I pirati dell'oceano rosso
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Alla ricerca dei...pirati!
Inizio subito precisando il fatto che non ho letto il libro precedente, che sarebbe il primo della saga dei "Bastardi Galantuomini".
Ma, fin dal principio, ho capito che potevo comprendere la trama molto facilmente poiché, grazie a qualche riferimento al passato dei due protagonisti (Locke e Jean), si evince che i due hanno abbandonato la loro terra natia alla fine del romanzo precedente e vogliono cominciare una nuova vita.
Sono stato attirato da questo libro esclusivamente dal titolo e speravo che la nuova vita fosse in mare...bhe poi sarà così, ma quanto bisogna aspettare? Nelle prime 300 pagine i due tentano di rapinare il titolare (Requin) della casa da gioco più grande che ci sia in questo fantomatico mondo.
Le partite a carte si alternano a lunghe descrizioni che lo scrittore è obbligato a riportare essendo questo un mondo tutto suo. Per cercare di spezzare la monotonia di questa trama davvero troppo ferma, vi sono vari flashback che svelano alcuni retroscena di come i due si siano preparati al grande colpo.
Poi all'improvviso vengono sbalzati in mare: eh sì, avvicinandosi così tanto a Requin vengono immischiati nelle lotte di potere nascoste dietro ad un periodo di pace.
Qui non ho potuto fare a meno di chiedermi: perché proprio loro, che non sanno nulla di navi? L'arconte aveva una miriade di uomini al suo servizio e mandare qualcuno in "borghese" non credo che gli fosse molto difficile siccome il suo esercito gira in maschera, quindi come avrebbero fatto gli altri a riconoscerli quali soldati dell'arconte?
Insomma, mi è sembrata un'avventura un po' improvvisata, come la battaglia contro Rodanov (servita solo a sterminare l'intero equipaggio dell'Orchidea Velenosa) e l'improvviso accordo coi priori, i quali danno fiducia quasi alla cieca ai due.
Alla fine sono rimasto un po' deluso dall'aspettativa che il titolo mi aveva dato. Anche perché era proprio per questo che l'avevo scelto. Chissà, magari il primo è totalmente diverso...
Tutto già visto, però...
Quando si deve commentare un romanzo ascrivibile ad una tipologia di letteratura di carattere commerciale l'aspetto principale da tenere in considerazione è senza dubbio la trama: è inutile cercare il virtuosismo linguistico, l'approfondimento psicologico o qualche altra caratteristica innovativa: tutto gira intorno alla trama. La trama di questo libro stenta a decollare. Per quanto nel titolo si parli di pirati (in quello originale di "Red Seas") prima di leggere di un pirata o anche solo di un "mare rosso" occorre aspettare più di 300 pagine, su 700! Questa lunga attesa non può far altro che creare noia, distaccamento e pigrizia; sensazioni che il lettore ineluttabilmente porta con se appropinquandosi alla seconda e più vivace parte del libro. La seconda parte "funziona" meglio: è più stringata, ha più ritmo, profondità, ironia, sentimento, ed è senza dubbio più scorrevole. Sfortunatamente sa tutto di già visto: sin dal titolo, come è fin troppo ovvio, si capisce che l'autore furbacchione cavalcherà l'onda del successo di questo genere di narrativa riportato in auge dalla recente trilogia cinematografica disneyana. E sfortunatamente sa tutto di già sentito: leggendo dell' "orchidea velenosa" (la nave dei pirati, per intenderci) e del suo comandante come non pensare infatti a Salgari o Stevenson, precursori ben più autorevoli del giovane autore di questo romanzo? Anche la collocazione geografica dell'avventura è discutibile: l'argomento piratesco apporta già un considerevole elemento fantastico, era dunque così necessario creare un improbabile e poco fantasioso nuovo mondo dove far svolgere la vicenda? Per concludere questo è un romanzo commerciale più banale che innovativo, più improbabile che avvincente. Tuttavia sarà per il finale romantico (in senso letterario), sarà per il ben oliato meccanismo "buddy - buddy" tra i due protagonisti: quello grosso, fortissimo e introverso e quello magro, biondo, furbetto e agilissimo (vi ricordano qualcuno?) ma non mi sento di criticare interamente l'opera di Scott, anzi attenderò speranzoso l'immancabile seguito.