Vita e svita
Letteratura italiana
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Bello e commovente
Dovremmo poter ritornare con l’energia di un nuovo nato e l’esperienza di un morto e ….. ricominciare.
Io sogno di ritornare e nel frattempo sopravvivo sognando un futuro che non mi apparterrà”
E questo che ci insegna Belit , è su questo che ci fa riflettere.
Belit è una giovane donna, manager in carriera madre e moglie appagata, che scopre un giorno di essere malata di cancro, e la morte, che lei, come la maggior parte delle persone della sua età credeva lontana , le si avvicina pericolosamente all’improvviso. E’ l’inizio di un calvario per lei e per la sua famiglia, Conan il marito e Mowgly, la loro bambina di sette anni, è l’inizio di un pellegrinaggio attraverso ospedali e” illustri luminari della medicina “ che non vedono nei malati delle persone, ma solo dei pazienti, niente più , non provano a mettersi nei loro panni, non provano a scoprire i sentimenti e le emozioni che dimorano nel cuore di chi vive con addosso una condanna di morte, si informano solo sull’evolversi della malattia, sempre in maniera molto distaccata .Belit nel suo calvario si imbatte nel dottor Gargamella ( così lo chiama lei) che si limita a emettere la sentenza ma non le dà un aiuto morale , è solo molto bravo nel riscuotere la parcella.
Questo libro è scritto a due mani, la voce narrante principale è Belit, e poi c’è la piccola Mowgly, che ci racconta come una bambina di sette anni viva con il timore di perdere la persona più importante per lei, ci racconta , con gli occhi di un bambino come si vive nella propria casa quando la morte bussa alla porta e nulla è più come prima, e a un certo punto si convince anche che se la mamma muore, le dispiace per papà ma muore anche lei, perché vuole stare con la sua mamma nel cielo, e non a casa senza di lei.
Avevo letto “l’ultima lezione, la vita spiegata da un uomo che stà morendo” e credevo fosse molto simile, invece ho trovato Belit molto più umana, lei, a differenza dell’autore di questo libro, è arrabbiatissima, è ferita e si sente tradita dalla vita, quasi non accetta la malattia e tutto queste emozioni e sensazioni si respirano veramente nel libro. Io, personalmente lo trovo un atteggiamento più normale, credo che mi comporterei come lei, forse perché anche io sono mamma, ed è difficile per una mamma pensare di morire e non poter accompagnare il proprio bambino almeno in una parte del percorso della vita, questo è l’argomento cruciale per lei, non dirle la verità lo vede come un tradimento e dirgliela vuole dire gravare una bambina così piccola di un fardello così pesante.
Un libro commovente, che fa riflettere tantissimo, fa piangere, e a tratti anche sorridere, sicuramente un libro DA LEGGERE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ringrazio la redazione che mi ha dato l'opportunità di leggerlo con l'iniziativa di scegliere un libro per recensirlo.
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Una pagina di vita ricca di sentimenti ed emozioni
Quando sembra che le giornate abbiano acquistato quelle certezze, quella serenità che niente e nessuno potrà intaccare. Quando le difficoltà sembrano così lontane e credi che nulla di male potrà mai arrivare, ecco che la vita ti “svita” da quelle sicurezze e ti spinge a vivere una realtà che sai esistere, ma che credevi mai potesse toccarti di persona.
A Belit (Carolina Mercurio), donna di successo, accade proprio questo: una telefonata stravolge la sua vita. La malattia colpisce il suo corpo ed entra nella sua quotidianità, nella sua casa, nella vita di suo marito, Conan, e della sua piccola e dolce figlia Mowgly (Valeria Nardilli), ma non lascia che sia lei a vincere. Confida al lettore le sue paure, i suoi pensieri. Racconta la sua avventura, la sua lotta non solo contro la malattia, ma anche contro quella medicina ufficiale, di “Professori” accecati dall’interesse e dal guadagno, che la condannano a priori, prima della vita stessa. Sono pagine intense, scritte con la verità non solo della sofferenza, ma anche con il coraggio di chi non si arrende e che incontra il mondo generoso della Ricerca, dove i medici, che lavorano con passione e altruismo, combattono insieme al paziente, riuscendo a regalare speranza, riuscendo a far vivere la speranza.
La narrazione, scandita dalla penna di Belit, ma anche della piccola Mowgly, che con tenerezza (aveva sette anni allora) offre lo sguardo di una bambina che scopre qualcosa di troppo grande per lei, qualcosa d’incomprensibile ma che vive con forte sensibilità, si muove tra ritmi rapidi e fra note delicate, accompagnando il lettore in una lettura che diventa, pagina dopo pagina, sempre più emozionante, sempre più coinvolgente. Una straordinaria testimonianza, che ci aiuta a scoprire in noi e nella famiglia la forza di lottare e vincere e scritta con l’intento di aiutare la Ricerca: il ricavato del libro sarà, infatti, devoluto all’AIRC.