Narrativa italiana Romanzi Una scuola come tutte le altre
 

Una scuola come tutte le altre Una scuola come tutte le altre

Una scuola come tutte le altre

Letteratura italiana

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La presentazione e le recensioni di “Una scuola come tutte le altre”, opera di Gianmarco Perboni edita da Rizzoli. Con la sua irresistibile penna al vetriolo, Gianmarco Perboni si cimenta ora nella prova ambiziosa di un noir che, senza alcun pudore, mette a nudo le miserie del mondo della scuola. Ignavia, cupidigia, stolida ignoranza, colpevole indifferenza, lussuria da discount, prevaricazione… insegnanti e studenti di Perboni celano in sé, ciascuno a proprio modo, le bassezze di una società piccina piccina. Quella che, purtroppo, incarna il futuro di questo Paese.



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Una scuola come tutte le altre 2013-01-11 10:53:26 Sharma
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Sharma Opinione inserita da Sharma    11 Gennaio, 2013
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Ridere o piangere

(Contiene SPOILER)
Ridere o piangere sono i due estremi che ci presenta l'autore/protagonista Prof. Perboni (inutile dire che è uno pseudonimo) in questo romanzo. Romanzo nel quale si ride a crepapelle, alcune volte senza sosta e con vero piacere (oggigiorno lo si fa così raramente), lo si assapora come un cioccolatino nella nostra bocca, ci prendiamo gusto, lo assaporiamo e poi, quando crediamo di saper dire di che gusto si tratta ci vengono cambiate le carte in tavola. Diventa un giallo? Diventa un thriller? Diventa un romanzo di spionaggio? Muta pelle e racconta, nostro malgrado, la nostra vita, la nostra società diventando un noir scolastico (come ama definirlo lo stesso autore).
Il protagonista, professore d'inglese in un liceo di una città di provincia, insegna a studenti svogliati, poco inclini all'apprendimento ma soprattutto indaffarati a fare tutt'altro nella loro vita. Suo malgrado nonostante le precauzioni del caso, come solo lui sa fare, svela inavvertitamente che è anche un traduttore di libri, da quel momento la sua privacy cessa di esistere, violata da continue incursioni animalesche. I suoi colleghi professori iniziano a dargli il tormento consegnandogli, manoscritti, poesie, diari, che vorrebbero pubblicare e lui dovrebbe fare da intermediario con la casa editrice (insomma fare la raccomandazione). Anche gli studenti, tanto bistrattati e criticati ed etichettati come somari dallo stesso Perboni, non si esimono dalle consegne. Ma da qui inizierà il vero calvario, in tutto questo trambusto ( lui cerca ogni giorno di evitare i colleghi con spericolatissime gimcane nei corridoi, di minacciare gli studenti di bocciatura se continuano a infastidirlo, situazione familiare non rosea), accade l'irreparabile, proprio un manoscritto consegnatogli da un suo studente viene perso, ma era quello più importante. Il ragazzo muore in un incidente(?) e proprio in quel manoscritto si denunciava un giro di prostituzione che avveniva nella scuola ed in cui era implicata la fidanzata del ragazzo e molti elementi della scuola, tra cui studentesse, insegnanti e bidella. Il prof. Perboni inizia a fare l'investigatore (suo malgrado e male gliene incoglierà), smaschererà il giro e porterà alla luce una tela di ragno ben tessuta.
Il romanzo non è solo questo, scritto con una sagacia ed ironia splendenti, si nota che alcuni passi sono autobiografici (confermato dallo stesso autore) perchè mostrano un guizzo mentale meraviglioso, una velocità nelle botte e risposte che raramente ho visto mettere in pratica. Irriverente ma delizioso, ma allo stesso tempo tragico e malinconico, ho chiesto direttamente all'autore se lui pensasse realmente che i suoi studenti fossero senza possibilità di redenzione, mi ha risposto che sono anche peggio di come li ha descritti, ma ha anche aggiunto (e ci tengo a sottolinearlo) che non si possono avere degli studenti eccellenti con fulgidi menti quando il mondo e la società che li circonda è in devastazione (riporto di seguito le sue parole: “Finché prosegue il deterioramento della società, la scuola andrà di pari passo. Purtroppo non può essere un'isola felice in mezzo alla devastazione.”). Non dimentica, neanche a dirlo, i suoi colleghi professori definendoli “un mucchio di cialtroni in numero inferiore rispetto alla categoria dei politici”. Ma la mia piccola intervista, al Perboni autore si conclude con questa battuta, che trascrivo per intero in quanto merita di essere divulgata a tutti: “ La figura dell'insegnante gode di un prestigio sociale prossimo allo zero. Di conseguenza non può agire in alcun modo per cambiare la società. Il buon insegnante ha un influsso positivo soltanto sugli studenti bravi, ma coloro che avrebbero maggiormente bisogno di essere guidati lo ignorano o lo disprezzano.”
Arrivati a questo punto è inutile continuare ad elogiare questo romanzo, ho già detto, non tutto, ma abbastanza per quanto concerne questo piccolo spazio, mi rimane da dirvi solo: “ leggetelo non ve ne pentirete”.

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