Narrativa straniera Avventura Flash. Katmandu il grande viaggio
 

Flash. Katmandu il grande viaggio Flash. Katmandu il grande viaggio

Flash. Katmandu il grande viaggio

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All'età di 4 mesi ed otto giorni, una mattina del 1940, Charles Duchaussois perse un occhio a causa di una scheggia di bomba. Siamo nel 1969 nel pieno dell'effervescenza hippie, da Marsiglia a Beirut, da Istanbul a Bagdad, in battello, a piedi, in auto, Charles a poco a poco si avvicina a Kathmandu, il paradiso della droga e degli hippie. Il viaggio inizia, quasi per caso, in Libano, con il traffico d'armi e la raccolta dell'Hashish. L'arrivo sarà Kathmandu, attraverso un percorso che sarà al tempo stesso una mobilità geografica ed un viaggio nella scoperta delle droghe, perché è di questo che ci parla Charles Duchaussois nel suo libro.



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Flash. Katmandu il grande viaggio 2012-11-10 21:03:05 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    10 Novembre, 2012
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Un viaggio crudo ed emozionante

Ci sono libri ben scritti che sono però fiacchi e scialbi, un puro esercizio di stile, altri, ti fanno capire subito che l'autore non ha mai seguito un corso di scrittura creativa, ma ti trascinano nel loro mondo, facendolo in breve tempo diventare il tuo. Vieni coinvolto e affascinato da una storia che ti fa pensare che la scrittura sia un'arte che si avvicina all'alchimia, qual'è dunque la pietra filosofale che trasforma le parole in emozioni, la storia di un uomo in qualcosa che ti farà giudicare certe situazioni diversamente da oggi in poi ?
Charles è un giovane che non trova la sua via nella Francia della fine anni sessanta, passa da un lavoro all'altro da un guaio ad un altro, decide di tentare la fortuna emigrando in Tunisia e da lì inizia un viaggio avventuroso che ogni giorno sposta un pò più in la non solo i confini geografici ma anche quelli delle esperienze che il giovane cerca ad ogni costo.
Attraversa vari paesi nel vasto Oriente ed arriva infine in Nepal, dove la droga non è illegale e costa pochissimo.
Presto la droga sarà una compagna di viaggio dapprima gradevole e occasionale poi diventerà una opprimente necessità, un bisogno che divora .
L'autore percorre l'inferno della tossicodipendenza e dei suoi mondi fatati ed illusori, quelli che portano alla degradazione e alla distruzione di un essere umano , che sacrifica la sua gioventù sull'altare di un male che ha tanti nomi , hascish, oppio, eroina , metedrina, LSD, ma un solo risultato: cullare le sue vittime tra il sogno e l'incubo, spostandoli ogni volta un passo più vicino
alla morte, Charles prova tutte queste droghe in quantità tali da chiedersi come possa un essere umano sopravvivere a tutto questo.
Come dicevo il libro non è scritto in uno stile impeccabile (ci sono frequenti ricorso ai pronomi egli, essi...), ma è bellissimo il racconto in sè, sia il viaggio avventuroso attraverso nazioni, popoli e culture diverse che il desiderio di scoperta che spinge il protagonista a cercare sempre nuove esperienze con la droga pur nella consapevolezza (nei momenti di lucidità) di stare realizzando un avventuroso suicidio e anzi ad un certo punto suicidarsi attraverso al droga diventerà lo scopo della sua esistenza,
convinto di non avere un futuro e di non valere niente come uomo.
Ci sono molti riferimenti e molti personaggi che parlano della cultura hippies di quel periodo ma sarebbe riduttivo fermarsi a questo, Charles non è un hippie nel vero senso della parola, ne abbraccia alcune consuetudini, spesso per mera convenienza più che per convinzione, ma va per la sua strada, quella tracciata dalle sue debolezze e dalle sue prove di forza, ogni giorno combatte una nuova battaglia , spesso contro nemici immaginari creati dal suo stato mentale alterato e da un fisico ormai allo stremo delle forze .
Il racconto di Charles è diretto, crudo, essenziale, senza vergogna e senza falso pietismo o autocompatimento, descrive il Nepal, e in particolare la
sua capitale, Katmandu: traffici, usanze, tradimenti, atti di generosità in una terra dove la morte si compra a poco prezzo e la vita sembra valere ancora meno.
Certe scene sono davvero forti, è difficile non provare un certo disgusto per alcune situazioni, verrebbe facile giudicare e condannare ma non si può restare insensibili di fronte ad un'opera di autodistruzione così crudele e raccapricciante.
"Oltre alla pietà che provo per questo disgraziato a un passo dalla morte , mi sta invadendo una specie di terrore...vedo ciò che sarò io fra qualche tempo...finora non mi ero ancora fatto un quadro dello sfacelo che mi attende...come quest'americano, questo scheletro che tiene l'anima coi denti, che ne avrà forse per qualche giorno, forse per poche ore, così sarò io, presto..."
Sono passati tanti anni dal racconto di Duchaussois ma certi percorsi mentali e umani sono rimasti gli stessi, la droga ha cambiato le sirene ammaliatrici ma queste cantano sempre la stessa canzone di morte, in certi momenti fa quasi rabbia leggere del trasporto con cui Charles racconta del bisogno di drogarsi, di evadere dalla realtà, dai problemi, per "viaggiare" in un mondo proprio in cui sembra di fare un'esperienza emozionante ma che inganna nella sua falsità.
Questo libro fa male come un pugno in faccia, ma è un monito durissimo, straziante e struggente.
"Flash,in inglese, vuol dire: lampo.
Per un drogato,vuol dire: spasimo.
Il flash è ciò che succede nel corpo di un drogato quando la droga, spinta dallo stantuffo della siringa, entra nelle vene.
Ha la violenza del lampo e l'intensità dello spasimo.
Non c’è che l'iniezione – lo shoot - che dà il flash.
Ecco perchè il vero drogato una giorno o l'altro giunge fatalmente all'iniezione.
E diventa un junkie.
Un Dio.
O uno straccio.
A scelta."

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