Cyclops
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Già noto, purtroppo.
Il romanzo più cinematografico (per quanto non sia mai stato soggetto ad un adattamento per grande schermo), più commerciale (per quanto non sia mai stato considerato esattamente un best seller) e forse meno creativo di Cussler. Non potendo pretendere infatti da questo genere di narrativa l’eccellenza stilistica è ai contenuti che occorre volgere l'attenzione, e i contenuti in quest'opera purtroppo non solo sono banali e scontati, ma ricalcano di fatto tutti i temi dei suoi due precedenti romanzi e di quel filone spionistico che dagli anni '60 in poi, grazie soprattutto al cinema, è rimasto in voga fino ai giorni nostri. E se i due precedenti lavori sono sì altrettanto comuni, ma schiudono tra le righe panorami di insospettata profondità (specialmente il primo, Salto nel Buio) qui torna a essere tutto piatto e normale, come appunto il più "fracassone" dei popcorn movie.
Guerre sussurrate, documenti segreti, super potenze capitaliste contro super potenze comuniste, colpi di stato mancati, missioni nello spazio e al centro di tutto questo un solo uomo che possa salvare l'umanità, un solo eroe e il suo nome è James Bon...ah no Dirk Pitt. Uff, c'è mancato poco!
Ispirarsi agli archetipi di un genere talvolta è doveroso e imprescindibile, scopiazzare qualche variopinta idea al contrario è superfluo e pericoloso. Copiare infatti è un arte complicata che se non la si padroneggia perfettamente, dissimulando ogni riferimento alle fonti, il novanta percento delle volte rischia di ritorcersi contro l'autore, facendolo diventare se non uno sfruttatore di glorie altrui (è difficile parlare in questi termini in letteratura) sicuramente "uno dei tanti", uno "comune", una voce insomma nel coro dei "già letto", "già visto" e "già sentito."
È anche sì vero comunque che non è giusto definire Cyclops un totale buco nell'acqua, poichè qualche spunto divertente in realtà gli va riconosciuto: l'antagonista dal volto già noto e il finale quasi da commedia degli equivoci, anche se niente più che striminzite scialuppe nella burrasca della convenzionalità, sono a loro modo innovativi nella bibliografia dell'autore; e non è neppure giusto definire Cyclops un passo falso, poichè in fin dei conti è semplicemente un libro ingenuo, come ingenuo è stato l'autore a suo tempo che, a differenza di tanti suoi colleghi, non è riuscito a riciclare camuffandole adeguatamente delle tematiche fin troppo sfruttate. E' giusto tenere invece a mente che l'ingenuità quando è sinonimo di onestà può anche essere un pregio.
Ma in fine, onestà per onestà, bisogna rendersi anche conto quando la stima (altrove meritata) che si nutre per l' autore porta colui che scrive a non essere più obiettivo e a calzare i panni (qui quanto mai stretti) dell' avvocato del diavolo...