luoghi, "dove tutto era adagiato su fresche ombre verdi", paiono ideali per incontri e conversazioni all'aperto. Essi avvengono essenzialmente con le due cugine: la maggiore, enigmatica e tormentata; la più giovane, gaia e ciarliera. Quest'ultima suscita l'infatuazione del ragazzo; l'altra, amazzone altera nelle passeggiate col padre del nostro giovanotto, è scossa da un dolore di cui presto s'intuisce l'origine.
Le notti sono pregne di atmosfere sensuali: "i misteriosi suoni del bosco trascorrevano fra gli alti alberi silenziosi"; il canto di una donna che si disperde nell'aria di "quella morbida oscurità, densa di profumi"...
Le relazioni fra i due protagonisti continuano stranamente altalenanti, anche se l'Io narrante tende a cogliere ciò che più lo umilia : "il suo sguardo mi attraversava senza vedermi"...
L'epilogo presenta un colpo di scena, di cui però già si è colto qualche indizio : il fragile rumore di un piccolo oggetto d'oro, che scivola per terra, apre spiragli che proiettano una nuova luce su molti aspetti e, nel contempo, alimenta altri e inquietanti interrogativi.