Viva la vida
Letteratura italiana
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Recensione
Viva la vida! Pino Cacucci
L'alcol, la morfina e la pittura per combattere i dolori del corpo e dell'anima. Attraverso un breve ed intenso monologo - nato dalla penna dello scrittore e giornalista P. Cacucci - la pittrice Frida Kahlo ripercorre i tragici avvenimenti della propria vita. Il libro ha l'impianto di una sceneggiatura teatrale e da' voce a quel "demone" che Frida Kahlo si portava dentro. A partire dal tragico incidente in autobus (nel 1925) che la mutilo' per sempre..."Sono stata al mio funerale nella lieve pioggia di un tardo pomeriggio, su un autobus che mi portava a Coyoacan. Ricordo questa lentezza assurda, irreale: il tram ci schiacciava contro un muro e l'autobus si contraeva, si ritraeva in se stesso, si comprimeva...Un corrimano di quattro metri mi era entrato nel fianco. Mi aveva trafitto come la spada trafigge il toro. Mi aveva impalata. La punta scheggiata mi usciva dalla vagina".
E ancora la solitudine, i tradimenti, la maternità negata, le invettive, i dialoghi immaginari di amore e odio verso il suo compagno e artista Diego Rivera (fonte continua di gioa e struggimento), i corteggiamenti del politico russo Leon Trockij e le battaglie interiori contro la morte. "Ho irriso la Pelona, ho urlato in faccia alla Morte la mia ostinazione a vivere".
La lettura di questo piccolo libro é un modo per capire meglio ciò che si cela o si svela nelle opere dell'artista messicana; artista che l’Europa, ed in particolare l’Italia, sta tributando con varie mostre.
PS. Il Mudec, Museo delle culture di Milano, ospita la mostra "Frida Kahlo - Oltre il mito" dal 1 febbraio al 3 giugno 2018.
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Storia della "storpia rompicoglioni"
In questo breve libro è raccontata la storia di una persona eccezionale, l'artista Frida Kahlo, che a dispetto delle leggi umane e fisiche, in modo quasi miracoloso, riesce a tenere lontana da sè la morte (la Pelona) grazie a una soprannaturale forza di volontà, che la spinge a ingaggiare con la morte un corpo a corpo snervante. La vita di Frida è incredibilmente intensa, espressiva come i suoi quadri. Torturata da grandi amori e grandi dolori, come l'amore per Diego Rivera, un amore eterno nonostante i tradimenti e il tentativo perverso di Diego di distruggere chi ama. Per es. Diego diventerà l'amante della sorella di Frida, Cristina, un tradimento che è per Frida una coltellata al cuore.
Il rapporto tra i due è incomprensibile per noi mortali, come tutta la loro vita è a un'altra velocità, a un'altra intensità, ha una profondità che solo la sofferenza può imprimere. Frida ha in sè un demoneche fa impazzire o innamorare di lei molte persone, le allontana o le attira con le maglie di una ironia tagliente, di una sincerità spietata ,della incontenibile repulsione per ogni forma di impostura. Strano anche il rapporto dei due artisti con la politica, a volte contraddittorio, forse incoerente o comunque con una logica non immediata per noi occidentali.
Invidiabile il loro rapporto, un amore che va al di là della morte e delle leggi fisiche: "ti scriverò sempre con i miei occhi", lascia impresso Frida nel suo diario, pensando a Diego, prima di morire.
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Soldadera
Viva la vida e' un urlo di dolore, di amore, di volonta' e forza. E' l'inno di una donna straziata giovanissima nel corpo e nell'anima, un incidente in autobus che spalanca le fauci alla Morte. Frida e i lunghi capelli impastati di sangue e oro, quegli occhi neri profondi non abbassano lo sguardo e schiaffeggiano la Pelona a cui sopravvivera' a lungo , benche' essa pasteggi ogni giorno con un angolo del suo corpo. Busti, morfina, operazioni chirurgiche e pennelli di zibellino per colorare la lordura dello strazio con la vitalita' di una guerriera messicana. La forza ed il cuore di una nazione in una piccola donna e nelle sue cicatrici.
