Voglio vivere una volta sola
Letteratura italiana
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Un angelo trasparente
Il mondo raccontato dal punto di vista di una bimba mai nata. Che splendida idea. Che punto di vista originale, insolito e narrativamente innovativo per descrivere la vita di una famiglia normale, con i suoi momenti di gioia ed i suoi momenti di difficoltà. Ci sono poi immagini, proprio come fotografie, che colpiscono affondandoti dentro, come la casa del silenzio, che diventa un rifugio personale, o come il profumo di biscotto che hanno i bambini. E’ una storia che ti fa riflettere sul dolore che fa parte della vita e che nello stesso tempo ti restituisce la magia dell’infanzia. Spettacolare la protagonista, che è un vero angelo, che ho sentito molto molto vicino.
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Lettera di una bimba mai nata
“Voglio vivere una volta sola” è la proclamazione d’intento che Francesco Carofiglio immagina venga espressa da una strana entità (“Il mio corpo mi sembra sempre lo stesso, quello di una bambina, che invecchia”). Perché la protagonista del romanzo, Violette, esordisce con una dichiarazione sorprendente: “Quindi io non sono nata. Però esisto.”
Violette è infatti la femmina che mamma Emma e papà Leonard (“Il prossimo sarà una femmina, vero?”) vagheggiano, la sorella della quale Jean e Augustin talvolta sentono la mancanza, la padroncina che il cane Javert (“Era un giovane pastore tedesco con le orecchie mosce”) avrebbe volentieri seguito…
La famiglia italo-francese attraversa le tappe della vita prima a Roma, poi a Parigi. Quando i figli crescono e Leonard prende altre strade, Emma si rifugia a Plouzané in Bretagna, nella casa della nonna (“Una sera visitammo il faro di Petit Minou; ci si arrivava dopo aver percorso il ponte lungo e curvo, che partiva dalla terraferma, dove c’era la fortezza inghiottita nella roccia”).
Violette affianca i diversi componenti della famiglia e consente al lettore d’intravedere la trama di connessioni, ipocrisie e sentimenti.
Cosa rappresenta Viola (“Smetterò di esistere quando l’ultimo di loro smetterà di pensarmi”)?
La consapevolezza che si forma attraverso i processi umani?
La potenza ontologica di un desiderio?
La vitalità di un’idea che vive in sé e non soltanto come proiezione mentale?
L’ambizione di raggiungere un’unità che la vita di tutti i giorni sembra negare?
L’interpretazione è affidata al lettore, le pagine si susseguono in rapida successione, spruzzate di nostalgia e tinteggiate di tristezza.
Bruno Elpis
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"Adesso non immaginatevi una storia triste"
E invece è triste...
Questa bambina bellissima che tutti hanno desiderato ma che non è mai venuta al mondo... Questa bambina che corre dietro a tutti, parla sorride, chiede aiuto... ma nessuno può sentirla... questa bambina che è l'unica a scoprire i segreti dolorosi della famiglia ma non può confidarsi con nessuno. Mi ha lasciato un senso di tristezza e di solitudine.