Una parola negli occhi
Letteratura italiana
Editore
Marco Forni (1961) vive a Selva Gardena tra le Dolomiti. Di mestiere si occupa di parole: dette, raccontate, scritte e ascoltate; parole dimenticate o entrate nell’uso. Ha scritto saggi di carattere sociolinguistico, storico-etnografico e lessicografico. È autore del Wörterbuch Deutsch – Grödner-Ladinisch. Vocabuler Tudësch – Ladin de Gherdëina e del Dizionario italiano-ladino gardenese. Ladino gardenese-italiano, in corso di stampa. È stato cofondatore e redattore della rivista plurilingue di letteratura e arte Tras – forum culturel.
Recensione della Redazione QLibri
La parola come forma e mezzo di comunicazione...
Un libro dallo stile innovativo, dal linguaggio schietto e originale, unico nel suo genere...
Difficile associare questo libro a un'altra opera, perchè davvero, io che sono una appassionata lettrice, non ne ho mai visionato uno così..
L'autore ci propone una storia insolita, con uno stile che si diversivica dagli altri, per la sua unicità...
L'ambiente montano all'apparenza puro e incontaminato...nel quale si muovono dei personaggi bizzarri, particolari: un becchino, un operatore ecologico, un ragazzino che scrive con gli stuzzicadenti, una setta che rapisce i bambini per utilizzarli in strani ed oscuri rituali...
In realtà, in questo libro si parla di linguaggio, di parole e delle modalità per farne uso...
Infatti che cos'è in fondo un romanzo? Un mosaico azzeccato di parole, il cui insieme lo rende affascinante, divertente o noioso...
Le diverse forme della lingua che ci vengono presentate fanno parte in fondo del nostro bagaglio culturale, la comunicazione è il clu della nostra esistenza e ricopre ogni nostro approccio con il prossimo: il dialetto, le lingue antiche, lingue infantili, i difetti linguistici, i manoscritti...tutto ciò è parte integrante del libro e costituisce in realtà il vero soggetto della storia, in cui si muovono, i personaggi di questa insolita vicenda...
Vi è un mistero che l'accomuna e mentre si legge, la trama diviene più complicata, segnata da squarci di buio...corruttore di questi paesaggi incantati...E mi son chiesta a un certo punto: dove volesse arrivare l'autore...Dio confuse la lingua agli abitanti di Babilonia, perchè avevano peccato di superbia...
Io sono rimasta confusa fino alla conclusione della storia, quando come un'improvvisa illuminazione, si è presentato il finale del libro con la sua precaria soluzione..
Egli mantiene sempre un tono leggero anche quando parla di vicende tragiche in modo lieve, senza calcare la mano ....ma la vita è fatta anche di questo....tragedie, drammi, traumi che non si possono superare e che restano come scogli invalicabili nella vetta faticosa della nostra vita..
La comunicazione poi non ha senso se la si può ricondurre solo alle parole; infatti uno sguardo può essere un mezzo assai più efficace della lingua...
E la parola a volte non riesce a prendere voce nella nostra bocca, ma rimane sospesa come un muto messaggio sulle nostre labbra...
Non tutte le parole si possono pronunciare, anche per ovvie ragioni di convivenza civile, ma con gli occhi si può sempre agevolmente comunicare il proprio mondo interiore...
Non per nulla, affermava qualcuno, gli occhi sono lo specchio dell'anima.
"La mimica rende più vive le nostre parole e conferisce loro più forza. Essa è più delle parole, che possono essere falsate, rivela i pensieri e le intenzioni altrui. La libera espressione di un'emozione per mezzo di segni esteriori, la rende più intensa. D'altro canto, la repressione di ogni segno esteriore, nella misura in cui è possibile, sfuma le nostre emozioni." Charles Darwin
Consiglio questo libro a tutti, anche per la sua originalità.
Non si può dire che si tratti di un capolavoro, ma sicuramente è carino e interessante.
Saluti.
Ginseng666