Il guardiano del frutteto
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Il cuore è la natura
Già dalle prime pagine respiri aria di America. Non so perché in certi libri capisci così tanto presto dove sono ambientati. In questa storia, che è l’opera prima di questo autore, la parte del leone la fanno i particolari legati alla natura, che viene descritta in modo veramente dettagliato, anche se forse, a tratti, può sembrare che siano descrizioni anche troppo sovrabbondanti ed eccessivamente pignole. L’intento è quello di offrirci un quadro di una natura selvaggia ed ostile, ma a volte lo sforzo di restituirci quest’immagine pare un po’ eccessivo. A livello di trama, il libro è molto poco significativo, l’ho trovato parecchio confuso ed anche un po’ noioso. Ci sono degli incisi in corsivo che ho veramente capito molto poco.
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L’Antica fusione tra uomo e natura
Ero molto curioso di leggere la prima opera di McCarthy, avendo imparato ad amare il suo splendido stile e il suo modo di raccontare i lati più scuri e crudi della natura umana.
Ne “Il guardiano del frutteto” il suo stile rimane inconfondibile, anche se risulta chiaro che nel momento in cui l’opera è stata scritta, l’autore fosse ancora all’inizio della sua strada per diventare uno degli autori più ispirati del nostro secolo. Tante idee ancora acerbe si affacciano nella prima opera di questo autore, idee che matureranno col tempo e gli daranno modo di partorire i suoi successivi capolavori, ma “Il guardiano del frutteto” è risultato un po’ confusionario. La trama, che come di consueto non si può associare a un preciso genere letterario, risulta spesso priva di un filo logico e diventa un susseguirsi di eventi un po’ sconnessi e difficilmente comprensibili.
Credo che McCarthy volesse raccontare una terra in tutte le sue sfaccettature, la terra del Tennessee tra le due guerre mondiali, e ce la fa vedere in tutte le prospettive possibili. Il clima, la natura e soprattutto l’essere umano che la popola e che con le sue azioni, senza saperlo, contribuisce a definirne i tratti e i colori. Uomo che è parte integrante del mondo in cui vive, uno dei responsabili del suo progresso ma anche del suo decadimento, interagendo con una natura che nonostante la presenza di quell’essere spesso invadente, continua a seguire i propri istinti e il proprio corso indipendente. Uomo che comprende le realtà nascoste della terra che lo circonda soltanto quando le sue carni si fanno vecchie e stanche, e il suo animo è insopportabilmente carico di tutti gli errori accumulati nel corso di una vita. Sarà proprio il vecchio Ather ad essere il personaggio più interessante, incarnando un uomo che con gli anni si è fuso tacitamente con la natura che lo circonda, imparando a comprenderla e ad amarla in solitudine, bramando la sua pace.
"Ho lavorato quasi tutta la vita e non ho mai avuto niente. Pensi che da vecchio avrai diritto al riposo, ma poi scopri che ci sono cose che devi fare perché nessuno vuole occuparsene. Come se questo le facesse sparire. E magari non sembravano niente di speciale, ma poi ti trascinano come quando addestri un cane da conigli a stanare un paletto e quello ti porta su e giù per la contea fino all’imbrunire. Cose che un vecchio non è più in grado di fare. Quasi tutti vogliamo stare in pace, e nessuno più di un vecchio."
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Il primo Mc Carthy
Con questo romanzo Mc Carthy inizia la sua carriera di scrittore, diciamo che prende la rincorsa prima di prendere il volo con i capolavori successivi. Non che questo non sia un bel libro scritto come al solito, con uno stile evocativo stupendo , ma se devo trovargli un difetto il racconto è un pò sbilanciato, scorre poco, troppo imponente la parte descrittiva rispetto alle vicende dei personaggi , alcune descrizioni dei luoghi sarebbero una perfetta appendice per un trattato di botanica. Ma Mc Carthy descrive con passione, dovizia di particolari, poesia anche gli animali , che nel libro sono a volte vittime di violenze gratuite: pagine che non lasciano indifferenti ma che purtroppo non sono il delirio dell'autore ma una trasposizione di quello che avolte avviene nella realtà. In questo romanzo ci sono dei personaggi, ma non un protagonista, o meglio...non un protagonista uomo, ma la natura, i boschi per esempio , raccontati per luci, ombre, colori, rumori, odori , tutto!. Ci sono momenti di splendida letteratura in cui l'uomo non compare come la descrizione del girovagare della gatta dopo la tempesta.
Tra gli uomini aleggia sotttile la nebbia della solitudine , della disillusione , abbiamo quattro personaggi uniti da qualcosa che non riescono a tirare le fila della loro vita e a capire che cosa li unisce , in questo senso qui abbiamo un accenno di temi ripresi in maniera grandiosa in "Suttree".
Mc Carthy ci racconta una vita quasi primordiale, antica , con un rapporto più stretto, quasi epidermico con la natura che ci circonda, .
Sicuramente rispetto agli altri romanzi di Mc Carthy che ho letto, questo è più "difficile", probabilmente l'autore non aveva ancora smussato certi spigoli , era un pò acerbo, il libro andrebbe letto a voce alta con calma perchè ci sono parti che da sole valgono mezza biblioteca ma vanno ascoltate, non va letto per riempire il tempo ma una parte di noi.