Narrativa italiana Romanzi Visto dal cielo
 

Visto dal cielo Visto dal cielo

Visto dal cielo

Letteratura italiana

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Perché Guts sghignazza nel cielo, dove «si radunano come smog i fantasmi dei morti ammazzati», e da lassú osserva Agata sfrecciare sui roller a caccia dell'assassino, o degli assassini? I vivi e i morti, il dolore la comicità e la rivalsa coesistono a Milano, presso il grande fiume delle auto di Pasteur. Mai come in questo vasto, corale romanzo che pulsa della vita e della lingua meticce delle nostre nuove città, Nicoletta Vallorani ha saputo unire i due diversi registri della narrazione in cui è maestra, il comico di La fidanzata di Zorro e il noir metallico di Eva. E mentre assistiamo col fiato sospeso alle avventure sempre piú sorprendenti (e inquietanti) dei tostissimi Agata, Ciainamen, Optalidon e compagnia, dallo sfacelo evidente di una civiltà che ha già prodotto i suoi eredi nasce in noi la consapevolezza che, come dice Mossàd, l'amico di Zoe, forse sono proprio i senza-potere il nuovissimo, vivificante «sale della terra».



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Visto dal cielo 2013-04-07 12:09:19 ChiaraLotus
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ChiaraLotus Opinione inserita da ChiaraLotus    07 Aprile, 2013
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Fra realtà e fantasia

ATTENZIONE SPOILER.

Ho chiesto l'inserimento di questo romanzo sebbene esso sia del 2004 e - non appartenendo purtroppo alla categoria dei best-seller - ignoro completamente se nelle librerie si trovi ancora. Sicuramente su internet sarà accessibile a tutti.

Questo libro ha un merito importantissimo: sebbene ami storie che effettivamente descrivano situazioni esistenti, è riuscito ad entrarmi nel cuore grazie alla sua sapiente commistione fra fantascienza e realtà.

C'è una periferia. C'è una scuola che raccoglie ragazzini emarginati e pieni di problemi. Immigrati, orfani, lolite, piccoli bulli. Uno di essi sparisce nel nulla. Ci penseranno una spazzina - mentre monitora la strada a bordo del suo camion dell'immondizia - e la sua figlia adottiva che ama chiamarla papà nonostante sia una donna. Agata, quattordici anni, sfreccia sui roller in mezzo allo smog di Viale Monza, difende il suo quartiere, difende i suoi amici. E cerca la verità.

Lo stile è ironico, ma al contempo secco e duro. Il mondo descritto è alienante e negativo. Tutte queste persone, tutti questi ragazzini, sono destinati a fallire perchè devono lottare contro un nemico più duro e potente: ci sono degli individui, sulla terra. Sono individui vestiti di scuro, che nascono i propri volti dietro occhiali neri, non si rivelano mai ma tengono in mano i fili delle vite umane, in particolare dei soggetti deboli, muovendo le loro braccia a proprio piacimento. I corpi sono vittime di questi individui. Ma le anime si ribellano. Milano infatti è infestata dai fantasmi delle vittime di un sistema malato, e queste anime chiedono che sia fatta giustizia.

Impossibile non notare la matrice politica insita in questo romanzo. Si può dire che la Vallorani sia stata una profeta di ciò che sarebbe accaduto negli anni a venire, ma che già era latente ad inizio millennio: l'emergere di una casta destinata a mangiare tutto tagliando fuori che non ha gli strumenti per opporsi. Strumenti economici, sicuramente. Ma anche strumenti culturali e morali.

Per chiudere questa recensione, vorrei raccontare un piccolo frammento della mia storia personale. Può sembrare esagerato, infatti, pensare che un libro possa cambiare la vita ad un individuo. Ma con me è successo esattamente questo. Forse la mia strada era già segnata, forse il mio destino era inevitabile. E questo è stato lo strumento che mi ha aiutata a mettermi sulla retta via. Chi non ha interesse a leggere questa storia, può saltare un paragrafo e smettere di leggere adesso.Non è mia intenzione annoiare a nessuno

Ricordo che lessi questo libro nel settembre del 2004. Vivevo a Milano da 4 anni, ma non ero mai stata a Pasteur, fermata della metropolitana rossa, direzione Sesto San Giovanni. Da studentessa fuori sede, ero abituata a frequentare il centro e i quartieri residenziali in cui abitavano gli amici. In quel periodo, avevo da poco discusso la tesi triennale e aspettavo che i iniziassero i corsi della specialistica. Divorai, in quel mese, un sacco di libri. E ricordo che, appena ebbi finito "Visto dal cielo", mi catapultai a Pasteur a fare un giro con un taccuino, per cercare di rivivere le medesime sensazioni dei protagonisti. Scattai anche delle foto, sebbene non avessi nemmeno la digitale. E mentre camminavo su quelle strade presi la decisione di rendere concreta un'aspirazione che coltivavo da tempo nel cuore: aiutare le persone.
Rimasi molto colpita dal disagio intorno a me. E rimasi colpita dalla descrizione che il libro forniva di certi ragazzini emarginati e soli, in un certo senso vittime di un sistema che mirava a farli fuori, ad escluderli. Io non volevo essere complice delle politiche ecomiche dominanti, della "casta", della società dei consumi.
Lo capii lì.
Lo capii in quel momento.
Così decisi di iniziare un'attività di volontariato in un quartiere simile, con persone fragili come quelle descritte nel libro. Successivamente, altri circostanze apparentementi casuali (nonchè la lettura di altri libri affini, alcuni già recensiti su qlibri) mi fecero trovare il posto giusto in cui realizzare quanto avevo in mente. Ho iniziato ad offrire ripetizioni di italiano gratuite ad adolescenti stranieri. Questa scelta ha cambiato la vita almeno di cinque persone, fra cui la mia. Strade che in quell'ambiente si sono incrociate, vite che hanno trovato un senso, legami che sono nati, aspirazioni che sono esplose, strade che si sono delineate, indirizzi che si sono scelti. Tutto è partito da lì. Tutto è partito da quel libro.

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Biondillo e Colaprico
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