Narrativa italiana Romanzi Una storia impossibile
 

Una storia impossibile Una storia impossibile

Una storia impossibile

Letteratura italiana

Editore


Polonia, 1933. Debora bella come un cuore e Frydryk che assomiglia a Chopin non ci sono più, ma della loro storia d’amore è rimasto qualcosa che lega il lontano passato al vivo e palpitante presente. Dunque, vediamo quando incomincia questa storia d’amore, perché comunque la si rigiri, di una storia d’amore si tratta. È incominciata oggi, quando avvalendosi dei modernissimi mezzi elettronici di comunicazione fra mondi una volta distantissimi, un ebreo italiano si è messo alla ricerca di un membro della famiglia di suo padre forse sopravvissuto all’Olocausto, mentre un giovane ebreo tedesco che aveva sposato civilmente il suo grande amore, una splendida ragazza polacca, figlia di una donna che sapeva di essere ebrea, cercava di provare che sua suocera era veramente ebrea e quindi era ebrea anche la sua sposa per parte di madre secondo la tradizione ebraica per poterla sposare anche ebraicamente…. Comincia così, dunque qui e ora, questa storia impossibile? Era bella, Debora. Discretamente colta, perché nelle famiglie ebraiche anche le ragazze studiavano e sapevano leggere, scrivere e far di conto e sapevano anche leggere l’ebraico, perché le lettere ebraiche erano necessarie per comprendere e scrivere l’Yiddisch, il linguaggio degli ebrei dell’Europa orientale...



Recensione della Redazione QLibri

 
Una storia impossibile 2012-03-23 13:36:21 Éowyn
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Éowyn Opinione inserita da Éowyn    23 Marzo, 2012
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Una storia impossibile

L'amore, l’olocausto, la memoria rappresentano momenti essenziali del costituirsi di questa trama; non lineare né rapida, nel complesso dei mutamenti che la coinvolgono, la storia di Debora e Frydryk va al di là di se stessa e racconta il senso di pensare al passato e di concepirne i legami con il presente. Una storia impossibile, romanzo di Eleonora Heger Vita, testimonia l’identità ebraica e il tragico evento della guerra, ma è dedicato principalmente all’amore, ripercorrendo le vicende di una famiglia smembrata e al contempo tenuta insieme dall’identità dei suoi componenti. È ancora l’appello alla memoria ad alimentare, in queste pagine, la riflessione sulla vita e sulla Shoah. Nel ricercare le loro radici, e accomunati da questa prospettiva, i protagonisti di questa storia impossibile, «o forse anche possibile», semineranno nei cuori dei loro lettori il seme della speranza.

«Parlò un po’ in Yiddish e un po’ in polacco. Parlò a lungo, come fanno spesso i grandi vecchi, consci di essere i depositari di un tesoro che il tempo ha loro affidato e che presto si porterà via per sempre. Il signor Gruenberg sapeva di essere l’unico, l’ultimo possibile depositario di un passato che le tragedie della storia avevano quasi interamente cancellato, sapeva di essere la fonte che quei pellegrini del ricordo erano venuti a cercare.»

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