Narrativa italiana Romanzi Una gran voglia di vivere
 

Una gran voglia di vivere Una gran voglia di vivere

Una gran voglia di vivere

Letteratura italiana

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“Svegliarsi una mattina e non sapere più se ami ancora la donna che hai vicino, la donna con cui hai costruito una famiglia, una vita. Non sai come sia potuto accadere. Non è stato un evento, una situazione, un tradimento ad allontanarvi. È successo senza esplosione, in silenzio, lentamente, con piccoli, impercettibili passi. Un giorno, guardando l’uno verso l’altra, vi siete trovati ai lati opposti della stanza. Ed è stato difficile perfino crederci.” Quello di Marco e Anna sembrava un amore in grado di mantenere le promesse. Adesso Marco non riesce a ricordare qual è stata la prima sera in cui non hanno acceso la musica, in cui non hanno aperto il vino. La prima in cui per stanchezza non l’ha accarezzata. Quando la complicità si è trasformata in competizione. Forse l’amore, come le fiamme, ha bisogno di ossigeno e sotto una campana si spegne. Forse, semplicemente, è tutto molto complicato. Il nuovo libro di Fabio Volo è il racconto di una crisi di coppia e del viaggio, fisico e interiore, per affrontarla. Un romanzo sincero, diretto, che sa fotografare le pieghe e le piccole contraddizioni dei nostri rapporti. Una storia in cui ritrovarsi, emozionarsi e capire se esiste, a un certo punto, un modo nuovo di stare insieme.



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Una gran voglia di vivere 2020-01-07 07:56:59 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    07 Gennaio, 2020
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Una distanza densa

I suoi libri sanno sempre di leggerezza, sia nel senso di semplicità, sia nel senso di spensieratezza. Non per questo però leggerezza deve essere necessariamente sinonimo di superficialità. Anzi. Il tema trattato è quello di una crisi di una coppia giovane, ed è una fase in cui tanti si possono riconoscere. Il tutto è affrontato senza dubbio con pizzichi sparsi di autobiografia, nonché di ironia, nonché di sentimenti buoni. Che è cosa molto diversa, e molto più positiva, rispetto all’irritante buonismo. Lo stile è scorrevole e fluido, semplice da leggere, ma nel complesso abbastanza scialbo. Fra Anna e Marco c’è una distanza densa. Ognuno è come se fosse chiuso nella propria bolla. Entrambi incapaci di essere felici come prima, senza sapere nemmeno loro il perché. Hanno tutto per essere felici e non sono più capaci di esserlo e questo è per entrambi molto frustrante. Si riscoprono, e si riperdono, in un viaggio che li porta lontano dal loro mondo, ma forse un po’ più vicini a loro stessi. L’aspetto che mi ha maggiormente interessato è stato quello degli incontri casuali che fanno durante queste settimane in Nuova Zelanda e in Australia. Sarà perché è forse un po’ vero che ci si riesce ad aprire di più con persone del tutto sconosciute, forse proprio perché si sa che con loro c’è un breve contatto e poi non li si reincrocerà più. Questo permette di aprirsi quel tanto da lasciar entrare dentro di sé un pezzetto della vita dell’altro, la sensazione che non si gli unici ad affrontare i problemi della vita, il calore di un consiglio di una persona che a modo suo ci dà forza. Viaggiare è la felicità per gli inquieti. E la parte più bella è sempre ritornare a casa. Non per niente la copertina raffigura una casa che ricorda le case tipiche di New York. I toni sono il rosso, complice il periodo dell’anno in cui il libro è uscito, e l’oro, perché la luce dorata all’interno della casa, così come le luci degli addobbi sulle piante attorno, stanno a simboleggiare il calore di una famiglia, che è tutto ciò che Anna e Marco hanno e di cui sono contemporaneamente alla ricerca.

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