We are family
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
STRE-PI-TO-SO
Pochi libri sono riusciti a farmi ridere fino alle lacrime senza traccia di volgarità, ancora meno mi hanno pure commosso.
Fabio Bartolomei è uno splendido cantore di quanto di eccezionale c'è nella quotidianità , nelle persone comuni, nei sogni di ognuno di noi.
Questa è la storia della famiglia Santamaria: sono poveri, perennemente in difficoltà con le spese anche più banali ma felici in quanto si sentono una famiglia unita.
Una famiglia composta da papà Mario detto Elvis per via della forzata somiglianza con la rockstar, mamma Agnese , bella e dolce che è un pò il metronomo della situazione nei momenti di tempesta, la piccola e pasticciona Vittoria ma soprattutto lui, il protagonista indiscusso della vicenda : Almerico detto Al.
Al ha solo quattro anni ma ha già capito di essere un bambino prodigio, non pensate di trovarvi di fronte il classico saputello odioso e arrogante, Al è fresco e sincero, curioso, propositivo , fantasioso e un pò folle.
Ha deciso di salvare il mondo ma "non puoi salvare tutto il mondo, devi cominciare da ogni piccola casa..." e lui comincia da casa sua inventandosene di ogni per aiutare i genitori a sbarcare il lunario...
La parte relativa all'infanzia di Al è qualcosa di assolutamente strepitoso, il mondo degli anni '70 e primissimi anni '80 visto con gli occhi di un bambino che ha il raziocinio di un adulto ma l'ingenuità, il candore, la convinzione che tutto sia possibile, lo stupore di fronte all'ottusità di certi adulti di un bambino appunto.
Questo contrasto crea situazioni esilaranti, mi sono ritrovato a dover chiudere il libro un attimo per riprendere fiato su certi momenti di comicità assoluta. Non leggetelo sulla metrò , vi prenderanno per pazzi mentre sghignazzerete a più non posso o passerete venti minuti filati con un perenne sorriso stampato in faccia.
I genitori di Al, dopo aver provveduto ad una sistemazione malmessa e provvisoria in attesa di tempi migliori e della "casa promessa" quella dove realizzare i loro sogni di famiglia unita in una grande casa tipo grande sogno americano, partono per il viaggio di nozze che non si erano mai potuti permettere, lasciando da soli Al e Vittoria.
I due ragazzi, si ritrovano a vivere in un ex rimessa che non rientra neanche nelle mappe comunali, la burocrazia dell'Italia li ignora, così si inventano una nuova vita come se fossero uno stato a sé , nel "Principato di Santamaria", dove le uniche monete in corso di validità sono l'affetto e la fantasia. Passeranno gli anni, sempre nell'attesa del ritorno dei genitori che sembrano trovare ogni scusa per prolungare il loro viaggio, Al e Vittoria cresceranno tra mille peripezie, e l'incertezza se svelarsi in tutte le loro potenzialità al mondo che li circonda, corrotto e venduto a valori che non sono quelli che hanno permesso a questi ragazzi di sopravvivere.
Il finale è struggente e da ancora più valore al loro bellissimo rapporto di fratelli, ognuno scudo dell'altro quando la vita lancia i suoi dardi avvelenati.
Bartolomei ci ha raccontato l'Italia degli anni '70/'80/'90 con una grazia e un'ironia intelligente davvero uniche, facendoci vedere come sono cambiati i sogni delle generazioni ma non quello che basta per essere felici.
Grandissimo e non sto esagerando.
Indicazioni utili
Le avventure di un piccolo genio
E dopo il bellissimo libro “La banda degli invisibili”, Fabio Bartolomei ci regala un altro splendido capolavoro.
In questo romanzo seguiamo le mirabolanti avventure di Almerico Santamaria (chiamato semplicemente “Al”) , un bambino prodigio (talmente intelligente da ridurre Leonardo da Vinci al ruolo di lustrascarpe), è consapevole di esserlo e se ne vanta parecchio. Non bisogna però pensare che sia antipatico o pomposo: è la sua ingenuità che lo guiderà nelle scelte di vita.
Infatti questo tenero e dolcissimo bambino, che nel corso della storia diventerà uomo (almeno in parte), ha due obiettivi: salvare il mondo da qualunque ingiustizia e aiutare la sua famiglia.
Perché i Santamaria sono sì poveri, ma felici, cercano sempre di essere spensierati, di guardare il futuro con allegria. Perché la cosa più bella di tutte è la famiglia.
Sarà grazie a tutto questo che Al crescerà pienamente appagato, quasi ignaro delle vere difficoltà della vita che apprenderà fino in fondo solo più tardi.
Non a caso i momenti più belli sono sicuramente quelli dedicati alla sua infanzia perché, oltre ad avermi fatto sganasciare più volte dalle risate per le assurdità più svariate, vedere le concezioni di un bimbo come assolute è quasi commovente, come se si aprisse un nuovo mondo davanti agli occhi.
Per questo non ho apprezzato tanto i capitoli dell’adolescenza di Al, che perdono gran parte dell’ironia e della tenerezza presenti all’inizio e rallentano non poco il ritmo del romanzo, riducendosi al ruolo di semplici elenchi.
Ormai non ho più dubbi: Fabio Bartolomei scrive divinamente e dal suo stile traspare un’ironia fresca, originalissima, vera e autentica.
Quindi, leggetelo e se avete qualsiasi problema chiamate Al Santamaria. Ve li risolverà in un battibaleno.