Valentino
Letteratura italiana
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Trilogia di egoismi
“Valentino”, “La madre” e “Sagittario” sono tre racconti appartenenti alla produzione giovanile di Natalia Ginzburg, scritti a cavallo degli anni Cinquanta e raccolti insieme in quest’edizione Einaudi. Tre racconti dal contenuto semplice, frammenti di esistenze che non hanno nulla di eccezionale o eroico, ma si muovono nella naturalezza del vivere quotidiano, spinte inesorabilmente verso un destino familiare di miseria. Il tessuto dei legami e degli affetti familiari è, ancora una volta, lo scenario eletto dalla Ginzburg per raccontare rapporti irrisolti e irrisolvibili, che fanno i conti con l’egoismo.
Da un lato, l’egoismo indolente di un giovane vanesio, chiuso in un cieco e totalizzante amore per se stesso. Un giovane incapace di guardare alla vita se non nelle sue superficiali manifestazioni - un bel corpo, vestiti eleganti, illusori passatempi -, senza riuscire a vedere il dolore e la solitudine delle persone che lo circondano. Quelle stesse persone che gli hanno dato tutto, a piene mani, sostenendo interamente il peso del vivere comune.
"Valentino è felice, perché l'amore per se stessi non delude mai" [Valentino]
Dall’altro, l’egoismo febbrile di una donna irrequieta e instancabile nell’inutile tentativo di sottrarsi al grigiore e alla banalità della vita di ogni giorno. Una donna che ha cercato stimoli e felicità sempre lontano, nella città, in nuove amicizie o iperbolici progetti, e non è stata in grado di leggere e aiutare la malinconia che le viveva accanto, cristallizzata in un muto sorriso.
"Adesso mia madre capiva il senso di quel sorriso. Era il sorriso di chi vuole essere lasciato in disparte, per ritornare a poco a poco nell'ombra" [Sagittario]
Manca una vera e propria dimensione descrittiva: Torino si dissolve in una città uguale a tante altre e anche i personaggi, in fondo, non sono indagati, ma scoperti piano piano attraverso piccoli gesti e dettagli apparentemente inutili: i baffi, il vestito di panno blu marin, la zazzeretta color fieno. Manca un vero e proprio intreccio, in questo susseguirsi quasi cronachistico di piccoli accadimenti. Eppure, una volta chiusa l’ultima pagina, ti accorgi che qualcosa di prezioso ti è rimasto incollato sulla pelle. La tenerezza di uno sguardo sensibile e non giudicante. La semplicità di una scrittura fluida e leggera, che predilige la comunicazione agli ornamenti. Il delicato rispetto che accarezza ogni uomo, ogni miseria. E ogni lettore.
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Il grande uomo e la moglie baffuta
Valentino è una raccolta di racconti, tre: Valentino, la madre e sagittario. Quest'ultimo l' avevo già letto separatamente non avendo visto che era incluso in questo libro.
Valentino è il racconto più bello della raccolta, bello per come è descritto questo ragazzo, il fratello dell'io narrante Caterina. Valentino è un narciso, innamorato di sè e cieco al resto del mondo incurante e inconsapevole dei sacrifici che tutta la famiglia fa perchè lui abbia la vita facile e la strada spianata. Il ragazzo è pigro, vanesio, perdigiorno e mentre le sorelle si fanno in quattro per mantenerlo e tirare avanti la baracca, lui se ne frega e nemmeno studia. All'inizio del racconto troviamo Valentino innamorato di Maddalena e soprattutto della vita comoda che lei può garantirgli e in procinto di sposarla. Maddalena, brutta e baffuta, è disprezzata da tutta la famiglia, ma si rivela una persona di cuore molto superiore al marito, bamboccio viziato e senza spina dorsale.
Il racconto è tenero, dolce, bello per come sono descritti i rapporti tra le persone, e in particolare l'amicizia e il matrimonio poi andato a monte tra Caterina e Kit. Sembrano affetti infantili e innocenti non contaminati dalle miserie del mondo che nonostante tutti gli avvenimenti conservano la loro purezza e innocenza.
Bella anche la sfaccettatura di sentimenti che le sorelle nutrono per il grande uomo: affetto, tenerezza, senso di protezione, invidia, gelosia, senso di ingiustizia e di rivalsa. Ma tra tutti prevale la dolcezza e la tenerezza. Malinconico il racconto successivo La madre, in cui i figli vedono sbiadire nella memoria la figura della loro madre morta suicida che non li ha mai molto amati. Sagittario mi è piaciuto meno degli altri due racconti anche se devo ammettere che l'ironia tenera della Ginzburg mi sta lentamente conquistando.