Il cerchio celtico
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Mi aspettavo di più...
“Quando il caffè era pronto, mi sdraiavo sulla cuccetta di sinistra, ben appoggiato a un cuscino, e leggevo. Durante la settimana mi dedicavo di rado alla barca, tranne forse in primavera ed estate, quando le sere sono chiare e tiepide. (...) Niente dà la pace dell’anima di una sera d’inverno soli a bordo, con i gabbiani, il vento e le onde come unica compagnia”.
Per chi ama la navigazione, la vela, i libri che narrano di viaggi per mare è superconsigliato. Avevo letto “La vera storia del pirata Long John Silver” dello stesso autore e mi era molto piaciuto: ne avevo apprezzato l’idea di fondo, lo stile, l’ironia, quell’umorismo misto alla profondità delle riflessioni che mi ha conquistato dalle prime pagine.
Confesso inoltre che adoro il formato e la carta della casa editrice Iperborea, da anni una vera garanzia nella scelta dei migliori testi della letteratura nordica.
“Il cerchio celtico” è per certi aspetti un vero ibrido: una lunga narrazione di un viaggio per il mare del Nord, a gennaio,su una barca, il Rustica, un mistero da scoprire su una pseudo-setta che coltiva antiche tradizioni, che contemplano sacrifici umani, una storia di amicizia e una storia d’amore impossibile.
Il vero protagonista del romanzo è proprio il Rustica “un solido e marino sloop di 31’ costruito in Inghilterra negli anni Settanta - si legge nella postfazione-è stata nella vita reale la barca insieme a cui Larsson ha trascorso un periodo non breve della sua esistenza; per oltre un anno ha vissuto a bordo e con essa ha affrontato lunghe e impegnative navigazioni visitando i mari del Nord e le coste della Scozia che fanno da sfondo alle vicende narrate nel romanzo”. In fondo i libri di Larsson fanno parte della cosiddetta “letteratura di barche e di mare”, in cui si inserisce a pieno titolo.
La tematica del viaggio è ben trattata ed è coinvolgente: descrizioni di albe sul mare del Nord, burrasche, veglie notturne, manovre ed attrezzature marinare (Larsson non fa economia di termini specifici) il tutto ben diluito omogeneamente tra le pagine. Quello che non mi ha convinta fino in fondo è proprio la storia noir/thriller/mystery della setta fondamentalista celtica.
““In tutte le zone celtiche, ci sono persone che, ognuno a modo suo, si adoperano perché i loro rispettivi paesi celtici possano diventare liberi e indipendenti. Ci sono ordini druidici con decine di migliaia di membri che invocano, nelle loro cerimonie e festività, la riunificazione dei Celti. Tutti i paesi celtici hanno i loro partiti nazionalisti e i loro movimenti di liberazione armati, più o meno attivi.(...)”
Ho ponderato bene il mio giudizio, ho aspettato qualche settimana per scrivere la recensione: per quanto adori la scrittura di Larsson, cristallina e piacevole, a distanza di tempo, confermo che il romanzo non è il più riuscito dell’autore. Meglio leggere i suoi libri di viaggio, le sue riflessioni sulla libertà, sulla saggezza del mare senza sconfinare nel “genere”.