Il breve libro di Cacucci si divide in due parti : la prima caratterizzata da un monologo che dà voce alla pittrice. La seconda parte stilisticamente e' piu' riconducibile a una biografia, attraverso lampi di ricordi e momenti. Benche' ogni pagina del volume trasudi l'amore di Cacucci per Frida ed egli si sforzi di offrircela con tutta l'intensita' di cui e' capace - e io lo ammiro e lo ringrazio-, ritengo che la vita della Kahlo sia stata talmente intrisa di dolore e di una singolare forza di volonta' che solo Frida Kahlo stessa puo' riuscire a raccontarsi . Non c'e' emulazione che regga il peso di certe vite, nemmeno quella letteraria. Ho amato il contenuto ma il monologo non mi e' piaciuto come strumento.
Forse si tratta di timing sbagliato, avendo gia' letto LETTERE APPASSIONATE. Sebbene affrontarle sia stato piu' frazionato rispetto al pezzo di Cacucci che si legge d'un fiato, in esse si riscontra un 'intensita' impareggiabile, dalla viva voce di Frida.
Trovarsi di fronte a un quadro della Kahlo e osservare il colore che esso sprigiona, la pennellata, i dettagli e soffermarsi su una fotografia del medesimo dipinto, per quanto realistica possa essere la riproduzione, essa non sara' mai pari al vero. Noi non possiamo riprodurre il quadro, possiamo scattare una splendida fotografia.
Ecco perche' il monologo non mi ha soddisfatta. Avendo gia' tastato in prima persona la testimonianza di Frida, l'altrui impersonificazione non mi ha emozionata.
Nella seconda parte del libro l'autore parla della pittrice ripristinando i ruoli di ognuno e se qui forse il pathos sarebbe dovuto essere inferiore, il racconto mi ha offerto invece una intensita' ardente, Frida Kahlo rivive, nella passivita' descrittiva che diventa piu' vivida di qualsiasi monologo. Il narratore, l'uomo, la fotografia.
In sintesi la penna e' ottima, l'argomento approfondito, la forma mi ha in parte delusa, consiglio la lettura di LETTERE APPASSIONATE che sebbene sia piu' ostile e' sicuramente piu' vero. Frida Kahlo racconta Frida Kahlo, se monologo deve essere le lettere diventano l'unico monologo plausibile ( secondo me).
Buona lettura.
Ali di gabbiano nero...le mie sopracciglia
Poche pagine, pochissime, ma ricche dell'essenza di Frida e dei suoi tormenti. Il libro non necessita di presentazioni o divagazioni personali, perché è lei la protagonista e a lei spetta la parola, in silenzio e col cuore in mano.
"Ho imparato nella pioggia a sopravvivere:alla barbarie di una vita spezzata, a me stessa dolorante, e infine, a Diego.”
Amores Y desamores.
“Diego è come la mia vita: un lento avvelenamento senza fine, tra gioie di sublime intensità e abissi di angosciosa disperazione. Eppure..amo la vita quando amo Diego. E a volte confondo l'odio per questa vita d'inferno con l'odio per Diego che mi trascina all'inferno e poi mi aiuta a uscirne.”
“La morte può essere crudele, ingiusta, traditrice...ma solo la vita riesce a essere oscena, indegna, umiliante.”
Una donna che ama in modo sconfinato e che ha il cuore traboccante di voglia di vita soltanto può esprimere anche questo:
“Solo io so solo quando sia bello Diego. SOLO IO: E’ come un cactus messicano:forte e possente, cresciuto nella sabbia e nella pietra vulcanica, irto di spine per gli estranei e con un cuore di dolce tenerezza che solo a me svela...”
Frida Kalho e Diego Rivera come “l’elefante e la colomba.”
Una donna che ha espresso attraverso la pittura l’essenza della sua vita e che ha vissuto in prima persona la vita politica del Messico come una “soldadera” col pensiero di una donna forte ed emancipata al cospetto del fallimento e dei tradimenti dei tanti “gattopardi” che si apprestavano alla Revolucion con l’effimera idea di cambiamento che in realtà esprimeva l’affermazione del potere affinchè non cambiasse nulla :
“Sarei andata a lottare al fianco di chi? Ormai ci azzanniamo l’un l’altro come cani rabbiosi, tutti si dicono comunisti e non aspettano altro che piantare una pugnalata nella schiena di altri che si dicono comunisti! Cannibali, ecco cosa siamo diventati…cannibali.”
Frida pata de palo:
“Il dolore è un urlo lacerante, un ruggito a denti stretti, una litania di gemiti, un delirio di parole spezzate, frantumate…Parole mutilate dal dolore.”
“Continuerò a scriverti con i miei occhi. Sempre.”
