Vieni tu giorno nella notte
Letteratura italiana
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Ariel
«[…] All’improvviso mi faccio largo a forza, urlo di allontanarsi, corro verso di lui, rovescio un tavolo, sono a pochi passi, lo raggiungo. Il tempo si dilata, gli occhi si agganciano: riconosco lo sguardo di chi ha scelto la morte. Lo afferro per un braccio, posso fermarlo. […] Belva sconcia, la morte divora a caso per non essere divorata. Grida e rantoli, sangue e urina, corpi come sacchi vuoti, occhi senza più sguardo, labbra senza più baci e parole, respiri che non appannano più specchi. Il battito interrotto. Vite rubate alla vita in un lampo infuocato.»
Quando Micol e Daniel scoprono della morte del figlio, sono separati ormai da anni. Coppia di origine ebraica, apprendono della morte di Ariel a seguito di un attacco kamikaze in Israele, luogo dove si è trasferito da qualche tempo anche grazie all’influenza della nonna Stella. Da sempre il giovane segue un ideale ben preciso e muore per questo stesso.
È come un fulmine a ciel sereno, le notizia. I genitori si recano a Tel Aviv e una volta lì scoprono che non solo il figlio si trovava estremamente vicino all’esplosione ma che, oltretutto, celava una vita ben diversa da quel che i due conoscevano.
Il lutto non è mai uguale, per nessuno. Il dolore è una voragine, consuma dall’interno. Porta alla fuga, porta al logoramento ma porta anche bisogno di sapere, di risposte. Ed è qui che Micol scopre di non aver mai davvero conosciuto il figlio che ha cresciuto. Scopre i suoi sentimenti d’amore, conosce quell’amore che ha superato i confini del pregiudizio, ne scopre perfino il gatto. In un certo senso riscopre anche sua madre, Stella, una donna forte e risoluta con cui ha sempre avuto scontri e discussioni.
«[…] Il lutto sparge sale ma cerca lampi d’oblio.»
Questo è merito dei legami atavici ma anche di emozioni senza confine come il dolore. Tante sono le voci e i volti di questo romanzo ma certamente ad essere le vere protagoniste sono Stella e Micol. Queste sono accompagnate da Tariq, il compagno di Ariel, Sharon, la migliore amica e Malak l’insospettabile gatto.
Un percorso di riflessione ma anche di rinascita in cui un evento di perdita porta a nuovi inizi. Un libro che non è solo quel che appare, uno scritto che va ben oltre e che si prefigge di far riflettere il lettore su tematiche attuali ma mai banali.
Al tutto si aggiunge una scrittura chiara, diretta, priva di fronzoli e di grande intensità. Un libro dove è il sentimento la prima vera essenza.
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L'elaborazione del lutto in un romanzo di grande a
“Inizio dalla fine. Dalla mia fine. Non importa l’ora, la data e nemmeno l’anno. È il mio ultimo giorno e questo basta. Indosso la divisa e non sono solo. La nostra è una storia complicata, due come noi avrebbero dovuto essere nemici e invece siamo diventati amanti, ovvero i migliori nemici”
Una bella scoperta questo ultimo lavoro di Cinzia Leone.
Micol e Daniel, coppia di origine ebraica che vive a Roma e da tempo separata, riceve la notizia che il figlio Ariel, da tempo trasferitosi in Israele su impulso della nonna Stella e arruolatosi nell’esercito, è morto in un attentato kamikaze. E’ morto per inseguire un sogno e un ideale.
I due ex coniugi si precipitano a Tel Aviv e dopo le formalità di rito sono costretti ad attendere che i resti del figlio vengano separati da quelli dell’attentatore al quale Ariel si trovava molto vicino al momento dell’esplosione.
Micol e Daniel vivono in modo diverso la voragine di dolore che li consuma, Daniel riuscendo anche a trovare spazio per il suo lavoro da pubblicitario, Micol nel tentativo di ricostruire la vita di un figlio che ha scoperto di non aver mai conosciuto davvero. E ne scopre i sentimenti, il suo essere stata sentita davvero come madre, anche se era lontano. Scopre come il suo Ariel sia stato capace di un amore in grado di superare i muri di odio e di pregiudizi costruiti dagli uomini.
Si avvicina anche alla madre Stella, con la quale da tempo non si sentivano più, e al suo sentire, alla sua vita, a cosa poteva aver tanto affascinato il figlio.
Il lutto unisce, come ci spiega l’autrice, e anche se ognuno lo vive a suo modo, l’enorme sofferenza che si prova riesce a creare legami anche improbabili.
A Micol e a Stella, vere protagoniste del romanzo, si uniscono in un nodo indissolubile Tariq, il compagno di Ariel, Sharon, la sua migliore amica e Malak, il gatto.
Dalla morte si possono far nascere nuove vite e nuove relazioni in nome di quelli che si è perso? Può la morte consentirci di non solo di riprendere a vivere ma regalarci una vita rinnovata?
Il romanzo ci accompagna nella lunga elaborazione del lutto dei protagonisti, vissuta da ciascuno in modo diverso e originale ma che li porterà tutti alla ripresa piena della vita nel nome di chi hanno perso.
Sullo sfondo del romanzo una caldissima Tel Aviv, moderna e piena di contraddizioni nel suo conservare tracce del passato e la perenne ostilità tra israeliani e palestinesi. Un romanzo in qualche modo profetico.
La scrittura è elegante ma concisa, ragionata, dettagliata per quanto basta, mai banale e molto ricca. I sentimenti narrati con profondità. L’amore, indipendentemente da chi ne è l’oggetto, non ha bisogno di molte parole, basta venga avvertito.
Un bel romanzo, perfettamente equilibrato e ben scritto. Un originale percorso di riscatto di validità universale.