Le montagne ghiacciate di Kolyma
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I viaggi di Porter
Romanzo molto interessante sia nello stile, sia nel contenuto. L'autore ci offre una lettura che spazia tra il romanzo di avventura, lo spionaggio, il thriller e la fantascienza, tutto addolcito con una punta di romanticismo.
Consigliato agli amanti della guerra fredda, narra le vicende di Porter, unico occidentale che può sperare di entrare e uscire fuori da una base top secret nascosta all'interno di una montagna in Siberia. La base, dove si svolgono esperimenti scientifici è così segreta che nessuno, che sia entrato, ha mai potuto lasciarla in vita.
Porter, tuttavia, discende da Inuit canadesi, che rimangono - fisicamente, etnicamente e culturalmente - praticamente identiche alle loro controparti siberiane, nonostante la spaccatura politica pluridecennale tra i due popoli. Forte delle sue abilità linguistiche e trasformistiche – utili anche a farsi passare come un marinaio coreano – riesce ad avvicinarsi alla base senza destare sospetti, non senza una buona dose d'improvvisazione e di fortuna.
La parte iniziale del romanzo è studiata bene e stimola l'attenzione del lettore verso il mistero cui Porter va incontro. Tuttavia la spiegazione di come avviene il suo coinvolgimento non è ben lineare e la lettura incespica un po'.
La parte centrale del romanzo – e anche la parte conclusiva - mescola avventura e spionaggio lasciando chi legge incollato alle pagine. Le vicissitudini del protagonista sono ridicolmente incredibili ma allo stesso tempo Davidson le disegna in modo tale da renderle possibili. La corsa contro il tempo, infatti, è così implacabile che offre poco spazio per riflettere sulla folle – e un po' insensata - faccenda.
Non ho apprezzato molto la parte di fantascienza che per l'autore dovrebbe giustificare il percorso di Porter. A mio avviso avrei preferito una giustificazione seppur scientifica ma che restasse con i piedi per terra.