E allora VIVA LA VIDA!
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Viva la vida siempre!
Stavo cercando un libro che contenesse frasi di Frida Kahlo da inserire in un video e ho trovato, anche, uno Scrittore.
Alcune frasi autentiche di Frida ci sono, ma sono dilatate, contestualizzate nel racconto della vita straordinaria di questa pittrice messicana di cui quest’anno ricorre il sessantenario della morte.
Anzi, mi correggo: Cacucci non racconta tanto la vita di Frida, quanto i paesaggi interiori che corrispondono alla serie di avvenimenti incredibilmente dolorosi di cui questa donna è stata vittima, più che protagonista.
Qualcuno dice che il destino non è altro che la somma delle scelte di ogni individuo, ma come si può pensare che la poliomielite infantile (o spina bifida occulta che fosse) e il devastante incidente di autobus che la violenterà massacrandole per sempre il corpo e l’anima siano dipesi dalla sua, magari inconscia, volontà?
A Frida non è rimasto altro che chiamare a raccolta la sua inesauribile vitalità, la sua ironia, il senso di appartenenza al suo popolo, le sue capacità artistiche, per rintuzzare giorno dopo giorno, un istante dietro l’altro, gli attacchi micidiali della Pelona, la morte, più volte evocata nel libro di Cacucci: “Ma era la mia faccia in quello specchio? O era la Pelona che si incarnava in me, che mi entrava dentro fino a fondersi per sciogliersi in questa eterna stagione delle piogge che è la mia vita?"
Frida Kahlo è un personaggio, anzi una pittrice, meglio: una donna, che è entrata a far parte della mia vita, che in qualche modo da tempo mi accompagna nel mio percorso artistico e personale. Ma mi sono accorta che fa parte dell’immaginario di molti, come se quel suo incredibile attaccamento alla vita avesse finito per contagiare chiunque, dopo la vittoria della Pelona sulla fragile, fortissima Frida, abbia avuto la voglia, e la sensibilità, di raccogliere il suo messaggio. E Cacucci ne ha tanta, di sensibilità.
Mai, nemmeno una volta, durante la lettura di questo piccolo libro, un monologo presente anche come audiolibro, mi ha sfiorata l’idea che a scrivere fosse un uomo. E, in questo caso, è un grande complimento. La profonda conoscenza del soggetto e della cultura messicana, la totale immersione nei meandri cerebrali di Frida, degne della lezione di Stanislavskij, fanno sì che Frida stessa parli. Ho avuto la sensazione, nel pomeriggio di full immersion nelle pagine di “Viva la vida” di essere con lei, di ascoltarla mettersi a nudo senza pudori davanti a me. Senza falsi pudori, così come ha vissuto, con la leggerezza delle farfalle che ha disegnato sui suoi busti di gesso e con la profondità dei suoi occhi che hanno sedotto e catturato qualsiasi sguardo vi sia incappato, in vita e anche oltre.
Per assurdo l’ho ritrovata più autentica in questo libro che non nell’autografo “Lettere appassionate” , di cui ho già scritto in precedenza.
Pino Cacucci è stato definito da Fellini “ un artigiano, un costruttore di trame, di atmosfere e di personaggi”, ma io mi permetto di dissentire dal grande Federico.
Solo un artista, un artista percettivo e capace può entrare nell’anima di una donna come fa lui in questo libro. Con la capacità artigianale che gli deriva da una professionalità consolidata (suo Puerto Escondido, da cui Salvatores trasse l’omonimo film, tanto per citare uno dei suoi numerosi lavori), ma con quel quid in più che non è possibile acquisire con l’esperienza.
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Frida
“Viva la vida” nasce da un'operazione di salvataggio, ossia estrapolando un interessante monologo scritto da Pino Cacucci per una sceneggiatura teatrale in cui si incrociavano quattro voci, una della quali era quella di Frida Khalo.
Abortendo il progetto, l'autore ha pensato di isolare la voce della pittrice messicana e di pubblicarla, redigendo in epilogo alcune pagine per ripercorrere i tratti salienti della vita della donna, unitamente ad alcune sue considerazioni critiche personali.
Il monologo è squisitamente lirico, la voce di Frida fluisce con naturalezza, raccontandosi di fronte al pubblico senza veli come un canto dalle note in netto contrasto, da un lato dolore e tristezza dall'altro forza e convinzione.
