Una finestra vistalago
Letteratura italiana
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Speravo fosse meglio
Me ne ha parlato più volte un caro amico, in modo suadente, direi anzi persuasivo. “A te che piace la vita di paese Vitali fa al caso tuo e, considerato che sei da sempre un estimatore di Piero Chiara, troverai nei libri di questo autore lecchese le stesse atmosfere, le medesime caratterizzazioni. Per cominciare, fossi in te, leggerei il suo romanzo più famoso, vale a dire Una finestra vistalago.”. Insomma, di fronte a tanta insistenza, è naturale che sorga la curiosità e così ho provveduto a reperire il libro in questione che già presenta una stranezza in copertina: il nome dell’autore a caratteri cubitali e il titolo molto più in piccolo. Tuttavia, nella quarta di copertina c’è molta più sobrietà, con alcuni succinti e positivi giudizi di noti critici letterari. Cosi si va da “I romanzi di Andrea Vitali sono una rarità, rappresentano campioni dell’antica arte del racconto italiano.” di Antonio D’Orrico a “Un talentuosissimo scrittore.” di Massimo Onofri.
Con tali favorevoli pareri in pratica non mi sarebbe rimasto che leggere il romanzo solo per confermare valutazioni critiche di così alto lignaggio, insomma non avrei dovuto far altro che bearmi di una lettura di grandissimo livello.
E con la miglior predisposizione ho affrontato questo testo, ravvisando, però, e devo dire con dispiacere, che già dalle prime pagine l’accostamento a Piero Chiara mi è parso fuori luogo, quasi blasfemo. La vicenda è di paese, ma della caratura dei personaggi, della loro descrizione, dell’intreccio, delle vene poetiche che descrivono il paesaggio, per non parlare dell’ironia che stempera la satira sottile, virtù queste proprie invece del grande romanziere luinese, non ho trovato traccia.
Lo stesso di Vitali è troppo sobrio, anzi la sua scrittura appare elementare, tutta tesa a dare spazio alla trama, tralasciando gli elementi determinanti, costituiti dalla tipica atmosfera di paese e dalla particolare caratterizzazione dei personaggi; e anche la vicenda, pur non disprezzabile, è basata su equivoci, su identità di nomi e cognomi, quasi un richiamo alle opere teatrali di Georges Feydeau.
Per quanto deluso, soprattutto perché le aspettative erano notevoli, non posso tuttavia esimermi dal considerare Una finestra vistalago un romanzo che tutto sommato è di gradevole lettura e che aiuta sen’altro a trascorrere un po’ di tempo, con l’avvertenza però che è inutile spèrare in un accrescimento culturale, perché la sostanza é poca. Per quella è meglio affidarsi ai libri di Piero Chiara.
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Sulle orme di Chiara e Soldati...
Andrea Vitali si conferma anche in questo romanzo scrittore di razza, sulla scia di Chiara e Soldati, nel rendere con pochi tratti magistrali l’ambiente genuino della sua amata Bellano e le beghe paesane dei suoi abitanti : buoni e cattivi, tonti o furbastri, tutti si danno da fare in un modo o nell’altro per tirare a campare nel miglior modo possibile, tra ambizioni di potere, storie di corna e fregature date e subìte. I personaggi, come in tutti i romanzi del bellanese Vitali, sono tanti : le loro storie si intrecciano in modo complesso, seguendo però sempre un filone riconoscibile, ruotando cioè intorno a pochi protagonisti, che appaiono e scompaiono, legando però sempre le vicende ed i personaggi tra loro. Il medico del paese, il dottor Aurelio Tornabuoni, funge da catalizzatore : oltre al ruolo di responsabile della locale sezione del Partito Comunista ( il romanzo copre un periodo che va dal dopoguerra agli anni ’70), consola, consiglia, riprende, riavvicina, fa insomma da intermediario risolvendo ingarbugliate matasse con la collaborazione del buon maresciallo dei carabinieri Pezzati. Le storie sono tant., C’è per esempio quella della bella Elena, figlia della sfortunata Leacle e moglie infedele di Eraldo Bonomi, ex comunista ed ora stracotto per il nascente Partito Socialista di Unità Proletaria , inviso a Benito Vitali che, cacciato dal PCI, veste la divisa di guardiapesca e trama le sue vendette personali. Dicevamo di Elena : è assunta come cameriera e badante dalla ricca Maria Grazia Perdicane, figlia di un imprenditore ( che, malauguratamente, annega tentando maldestramente di pescare) e moglie di Giuseppe Arrigoni (morto sifilitico, ma nessuno deve sapere la causa !) nonché vecchia fiamma del dottor Tornabuoni ; la bella Elena però attende la scarcerazione di un bellimbusto, tale Curzio Castronni (figlio scavezzacollo di un famoso notaio) di cui è innamorata, si licenzia da un impiego sicuro in un cotonificio ( dove era stata assunta su raccomandazione quando la Perdicane aveva chiuso la villa di proprietà per seguire le orme di un balordo, ma ricco, industrialotto di Lecco, tale Augusto Cillia,, arrestato poi alla frontiera svizzera per esportazione illecita di capitali e bancarotta) per fuggire con il predetto Curzio e piantare in asso il povero Bonomi, legittimo ma cornuto marito…. Tiriamo un po’ il fiato. Le vicende di Elena si intersecano con altre che fanno capo a Giuseppe Arrigoni, figlio illegittimo ma ampiamente riconosciuto e foraggiato dal ricco Quintiliano Arrigoni che morirà alla veneranda età di 103 anni alla fine del romanzo, “..disponendo che le sue sostanze andassero a finire alla parrocchia di Cernobbio”.
