Uto
Letteratura italiana
Editore
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Divertente
Uto è uno dei romanzi a mio avviso più divertenti di Andrea De Carlo.
Racconta la storia di Uto, un ragazzino che in seguito alla morte del patrigno, viene mandato a vivere negli Stati Uniti presso alcuni amici di famiglia.
Gli amici che vivono in America fanno parte di una comunità dedita alla ricerca spirituale. L' adolescente Uto, con il suo atteggiamento ribelle e insofferente avrà sulla famiglia ospitante un effetto dèstabilizzante.
Un romanzo che va letto in chiave ironica, che tocca alcuni temi sensibili del nostro tempo come i conflitti generazionali e il bisogno di spiritualità.
Lo stile narrativo è semplice e scorrevole. Lettura indicata anche per ragazzi.
Indicazioni utili
"Uto" di Andrea De Carlo - Il commento di Bruno El
Il ventenne Uto giunge a Peaceville, Connecticut.
Peaceville è “il regno della dolcezza e della tolleranza”, un luogo ove si è insediata una comunità che pratica la filantropia sotto l’egida di un capo spirituale: un guru tanto attivo nella propria funzione carismatica, quanto fisicamente precario.
Manco a dirlo, la vicenda si svolge interamente in un paesaggio innevato, che tramortisce il lettore di pari passo con la narrativa sperimentale di De Carlo.
Uto è “una specie di punk psicopatico”, reduce da una tragedia familiare, ed é sicuramente alla ricerca di una sua identità: con il dubbio di essere soltanto un distruttore di equilibri, con l’implicito desiderio di essere un rivelatore di verità. Viene accolto dalla famiglia Foletti e si insinua nella vita dei quattro componenti stravolgendo completamente l’equilibrio di un nucleo che, sino ad allora, ha vissuto nell’ovatta dello spiritualismo imposto da Marianne.
Vittorio è il solido capofamiglia: un vero Timberland, vigoroso, pragmatico, ex gaudente che per amore della moglie Marianne ha lasciato la vita mondana e godereccia per abbracciare la filosofia vegana e spirituale. Nina è la figlia anoressica di Vittorio, Jeff-Giuseppe il figlio quindicenne di Marianne che, senza una propria personalità, vive con passiva accettazione, acriticamente, tutto ciò che gli viene proposto.
Uto, pianista istintivo e cervellotico osservatore, mascherato nei suoi abiti in pelle e nascosto dietro a occhiali neri, aggredisce ciascun personaggio e ne sovverte la vita, portando a galla identità che vivono ibernate in uno stato di semi-coscienza.
Da narratore vive tutte le situazioni in modo quasi maniacale: dall’interno, analizzandole e sezionandole, e dall’esterno, come osservatore. Poi unisce anche un’altra prospettiva, quella dell’immaginazione: per la quale, attraverso squarci mentali, proietta possibili sviluppi e si rappresenta avventuriero, seduttore, artista, omicida, guaritore …
La prima parte del romanzo scorre ipnotica nelle descrizioni della comunità che vive l’idillio dell’adelfia reale.
Poi, nella seconda parte, tutto si anima e subentra la descrizione delle esplosioni delle personalità coatte; la coppia scoppia e succede di tutto: vita, morte e miracoli … è proprio il caso di dirlo. Fino all’inopinata successione dinastica dello swami, che abdica al suo naturale erede.
In questo romanzo ho trovato un sorprendente De Carlo: nella prosa avanguardistica, nel linguaggio costruito con improbabili accostamenti di aggettivi e nomi, nei dialoghi proposti con una tecnica innovativa ed efficace. E soprattutto nel pennellare l’atmosfera che pervade la storia. Il fascino dell’oriente è richiamo per noi occidentali dai tempi di Schopenhauer o di Gaugin. E’ rivissuto in modo massivo nella filosofia new-age dell’ultimo scorcio del secolo appena conclusosi. Nelle sapienti mani di Andrea De Carlo questo fascino acquista un incanto speciale. Davvero originale.