Non è semplice prestare la voce a Frida Khalo, il rischio di cadere nella banalità è consistente; invece Cacucci compie un ottimo lavoro, mettendo in scena una donna in carne e ossa, devastata nel fisico da un destino crudele, ma tenace nello spirito, nonostante i momenti di caduta, i momenti di buio, come è naturale che sia.
Frida e il suo corpo, Frida e l'amore, Frida e la pittura, Frida e la vita.
La scrittura di Cacucci è intensa, il navigare nel cuore della protagonista è ben congegnato, mostrando un'ottima conoscenza della pittrice, tanto da farne parlare i pensieri, le paure e le speranze.
E' una lettura brevissima ma commovente, a tratti lacerante, che pur non avendo pretesa di esaustività, tuttavia apre una finestrella sulla vita di una donna, un'artista, dall'esistenza complicata e compromessa, una donna lottatrice.
Tante le riflessioni sul senso della vita e sulla sua precarietà, oltre ad instillare nel lettore il desiderio di approfondire questa storia incredibile.
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Viva la vida di Pino Cacucci
Questo libro di sole 77 pagine è un monologo di Frida Kahlo, la più grande pittrice messicana di tutti i tempi. Intenso, poetico, crudo, malinconico, ma anche straripante di voglia di vita e di passione (“Ho sempre preso la vita a morsi”). Frida Kahlo è un’ icona della volontà disperata di non farsi travolgere dalle disgrazie, ma del volere andare avanti, a tutti i costi. Frida nasce con la spina bifida e dei quattro fratelli è quella più ribelle. Da ragazza, a 18 anni, ha un bruttissimo incidente su un autobus, all’uscita da scuola, che le strazia il corpo e anche l’anima (“Ho vissuto da sepolta ancora in vita, prigioniera di un corpo che agognava la morte e si aggrappava alla vita”).
A causa di questo incidente, che la costringe a letto per molti anni e la porta a subire 32 interventi chirurgici, è costretta a trascorrere gran parte del suo tempo in un letto e si rinchiude in una solitudine, che ha solo l’arte come unica finestra sul mondo. I suoi genitori, vedendo il suo amore per la pittura, le regalano un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che lei, vedendosi, possa dipingere, rappresentando se stessa. Una volta che si rimette in piedi, Frida porta i suoi dipinti a Diego Rivera, importante artista messicano del tempo che, riconoscendone il valore artistico, la prende sotto la sua ala protettrice e la introduce nella vita artistica e politica messicana. Frida si innamora perdutamente di questo rivoluzionario anticonformista e lo sposa, subendo e facendo subire a lui, di conseguenza, numerosi tradimenti, da parte di Frida anche omosessuali (“Lui fa così: quelle che si scopa, le dipinge come le ha viste un attimo dopo averle fatte godere”).
In queste pagine troviamo il suo amore per il marito, per l’arte, la disillusione della politica, la disperazione del non riuscire a portare a termine nessuna gravidanza (“Io…io ho divorato la vita. La mia vita. Ma non ho generato alcuna vita), a causa delle menomazioni del proprio corpo (“Per quattro volte ho concepito il figlio e la figlia che avrei voluto…ma lei, (la Pelona, la morte) la vigliacca, se li è presi e mi ha lasciato in cambio la solitudine”). E’ un libro condito da passione, dolore ed emozioni.
“Viva la Vida” è una frase che l’artista scrisse su uno dei propri dipinti, otto giorni prima della sua morte, avvenuta a causa di una polmonite bronchiale a 47 anni.
Le frasi o le espressioni che mi hanno colpita, oltre a quelle già citate:
“Tra un aborto e l’altro, morfina e alcol mi hanno cullato nelle notti insonni, nei giorni di tormento: la morfina per i dolori del corpo, l’alcol per i dolori dell’anima”;
“L’unica certezza è che la vita non avrebbe senso, se smettessi di sognare”;
“Dobbiamo deciderci ad ammetterlo Diego: tu e io siamo due disadattati in qualunque situazione. Siamo estranei al mondo così com’è”;
“A che mi servivano le gambe, se avevo le ali per volare?”
“I cambiamenti ci sconcertano, ci terrorizzano, perché noi cerchiamo la calma, la pace perché noi anticipiamo la morte morendo ogni istante delle nostra vita”.
E’ una lettura interessante, che ci permette di capire meglio un’artista a tutti molto nota.
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Frida Frida Frida
La storia di come sono arrivata a conoscere questo libro è un romanzo a sé e devo assolutamente raccontarla per far capire quanto esso sia speciale.