Da leggere, per capire quali drammi veri o presunti e quanti beffardi tranelli possano celarsi dietro le facciate di un apparentemente innocuo e tranquillo paese di provincia.
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"Una finestra vista lago" di Andrea Vitali - Comme
Facile per un comasco (io lo sono) appassionarsi ai romanzi di Andrea Vitali. Anche questa sua opera, una saga che racconta fatti di tre decenni (il dopoguerra, i fantastici anni sessanta e gli anni settanta), è disseminata di particolari molto significativi per le persone del luogo. Qualche esempio? I riferimenti culinari: dalla caseula agli gnocchi di zucca, dal pollo in gelatina al minestrone con la codega … Oppure la terminologia: slandretta per dire donna di facili costumi, e altre espressioni dialettali, senza mai eccedere con il vernacolo … Tuttavia, quello che rende grande un autore, che spesso viene accostato a Piero Chiara e a Mario Soldati per le abilità narrative, è il suo essere interessante in senso generale e non soltanto per gli autoctoni. Di questa storia, già celebrata dalla critica, voglio evidenziare alcuni aspetti che mi hanno divertito.
Innanzitutto il piglio bonario nel tratteggiare la “gente di paese”: si tratti di descrivere la curiosità dei cittadini quando sentono suonare i rintocchi che annunciano una morte (“la Stopina” muore, risorge e muore una seconda volta per effetto delle dicerie e delle frasi mal riportate) o di far affiorare gli schemi della mentalità provinciale di una terra “bianca” nei confronti del comunismo. Su questi meccanismi, a volte prevedibili, gli stessi protagonisti (e il tessuto narrativo) fanno perno per imprevedibili sviluppi.
In secondo luogo l’abilità nel tracciare fenomeni sociali che hanno attraversato la storia di questi decenni: le passioni politiche (il PSIUP: chi se lo ricorda?) del dopoguerra e della “prima repubblica”, la speculazione edilizia degli anni settanta, il contrabbando praticato nelle terre di frontiera, la pesca di frodo.
Ma quello che, a parer mio, rende vitale il romanzo di Vitali (scusate il bisticcio di parole), accanto all’incedere di una storia avvincente, sono i personaggi secondari, figure autentiche e originali da premio Oscar per il ruolo di “attori non protagonisti” e da incorniciare per soprannomi onomatopeici: oltre alla già citata Stopina, la “Merdera”, la “Luisina Uselanda” (manco a dirlo, presunta responsabile della diffusione del “mal francese”, ossia la sifilide) , il “Biglia” (l’edicolante con un occhio di vetro!) e altri ancora.
Sono riuscito a non essere troppo campanilista?
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Stile leggero e soave
Il romanzo si svolge in un arco temporale compreso tra gli anni Cinquanta-Settanta. L'autore dipana le piccolezze della vita di provincia di operai e notabili, della piccola comunità di Bellano. Nel libro non è importante solo la descrizione dei luoghi, ma anche (e soprattutto) l'indagine psicologica dei personaggi, la capacità di metterne in evidenza vizi e virtù con un sguardo ironico e sornione, spregiudicato ma mai irrispettoso. Vitali riesce a descrivere con soavità e stile leggero anche argomenti "scabrosi", come l'omicidio, l'adulterio o l'ossessione amorosa, senza mai cedere a compiacimenti volgari. Buona lettura:)