Ero in libreria e gironzolavo tra gli scaffali in cerca di qualcosa da leggere, quando mi fermo davanti ai libri di narrativa italiana, allungando l’occhio a destra e sinistra senza essere catturata da niente in particolare. Ad un certo punto mi si avvicina un signore distinto, prende un sottilissimo libro dallo scaffale di fronte a me e mi dice: “Devi assolutamente leggere questo libro, è bellissimo!”. Io lo guardo, un po’ seccata per l’interruzione, credendo che fosse l’ennesimo trucco del finto-colto-che-vuole-fare-il-figo, e lo ringrazio, dicendogli che non mi interessava perché stavo cercando dei libri di un altro genere. Risposta diplomatica con cui credevo di essermelo tolto dai piedi.
Errore. Lui riparte all’attacco insistendo sul fatto che quello che ha in mano è un libro stupendo e che non posso assolutamente lasciarlo lì. Io per l’ennesima volta rifiuto il consiglio.
La cosa finisce lì, io continuo a girare per la libreria, fin quando non trovo quello che stavo cercando, così mi dirigo alla cassa.
Sto per pagare quando sento una voce dietro di me che dice: “La signorina prende anche questo, ma lo offro io” e il signore di prima allunga la mano davanti a me, posando sul bancone il suddetto libro tanto speciale. Io resto a dir poco senza parole, lui se ne accorge e mi dice: “ E’ un piacere per me regalartelo..devi leggerlo per forza, quindi se non lo prendi tu, lo faccio io per te”. Inutile dire che i miei tentativi di rifiutare un simile dono vengono beatamente ignorati, tant’è che lui paga il libro e me lo infila nella busta, facendomi promettere che gli avrei fatto sapere cosa ne pensavo una volta finito di leggerlo. Mi lascia il suo biglietto da visita e mi dice che, semmai non ci fosse stata più occasione di incontrarci, potevo lasciare delle lettere per lui al ragazzo della cassa, perché gliele avrebbe recapitate personalmente.
Io mi dirigo verso casa mia, perplessa ma al tempo stesso euforica: se una persona sconosciuta si era presa la briga di comprarmi un libro perché lo ritiene tanto speciale, forse un po’ di vero ci doveva essere. Così prendo queste settantasette pagine e le leggo tutte di un fiato.
Vorrei aver incontrato di nuovo quell’uomo, avrei voluto dirgli che il suo regalo è stato uno dei più belli che ho mai ricevuto in vita mia, vorrei aver avuto la possibilità di ringraziarlo per la sua sensibilità e per la sua lungimiranza, perché guardandomi solo per dieci minuti ha capito che avrei adorato questo libro, e con me tutte le ragazze che abitavano in casa mia.
Vorrei dirgli che la storia di Frida mi ha commosso e mi ha fatta piangere, che la sua forza mi ha ispirata e che il suo senso artistico mi ha elettrizzata.
Vorrei dirgli di comprare questo libro per tutte le ragazze prevenute e arroganti che incontrerà in libreria, perché la storia di Frida è un inno alla vita, all’amore e alla gioia di vivere, anche se si è feriti, se si è distrutti, anche se veniamo traditi e se ci fanno del male. E’ bello vivere perché la vita è un miracolo e Frida è stata e sarà sempre il fiore di loto che emerge dal fango per splendere in purezza. E’ un libro magico, profondo, crudo, che ti scava dentro.
E’ la storia di una Donna, con la d maiuscola, che sfida tutto e tutti, in nome della fierezza e dell’indipendenza, della libertà che se ne frega delle convenzioni e delle regole della società.
Vorrei dire grazie a quel signore perché mi ha messo un tesoro tra le mani.
“La sensualità di Frida è leggendaria in mille testimonianze di uomini e donne, una sensualità impulsiva e mai studiata, fatta di puro istinto e immune da pose e finzioni calcolate, ma ad affascinare chi la frequentava era anche la sua ironia solare, propria di una carattere temprato che non conosce la meschinità. Ironia che poteva essere caustica, a volte spietata come la natura messicana: meravigliosa quanto aspra, struggente, unica, e capace di fare molto male a chi non la rispetta”.
La Pelona ti ha preso Frida, ma nessuno ti ha dimenticata.
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"Diego e Frida" di Jean-Marie G. Le Clézio;
altri libri sulla vita di Frida